2022 RASSEGNA ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV ED. DISEGNO ARTISTICO

 

Con il Patrocino del

Comune di Udine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COMITATO DEL ‘SECONDO UMANESIMO ITALIANO ®’

 

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’

per il DISEGNO ARTISTICO

XIV Edizione 1 ottobre 2022 online

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In continuità con la prassi adottata in seno al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ a partire dall’anno della Sua fondazione 2011 non vengono pubblicati dal Comitato sul sito www.franzkafkaitalia.it, né altrove, i Diplomi e le Motivazioni, lasciando così ai singoli Vincitori la decisione in merito.

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Documentazione online e cartacea edita da

CASA EDITRICE CLEUP UNIVERSITÀ DI PADOVA

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 RASSEGNA

della XIV Edizione 2022 online del ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico.

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ARTISTA ESCLUSIVO DEL ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV ED. 2022:

LUCIANO BIBAN (Venezia 1935 – Udine 1968)

Luciano Biban (Venezia 1935-Udine 1968), già dalla fanciullezza particolarmente portato per il disegno, ha frequentato dopo gli studi, accanto al suo lavoro tra l’altro come cartellonista pubblicitario, per dieci anni i corsi di disegno e decorazione della Scuola d’Arti e Mestieri “Giovanni da Udine” di Udine, collaborando in seguito quale assistente nel campo della grafica pubblicitaria, grazie alla quale ha conseguito significativi successi e importanti Premi regionali e in ambito nazionale. Otre alla grafica pubblicitaria e al disegno si è dedicato alla pittura, nel figurativo e nell’astratto, mostrandosi particolarmente interessato all’arte informale che, schiudendo spazi oltre il figurativo, gli permetteva di esprimere ancora più profondamente la sua creatività artistica densa di simbologie sul piano estetico. Ha partecipato a numerose Mostre collettive e personali che gli hanno fruttato importanti riconoscimenti – tra le altre, la personale di Udine fu tenuta nella galleria del rinomato ‘Centro Friulano Arti Plastiche’, il quale già in passato lo aveva insignito della Medaglia d’Argento. Ha aperto assieme ad alcuni soci uno dei primi studi pubblicitari in Friuli Venezia Giulia, fino ad aprirne uno tutto suo alcuni anni dopo. Malgrado la sua vita sia stata stroncata prematuramente a causa di un incurabile e rapido tumore, testimoniano del suo valore noti Loghi pubblicitari prodotti per grandi Case commerciali in campo nazionale, le numerose opere rimaste, anche i molti Premi assegnati in vita e in memoriam, tra questi ultimi il ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XI Edizione 2021 alla Immaginazione e il ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XII Edizione 2021 per il Disegno Artistico.

Luciano Biban è inserito a pieno titolo nella Storia dell’Arte del XX secolo, dove ha vita perenne.

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Opera conferita dall’Artista LUCIANO BIBAN

al Premio Franz Kafka Italia ® XIV Ed. 2022 per il Disegno Artistico:

Senza Titolo’ (Stampa astratta firmata)

Rita Mascialino, (2022) Luciano Biban: ‘Senza Titolo’ (1962). Tecnica: Esecuzione a inchiostro di china e tempera su carta: Assegnazione al Premio Franz Kafka Italia ® XIV Ed. 2022 per il Disegno Artistico: Recensione.

