2020 INTERVISTA di Rita Mascialino alla Scrittrice SIBYL VON DER SCHULENBURG

A causa del Coronavirus le INTERVISTE, programmate in presenza con video su YouTube in seno al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’  X Edizione 2020, sono diventate Interviste scritte, senza lo scambio di idee che ci sarebbe stato in presenza, ma aventi comunque al centro lo Scrittore con il suo mondo di idee.

Intervista di Rita Mascialino alla Scrittrice Sibyl von der Schulenburg.

Immagine della Scrittrice e Psicologa Sibyl von der Schulenburg, 2020.

 

 

 

 

 

 

 

Di seguito le domande di Rita Mascialino alla Scrittrice Sibyl von der Schulenburg vincitrice del ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ alla Cultura X Ed. 2020, e le risposte della Scrittrice.

1.Domanda di Rita Mascialino

Dottoressa von der Schulenburg, tra le Sue molte opere di risonanza nazionale e internazionale: saggi, romanzi storici e romanzi psicologici insigniti di numerosi Premi, anche del Premio Franz Kafka Italia ® alla Cultura (2020) tra l’altro, Lei ha pubblicato il romanzo, che ritengo particolarmente straordinario, I cavalli soffrono in silenzio (Saonara PD: Casa Editrice il prato: 2014), un’opera che ho apprezzato molto sia per le tematiche su cui si incentra, sia per lo stile sciolto  e per così dire energico che contraddistingue tutti i Suoi romanzi psicologici, perfettamente adatto ad esprimere le dinamiche più profonde della sfaccettata personalità umana.  Lei dà una sintesi molto realistica e priva di qualsiasi edulcorazione del mondo internazionale dell’equitazione che Lei conosce di persona in quanto cultrice della specialità western pleasure in seno alla quale ha vinto anche diverse gare a livello europeo, anche il prestigiosissimo Primo Premio in ambito europeo appunto nella specialità american western pleasure. Come prima domanda: che cosa La attira del mondo dei cavalli, qual è il Suo rapporto psicologico con il cavallo?

1.Risposta della dr.ssa Sibyl von der Schulenburg:

La ringrazio per l’apprezzamento espresso nei confronti dell’opera, mi conferma ancora una volta che in Lei alberga una grande e libera cultura. Riguardo allo stile, ha la particolarità di offrire una focalizzazione esterna di tipo cinematografico con un’inquadratura oggettiva in cui la voce narrante non usa verbi mentalistici, quelli che si riferiscono al mondo interiore. Io costruisco la scena e lascio che gli attori si raccontino da soli, attraverso i dialoghi, il linguaggio corporeo e le azioni. Per quanto riguarda il contenuto, la particolarità è data dal riferimento puntuale a personaggi realmente esistenti e tecniche di addestramento realmente impiegate. Con un po’ di azzardo, potrebbe quasi rientrare nella saggistica divulgativa, ma le scene di sesso – che hanno limitato alquanto la considerazione delle giurie dei concorsi letterari – ne fanno un tabù. Qualcuno mi ha detto che dopo la mia morte diventerà un libro cult, ma non ho fretta di verificarlo. Ho iniziato a montare a cavallo a sette anni, ricordo che giravo per le strade con un’enorme cavalla da tiro grigia di nome Pusta che prendevo in prestito da un contadino; ci mettevo almeno mezz’ora per metterle la briglia, salivo sul carro per montarla e, infine, mi trovavo su una montagna di muscoli che andava dove voleva. Poi c’è stato il passaggio a cavalli più nobili e gestibili, e presto ho scoperto un mondo equestre, allora riservato a un’élite perlopiù maschile, dove il cavallo era visto come attrezzo sportivo o simbolo di potenza sessuale: l’uomo a cavallo faceva impazzire le donne, come quello sulla moto grossa o la macchina di lusso. Sono sempre stata molto competitiva, amo le sfide e con il cavallo ne ho trovate tante, prima fra tutte dimostrare coraggio e poi governare un essere tanto più grande e forte di me. In questo senso il cavallo è stato una palestra e mi ha dato molte soddisfazioni, anche a livello agonistico, in uno sport in cui maschi e femmine sono sullo stesso piano; non ha mai riempito vuoti affettivi ma ha sempre rappresentato l’occasione di godere di forza, bellezza e libertà. Un mio ipotetico incontro con il principe Azzurro si sarebbe concluso con lui a terra e io sul cavallo bianco.