“Il Disegno a inchiostro di china e tempera su carta Senza Titolo (1962) di Luciano Biban (assegnato al Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Ed. 2022 per il Disegno Artistico), tracciato con rifinita abilità artistica e ricco di stimolazioni a livello dell’immaginario simbolico, appartiene all’ambito dell’arte informale. Osservando l’immagine creata da Luciano Biban, emergono all’analisi due schemi spaziali semanticamente rilevanti fusi uno nell’altro in un’unica immagine, una sovrapposizione che è un capolavoro di simbolismo astratto. Uno schema si riferisce alla proiezione di una figura umana eretta con arti e busto stilizzati in senso astratto fino ad essere quasi irriconoscibili; l’altro schema si riferisce alla struttura di un cavalletto con una molto evanescente sagoma di tela appoggiata, la quale accenna nel contempo ad altrettanto evanescenti spalle di un uomo collocato dietro il cavalletto, dove l’uomo è simboleggiato in libere ombre nere sovrapposte nella spazialità di una astratta metonimia ai pennelli del pittore, ribadendo: sempre restando nella splendida condensazione visiva creata da Biban.  Da tali spazialità sovrapposte risulta come la figura umana sia quella di un artista che faccia tutt’uno con il suo cavalletto, un artista in quanto tale libero nel suo mondo spirituale dal peso della materia relativa al suo corpo e dai limiti intrinseci a tale stato. Anche il cavalletto è opportunamente smaterializzato, non poggiando su nessuna base solida così come il suo doppio umano che con esso si fonde e si confonde. La presenza della cromia celeste sia nell’asta del cavalletto puntata in alto, sia negli arti umani adombrati nella struttura del cavalletto compresa la speciale tela allude alla più rarefatta immaterialità di cui appaiono costituiti l’artista e il suo inseparabile strumento, un po’, per chiarire con una metafora derivata dal nome dello strumento secondo il termine italiano, come se l’artista cavalcasse in un regno ideale con il suo incorporeo Pegaso, come se si muovesse liberamente entro gli spazi del cielo, da tempo immemorabile metafora principe per quanto vi è di più spirituale. Artista e cavalletto quali signori della fantasia artistica, fatti entrambi di celesti idealità, privi in tal senso della gravità che trattiene in basso, questo nell’opera Senza Titolo di Luciano Biban.”

                                                                                                                                     Rita Mascialino                                                                                                                                              

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In onore e memoria di

FRANZ KAFKA

(Praga 1883 – Kierling Vienna 1924)

Il più grande scrittore di tutti i tempi

Uomo di straordinaria intelligenza

Uomo di rara nobiltà d’animo e bontà

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A introduzione della RASSEGNA del ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ una nota psicologica relativa a Franz Kafka (dai Diari, Tagebücher, 26. Dezember 1919):

«(…) Das Alleinsein hat eine Kraft über mich, die nie versagt. Mein Inneres löst sich (…) und ist bereit, Tieferes hervorzulassen (…)»

«(…) L’essere solo ha una forza su di me che non viene mai meno. Il mio essere interiore si scioglie (…) ed è pronto a lasciare emergere ciò che è più profondo (…)» (Trad. di Rita Mascialino)

«Nei suoi Diari scritti in perfetta solitudine – o spesso meno perfetta per via dei rumori in generale a lui insopportabili – Kafka, uomo pur socievole e sociale, dichiara di trovare il vero se stesso nello stare da solo, in cammino negli spazi della sua mente, del suo immaginario artistico, della sua irrefrenabile fantasia. Lo stare da solo ha su di lui una forza, scrive nella riflessione, che non viene mai meno. In tale situazione la sua interiorità si scioglie ed è pronta e disposta a fare affiorare il profondo che non trova un buon modo di presentarsi nel baccano, un profondo che viene scacciato dal chiasso. Quel profondo che informa straordinariamente tutte le opere letterarie di Franz Kafka, disegni compresi.» (R. Mascialino)                                                                                                       ________________________________________________________________

VINCITORI

XIV ED. 2022 online

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’  

per il DISEGNO ARTISTICO

 

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

A GERMANA SNAIDERO (San Daniele del Friuli UD) è stato conferito il PRIMO PREMIO al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV Edizione 2022 per il DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Opera: Autoritratto

Tecnica: Esecuzione a grafite e pastello bianco.

Rita Mascialino, (2022) Germana Snaidero: ‘Autoritratto’ (2020). Primo Premio al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico. Tecnica: esecuzione a grafite e pastello bianco: Recensione.

“L’Autoritratto di Germana Snaidero (Primo Premio al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico) è tracciato su carta con grafite e pastello bianco sapientemente dosati in sfumature, luci e chiaroscuri in delicatissima composizione estetica reciproca nell’ambito di un figurativo a profonda intonazione simbolica. Nell’autoritratto Germana Snaidero dà in qualità di adulta un’immagine di sé quale bambina ed è proprio l’apparente anacronismo che traspone immediatamente l’immagine concreta sul piano squisitamente simbolico. Essendo la Snaidero un’artista, si può ritenere come molto verosimile che la bambina abbia a che fare con l’arte e in questa prospettiva si associa per qualche tratto fondamentale il fanciullino di pascoliana memoria, al quale il poeta ascriveva la sua ispirazione, come se in se stesso permanesse un bimbo con la sua nascente e spontanea creatività e il suo modo di vedere la vita diverso da quello degli adulti, un bimbo in quanto tale non ancora costretto entro le norme convenzionali del vivere sociale, ossia ancora libero da pregiudizi e luoghi comuni. Germana Snaidero si proietta quale artista nella piccola fanciullina – segretamente dotata dello straordinario doppio della sua identità come vedremo –, la quale tiene stretti a sé amorevolmente i fiori, il suo dono estetico per gli altri, doni concernenti quanto di più soave la natura possa dare alla vita umana, doni che, nel contesto, si riconoscono quale metafora per i doni dell’arte. Un Autoritratto molto coinvolgente e anche commovente sul piano emozionale: la piccola, leggiadramente vestita come per la più lieta festa, sprigiona una bontà che traspare non solo dal sorriso che illumina il suo volto, ma stupendamente da tutta la sua figurina che pare fatta di letizia – la bimba non mostra nel suo aspetto alcun cenno di forme aggressive quali che siano, ma solo linee curve, innocue e beneauguranti. Sta in strada da sola o, più esattamente, assieme alla sua ombra stesa a terra di lato e stilizzata per gli effetti prospettivi di luce, quasi a mostrare, sempre permanendo nel simbolico contesto, la natura incorporea e nascosta propria della citata fanciullina. La bimba sta per attraversare una calle priva di persone, fatta apparentemente solo per lei e la sua ombra. Non si vede chi siano i destinatari dei fiori e del sorriso, ma proprio questa non visibilità dell’altro – assolutamente non assenza, la bimba non sorride a se stessa – lascia identificare quale destinatario dei doni chiunque, il mondo intero. Questo in una simbologia che, trattandosi di un Autoritratto d’artista, esprime in un’immagine creata con la mano più abile ed esperta, nonché creativa la funzione dei doni estetici, artistici, nell’esistenza umana, doni che non giungono all’uomo in viali trionfali o magari chiassosi, ma preferenzialmente in sentieri intimi, interiori, perciò solitari. Molto rilevante è il femminile intrinseco a questo Autoritratto che rappresenta sì l’artista Germana Snaidero quale pascoliana fanciullina come più sopra, ma che va oltre tale piano insieme realistico e simbolico per penetrare in uno spazio solo simbolico come accennato, uno spazio in cui la piccola si rivela metafora dell’arte stessa, portatrice – come anche la donna lo è per eccellenza in tutti i tempi – del messaggio consolatorio così importante nella vicenda esistenziale umana, arte che come tale non può che indirizzarsi a tutta l’umanità e con il più innocente sorriso come nel disegno di Germana Snaidero.”

                                                                                                                     Rita Mascialino

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

A MARTINO CANAVESE (Monale AT) è stato conferito il Premio Speciale della Giuria al

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV Edizione 2022 per il DISEGNO ARTISTICO

Opera: Scebedè.

Tecnica: Esecuzione in bianco e nero a inchiostro di china con viraggi in stampa nei toni del blu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rita Mascialino, (2022) Martino Canavese: ‘Scebedè’. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XIV Edizione 2022. Tecnica: Fumetto in bianco e nero in esecuzione a inchiostro nero di china, in stampa con viraggio nelle tonalità del blu: Recensione.