 

 

 

 

 

 

 

2.Domanda di Rita Mascialino

Nel Suo romanzo Lei tratteggia le linee portanti di diverse personalità maschili e femminili di varia nazionalità: tedesca, francese, americana tra l’altro, in particolare italiana nella persona del protagonista, l’addestratore bisessuale Sandro, rappresentazione che contribuisce a rompere lo schema del luogo comune italiani brava gente. Certo, un personaggio non vale per tutto un popolo, ma non si può evitare leggendo il romanzo di considerare alcuni personaggi come esempi, se non emblemi dei corrispondenti popoli, delle caratteristiche di base dei vari popoli. In particolare il protagonista italiano sembra avere una valenza di esempio per un tipo di maschio italiano, un maschio in parte effeminato – non ci possiamo soffermare nel nostro breve incontro su questa caratteristica che sul piano psicologico profondo sembra andare oltre l’ambito specifico dell’orientamento sessuale del personaggio per come risulterebbe da quanto sta nel testo. Si tratta di un maschio ambiguo sessualmente, rotto a tutto, privo di scrupoli, crudele, capace di maltrattare non solo gli umani, ma anche e soprattutto i cavalli che pure addestra per vincere le gare. Con tutto ciò Sandro, malgrado la sua sessualità spezzata in due e non troppo efficiente, è un uomo eroticamente affascinante per come è stato creato dalla Sua immaginazione letteraria, sia per gli uomini che per le donne. Che cosa ritiene interessante sul piano erotico, da rifinita psicologa quale Lei è, della personalità del protagonista?

2.Risposta della scrittrice  Sibyl von der Schulenburg

Il mondo in cui è ambientato il libro è quello dell’equitazione da me conosciuto, anche i personaggi sono reali, ho cambiato solo i nomi, le nazionalità e le sembianze fisiche per non rischiare denunce. Molti addestratori (si chiamano trainer nella monta in stile western) di cavalli, in quel mondo, sono omosessuali, soprattutto in America, meno in Europa; sono dotati della felice combinazione di sensibilità femminile e forza maschile, che li rende particolarmente efficaci nella gestione dei cavalli. Sandro è la quintessenza dell’opportunismo sessuale, dell’utilizzo della sessualità per il raggiungimento dei propri fini; apparentemente incapace di amare sa invece sfruttare sempre a suo vantaggio l’erotismo naturale, l’aspetto fisico e la libido animale che lo caratterizzano. Sandro è il personaggio cattivo della storia e, qualche volta, al lettore può sfuggire lo schema psicologico al quale è stato improntato, benché alla fine risulti nitidamente delineato. Questo trainer dal grande fascino non poteva essere che italiano e l’ho costruito con tanto amore perché potesse essere odiato – con tutto il cuore – dai lettori. Ma è una creatura interessante e complessa, un’opera d’arte dalle varie forme, un personaggio su cui ho caricato i vizi peggiori del mondo equestre, l’abbozzo dell’erotismo represso e della cattiveria che c’è in ognuno di noi.

3.Domanda di Rita Mascialino

Lo sperone rosa che utilizza Sandro e che risulta il suo strumento di tortura preferito per le donne – per i cavalli usa speroni professionali molto più grandi e affilati – centra in pieno la sua personalità di maschio non ben riuscito. Perché Sandro adopera proprio quello sperone simbolo del femminile per fare del male alle donne?

3.Risposta della scrittrice Sibyl von der Schulenburg

“Lo sperone rosa” è stato un primo titolo di lavoro di questo romanzo così singolare, sia dal punto di vista dello stile che del contenuto. Il piccolo sperone rosa, un oggetto destinato a una bambina, rappresenta la bellezza femminile, la fragilità e l’innocenza abbinate al potere di ferire. Tante donne usano speroni rosa, talvolta senza accorgersene e, in questo libro, metto in mano al personaggio principale negativo, il simbolo di un’arma psicologica che diventa l’elemento centrale di una sua parafilia; ma si sa: secondo la psicanalisi non c’è psicopatologia senza parafilia,dato che la sessualità esprime la personalità. Ci sono momenti in cui Sandro non è né maschio né femmina, rappresenta semplicemente il male, il dolore, lo strumento del diavolo, la psicopatologia intesa come deviazione dallo stato di salute mentale.

4.Domanda di Rita Mascialino

Rispetto al mondo maschile quello femminile appare un po’ sbiadito, alla ricerca di una identità più forte, di una sicurezza psicologica più solida e tuttavia comunque preda del maschio, in particolare di Sandro, un mondo femminile in un modo o in un altro o comunque in varia modalità dipendente dal più forte – anche qui ci vorrebbe maggiore approfondimento che non è possibile fornire nel breve spazio di un’intervista. In ogni caso, che cosa rende i personaggi femminili del Suo romanzo così incapaci di farsi rispettare dai maschi, da Sandro, di competere degnamente con il mondo maschile?