“Il Fumetto intitolato Scebedè (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico) di Martino Canavese è un’opera eseguita, originariamente, in tecnica mista a inchiostro di china nero su fondo bianco, con ritocchi in tempera e acrilico, trasformata in stampa nelle tinte del blu con la tecnica del viraggio. A prescindere dai motivi per cui sono stati mutati il bianco e nero in altra cromia, la colorazione dovuta al viraggio dà all’opera la connotazione onirica, il blu essendo un colore adatto alla quiete, al sonno e al sogno, all’introspezione, all’interiorità, atmosfera molto adatta al Fumetto in questione che presenta un tema non realistico, bensì metafisico. Lo stile dei disegni è quello tipico del cartone per bambini con un tocco di comicità – fra le lacrime, come vedremo. Consta di sole quattro Tavole con immagini e parole che riescono a rendere chiaro l’aggancio a Franz Kafka quale libero adattamento intersemiotico del celebre racconto-parabola Vor dem Gesetz (1915), Davanti alla Legge. La relazione tra opera letteraria e fumetto verrà necessariamente illustrata, non potendosi altrimenti fare una recensione. Tuttavia la relazione si concentrerà attraverso la sola comparazione, per tratti fondamentali, tra i protagonisti delle due opere con qualche inevitabile riferimento ad ulteriori dettagli, questo per non oltrepassare la misura confacente ad una recensione in una comparazione che andrebbe molto al di là dell’assunto di questa analisi.

Una preliminare spiegazione del titolo: Scebedè (Etimologie sampierane di Gilberto Casadio in www.dialetto romagnolo.it/uploads/5/2/4/2/52420601/), termine che si rifà ai biblici due apostoli Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo. Esso significa nel modo di dire popolare persone stupide con tonalità anche peggiorativa, così che il titolo del Fumetto si presenta immediatamente come dissacratorio nei confronti del personaggio e della vicenda stessa – il titolo non è dissacratorio in Kafka, come più sopra. Scebedè, collocato in alto nella testa di una forma a serratura per l’ingresso di una chiave – rielaborazione iconica e originale della porta della Legge con simbologie di nuovo di ambito dissacrante –, si trova nella Tavola 1, scritto con caratteri gradualmente più piccoli in verso discendente, come in una perdita progressiva di audacia, sopra il resto della chiave in un’immagine che appare anche come un sipario che introduca alla commedia, a una commedia triste visti i citati caratteri scemanti e il verso discendente, infine come una serie di campi che alludono alla provenienza dell’uomo di campagna di Kafka, una campagna che metaforicamente sta sia in Kafka che in Canavese per la Terra sul piano metafisico. Dal buco della serratura si vedono al loro posto più consono gli zebedei, alias, detto educatamente, gli sciocchi, ciò su cui ritorneremo. A esplicitazione dell’associazione del Fumetto al racconto kafkiano spicca nella seconda Tavola una didascalia nell’angolo in alto relativa a una frase estrapolata dal racconto stesso in traduzione: Tutti Tendono alla Legge, Alle streben doch nach dem Gesetz.

Veniamo ora all’annunciata differenza tra l’uomo di Kafka e l’uomo di Canavese. L’uomo di Kafka risulta essere un intellettuale intelligente, proiezione di Kafka per così dire in persona, un protagonista che si distanzia dal resto dell’umanità non interessata a capire in che cosa consista la Legge, la sua natura, un’umanità che non si pone problemi e in questo modo, agevolmente quanto insipientemente, sta già nella Legge senza bisogno di chiedere nessun permesso a nessuno per entrarci, questo perché non è temuta dall’apparato della Legge visto che non è interessata a capire, a sapere. Intellettuale, in quanto durante tutta la vita spesa nell’attesa del permesso per entrare nella Legge – metafisica – ha studiato con accanimento il guardiano della porta ponendogli domande all’infinito e così attraverso di esse, pur restanti senza la risposta desiderata, conoscendo la sua personalità, fino anche tutte le pulci del colletto della sua pelliccia a cornice della testa, nella metafora: i pensieri poco puliti del rappresentante o guardiano della Legge che in tal modo risulta poco pulita anch’essa – un rilevante e molto corrosivo Leitmotiv kafkiano. Da questa conoscenza profonda e sottile non riceve alcun vantaggio oltre a quello della conoscenza stessa del guardiano, né ottiene il permesso di entrare. Al contrario, l’uomo di Canavese risulta essere uno stupido che si trova nella vicenda tra altri stupidi – vedi titolo del Fumetto Scebedè al plurale –, ciò sempre sul piano metafisico, come anticipato: gli esseri umani quali uomini stupidi che vengono dalla campagna, uomini terrestri come accennato. L’uomo kafkiano è un osso duro che non vuole far parte della schiera di uomini che accettano qualsiasi imposizione senza voler capire alcunché. L’uomo di Canavese, a quanto appare dalle immagini, pur volendo anch’esso ugualmente ottenere il permesso di entrare e non entrando senza la concessione, non è un osso duro, ha l’aspetto della lacrimevole vittima – ha due lacrime fisse che scendono dagli occhi – ed è un pover’uomo non molto diverso da quelli che non hanno bisogno di chiedere alcun permesso. Non è uno che voglia approfondire alcuna cosa – non pone ulteriori domande senza cessa come l’uomo di Kafka –, vuole avere il permesso più che altro per curiosità e invecchia e muore, scioccamente senza neppure avere tormentato il guardiano con le sue domande, senza averne studiato né compreso la personalità. Un’umanità, quella rappresentata da Canavese nel suo molto interessante Fumetto, in cui nessuno si salva dalla stupidità, neanche colui che vorrebbe avere il permesso di entrare e sapere qualcosa, ciò in una pungente satira dell’umano piano metafisico, compresi il guardiano, i guardiani, la Legge stessa che non vale la pena di essere scandagliata intellettualmente al di là di una superficiale  curiosità, che costa però lo spreco della vita all’incauto sciocco nell’inutile attesa di un nulla di fatto. Un’ottica che in Canavese come accennato non risparmia niente e nessuno. Tralasciamo qui ulteriori dettagli pur molto interessanti nella differenza tra racconto e Fumetto, quali la presenza in Canavese del copricapo del guardiano, della sua cravatta, delle chiavi che consegna all’omino prima che questo muoia addormentandosi dolcemente, così che non se ne possa servire per entrare e via dicendo – chiavi che in Kafka non ci sono in quanto la porta è aperta e molto altro, che andrebbe però in una comparazione molto al di là dell’assunto di questa recensione.

Ricapitolando in sintesi e a conclusione: almeno un uomo intelligente, al maschile – Kafka si serve del termine Mann, che indica l’uomo di genere maschile, non gli esseri umani in generale – in Kafka c’è, mentre gli altri risultano implicitamente sciocchi, non un vincitore, anch’esso come in Canavese un perdente, ma un perdente con l’onore delle armi. In altri termini: c’è in Kafka un uomo che ha studiato il guardiano per capire qualcosa dell’ingranaggio che ruota attorno alla Legge, anche se tramontando senza avere avuto il permesso richiesto – che più che ovviamente non gli poteva essere dato, visto che veniva audacemente richiesto come un diritto a una Legge non democratica, una Legge incapace di affrontare l’intelligenza dell’uomo terrestre, che viene dalla campagna appunto, una Legge celante la propria inconsistenza e il proprio inganno dietro terrori minacciati – serie di guardiani sempre più terrificanti –, messi a protezione della Legge  per fare desistere coloro che volessero capire di che cosa si trattasse. Nel Fumetto di Martino Canavese anche l’omino fa parte di un’umanità stupida e la stupidità coinvolge piuttosto esplicitamente anche il piano metafisico della Legge dissacrandola, smascherandola per una stupidità di origine umana essa stessa – dietro la serratura sta solo la schiera dei guardiani e del resto degli stolti quali Scebedè.”

                                                                                                                       Rita Mascialino

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

A EDITH de HODY DZIEDUSZYCKA (Strasburgo-Francia FR) è stato conferito il Premio Speciale della Giuria al

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV Edizione 2022 per il DISEGNO ARTISTICO

Opera: Cappello con Omino.

Tecnica: Esecuzione a carboncino, matita, pennarello e acquarello.

 

 

 

 

 

 

 

 

Rita Mascialino, (2022) Edith de Hody Dzieduszycka: ‘Cappello con Omino’. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XIV Edizione 2022. Tecnica: Esecuzione a carboncino, matita, pennarello e acquarello su carta avorio: Recensione.