4.Risposta della scrittrice  Sibyl von der Schulenburg

Le figure femminili del romanzo sono rappresentative di buona parte delle donne che frequentano il mondo equestre descritto. Come negli altri miei psicoromanzi, anche in questo mi sono rifatta a letteratura e ricerche disponibili al momento della stesura. Una delle questioni fondamentali del romanzo è circa il motivo per cui tante donne si attaccano ai cavalli come a dei figli, perché esistono tante ‘mamme’ di cavalli, così come ci sono quelle dei cani o dei gatti. Nel romanzo vengono date delle risposte, si presentano figure femminili che ‘usano’ il cavallo per scopi diversi fino a diventarne dipendenti; la donna che si concede a un uomo perché lui “mi mantiene il cavallo” è un classico, ne ho conosciute diverse e me l’hanno confermato apertamente. Così, queste donne non sono veramente vittime degli uomini bensì dei cavalli o – meglio – della loro dipendenza affettiva ed emotiva da quell’animale su cui possono proiettare ogni cosa, molto più che su un cane o un gatto. Ovviamente non sono tutte così e ho messo in scena anche figure femminili diverse che però hanno sempre qualche legame con il cavallo, in particolare il bisogno di vincere. L’agonismo in quell’ambiente è molto, molto acceso.

 

5.Domanda di Rita Mascialino

Tornando al mondo dei cavalli, veri protagonisti del Suo romanzo, che cosa rappresenta per Lei Moara, la cavalla dal manto nero che Sandro ha azzoppato con una spranga perché ritenuta una perdente, la cavalla che nel romanzo  prenderà spietatamente la sua vendetta su Sandro confinandolo su una sedia a rotelle a vita e dimostrandogli chi è il più forte?

5.La giumenta scura racchiude nel suo nome e nel suo essere tutte le risposte; per Freud rappresentava l’Es, che l’Io (cavaliere) doveva dominare e trattenere con il Superio (le redini). Moara è un termine rumeno che significa sia ‘mulino’ che ‘morte’, ma Moarā è anche un nome femminile. La cavalla che vendicherà tutti gli esseri – animali e umani – feriti da Sandro sarà come la macina di un mulino, lenta ma inesorabile, e per l’uomo steso in piena notte sul truciolo zuppo di sangue sarà un incubo, in inglese ‘night mare’, giumenta notturna. Ci si pone allora la domanda se un cavallo possa odiare e la risposta arriva in una scena che trovo bella e originale; a darla è un buffo e maschilista esperto di cavalli che solleverà anche il dubbio circa un’eventuale complicità degli altri cavalli presenti in scuderia quella notte. È possibile che dei cavalli collaborino per ottenere vendetta? I maltrattamenti sui cavalli, che descrivo in questo romanzo, sono tutti reali e alcuni ancora praticati, ovviamente di nascosto. C’è di che tramare vendetta anche per il più paziente dei cavalli.

6.Domanda di Rita Mascialino

Vuole dire quali siano i Suoi progetti per il più vicino futuro?

6.Risposta della scrittrice Sibyl von der Schulenburg

Questo romanzo è stato in parte riscritto, smussando tutte le scene che avrebbero potuto urtare animi sensibili (scene sessuali gay crude non sono per tutti) e sono state aggiunte altre due parti facendone un grosso volume – oltre 1 milione di battute – in cui si seguono le evoluzioni nella vita di Sandro, Lisa e Marcus. Sandro è, letterariamente, molto ben fatto, non potevo abbandonarlo nelle ultime pagine de “I cavalli soffrono in silenzio”. Ovviamente non ho rinunciato alle parafilie (come ad esempio il devotismo) che, benché illustrate in maniera soft, non mancheranno di scandalizzare qualcuno; ho anche illustrato altre tecniche di addestramento che rappresentano chiari maltrattamenti. Il manoscritto di quello che è diventato un bel romanzo di formazione è alla ricerca di un editore coraggioso. Quest’anno è uscito un mio romanzo storico “Melusine – La favorita del re” edito da La Nave di Teseo e l’anno prossimo sarà il turno dello psicoromanzo. In cantiere ci sono: un nuovo romanzo storico, ambientato in piena rivoluzione francese, uno psicoromanzo incentrato su un personaggio narcisistico e un saggio sulla scrittura.

Video relativo ad alcune sequenze relative alla Gara “American Western Pleasure” del 2009 per il Campionato Europeo, in cui a Sibyl von der Schulenburg è stato aggiudicato il Titolo di Campione Europeo della specialità. Nella Gara Sibyl von der Schulenburg monta la cavalla Winning Wisely della sua scuderia.

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Termina qui l’Intervista di Rita Mascialino alla Scrittrice Sibyl von der Schulenburg.

Con il ringraziamento a SIBYL VON DER SCHULENBURG da parte del ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA®’ e del Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’!

 

 

 

 

 

 

 

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