“Il Disegno Cappello con Omino di Edith de Hody Dzieduszycka (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico) è tracciato a carboncino, matita, pennarello e acquarello su carta avorio. I tratti molto precisi e accurati con cui è realizzato il disegno e le sfumature dei colori testimoniamo della mano esperta e sicura dell’artista. L’immagine rappresenta un ritratto bonariamente caricaturale, ossia non di ambito taglientemente satirico né tantomeno corrosivo di un uomo che si sente importante visto l’imponente cilindro che ha posto sul suo capo, quasi più grande del suo volto, segno del valore che pone su di sé. L’impressione generale che emana dal volto è quella di un uomo d’affari, benestante e abituato al comando. I capelli sporgenti nel retro del profilo sono per così leggermente aggressivi o spettinati, i baffi folti parlano di una mascolinità messa in evidenza nell’aspetto esteriore. Tuttavia il volto dell’uomo è amabilmente arrotondato e attutisce, se non cancella, l’irritabilità evidenziata nei capelli appuntiti nel retro. Non la satira, ma una divertente ironia sta nelle dimensioni del cappello rispetto al volto, nella falda movimentata, in sintonia con i capelli anch’essi movimentati. Ma i fiori presenti nel disegno pongono l’omino con tutto il suo cilindro come dal titolo Cappello con Omino che esprime al meglio la citata sproporzione – non si tratta di un uomo con cappello, bensì di un cappello con uomo, anzi omino, ossia un grande cappello che domina su di un piccolo uomo – in un ambito di affetti e di affettività femminili. Di fatto non emergono passioni, ma amori moderati, come bene ha messo in evidenza l’artista Edith de Hody Dzieduszycka con il suo sguardo bonario sulle ambizioni di grandezza dell’umanità, nella fattispecie con le velleità di grandezza di un omino contornato in ogni caso dall’affetto di una donna o delle donne, per come è simboleggiato dalla presenza del fiore sottostante al ritratto, anche dall’amore della donna visto il colore rosso dello stesso, un amore per così dire che sta nei limiti del bon ton, come è simboleggiato dal fiore piccolo, per un uomo magari burbero, ma gentile e innocuamente vanitoso, amabile come anche l’elegante fiorellino rosso all’occhiello suggerisce.”

                                                                                                     Rita Mascialino

 

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

A FRANCESCO KOVARICH (Verona VR-I) è stato conferito il Premio Speciale della Giuria al

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV Edizione 2022 per il DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

Opera: Donna.

Tecnica: Esecuzione a carboncino su carta.

Rita Mascialino, (2022). Francesco Kovarich: ‘Donna’. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico. Tecnica: Esecuzione a carboncino su carta: Recensione.

“Il Disegno Donna di Francesco Kovarich (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico) è tracciato con linee sciolte e sicure, slanciate, in bianco e nero a carboncino su carta con sfumature, che dinamicizzano la figura pur seduta al suolo. Si riferisce a una donna presentata del tutto nuda tranne che per un grande cappello a falda larga che le nasconde completamente il volto chinato sul petto e sorretto da un braccio con il gomito appoggiato al  ginocchio e la mano giungente sino alla testa, in posizione che appare quella di una persona stanca mentre si riposi, ma anche quella di una persona che rifletta mentre sta isolata dal mondo esterno da cui non vuole essere disturbata, concentrata come può essere sui propri pensieri. Una donna che, come in un tradizionale cliché che parte dalle piccole veneri dell’arcaica scultura artistica prive di tratti identitari nel volto, risulta sprovvista di identità anch’essa essendo il volto celato, tuttavia non come vestisse lo speciale burqa imposto dall’esterno che lasciasse libero il corpo – quale simbolo di strumentalizzazione della donna da parte dell’uomo dell’uomo –, ma come se essa non volesse guardare il mondo avendone un giudizio negativo. Francesco Kovarich non ha disegnato le forme specifiche della sua femminilità, non si è soffermato su di esse che sono anzi per così dire strette e nascoste negli e dagli arti, bensì si è concentrato sulla postura adatta, al di là della prima apparenza della stanchezza, alla riflessione, al rifiuto della donna di vedere la realtà di un mondo di cui pare non condividere molto, vista la copertura degli occhi, del volto. Il titolo dell’opera Donna ne fa una rappresentante del femminile in senso universale: una donna quale essere pensante che nasconde o deve o vuole nascondere agli occhi altrui questa sua capacità di pensiero, quasi questa sua facoltà non sia bene accetta in seno alla società, che da sempre le ha più o meno negato il diritto di esprimersi da persona libera e le impedisce ancora oggi per gran parte di esprimersi da persona libera, come Francesco Kovarich mette in evidenza con una sola immagine in una sintesi artistica molto efficace.”

                                                                                                                            Rita Mascialino  

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

A MARIO MANFIO (Trieste TS-I) è stato conferito il Premio Speciale della Giuria al

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV Edizione 2022 per il DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

Opera: Trieste-Fintana di P.zza Ponterosso (“El Giovanin”)

Tecnica: Esecuzione con penna a feltro con possibilità di mezzatinta su carta.

Rita Mascialino, (2022). Mario Manfio: ‘Trieste – Fontana di P.zza Ponterosso (“El Giovanin”). Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico. Tecnica: Esecuzione con penna a feltro con possibilità di mezzatinta su carta: Recensione.

 “Il Disegno Trieste – Fontana di P.zza Ponterosso (“El Giovanin”) di Mario Manfio (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico), è realizzato con una penna a feltro a mezzatinta, che alleggerisce il rappresentato dell’aspetto di compattezza e incisività, del peso della materia di cui consta comunque. Accanto all’effetto della mezzatinta sta il tratto impressionistico e molto movimentato con cui l’artista ha dato forma estetica alla Piazza comprensiva della fontana e dell’abitato nello sfondo, così come se tali costruzioni umane non fossero ancorate saldamente al suolo, bensì fossero precarie, quasi trasportate dalla bora, il vento triestino per eccellenza, come foglie autunnali, questo in una visione del mondo che mette in evidenza in primo piano la caducità delle cose dell’Uomo e di questo stesso. Tutto il delicatissimo disegno artistico, realistico e insieme simbolico, riflette di per sé una ulteriore componente importante della visione del mondo di Mario Manfio: il suo affetto per la vita e i luoghi cari in cui essa si svolge, come l’uso dell’idioma triestino, familiare e in quest’ottica affettivo, lascia trapelare nel diminutivo “El Giovanin”. Una breve parola sul titolo familiare testé citato: alla fontana, scolpita nel Settecento da Giovanni Mazzoleni, fu aggiunto, sempre nel Settecento, da Giovanni Carlo Wagner un puttino che venne posto in cima alla fontana, da cui El Giovanin dai due Giovanni. Nel contempo tuttavia, accanto all’amore per la vita e i luoghi della vita, emerge, come accennato, anche la consapevolezza di come la vita e i luoghi della stessa siano transeunti non troppo diversamente dalle foglie spazzate dal vento per quanto l’uomo cerchi di dare ad essi solidità di pietra, nonché durata, nell’illusione e nella speranza che siano entrambi capaci di reggere al trascorrere del tempo. Uno stupendo disegno che parla di amore affettuoso per i cari luoghi della vita, ai quali Mario Manfio ha dato il tocco evanescente e interiore dell’immagine mentale per come sorge nel suo nostalgico sentimento, filtrando il concreto nella sua visione di artista che sa scendere nel profondo della realtà dell’esistenza umana.”

                                                                                                                              Rita Mascialino

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

 

A CONSTANTINO LUIS MARINO (Salerno SA-I) è stato conferito il Premio Speciale della Giuria al

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV Edizione 2022 per il DISEGNO ARTISTICO

Opera: Santissima Trinità di Saccargia.

Tecnica: Esecuzione con incisione e disegno manuale fotogrammetrico.

Rita Mascialino, (2022). Constantino Luis Marino: ‘Santissima Trinità di Saccargia’. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico. Tecnica: Esecuzione con incisione e disegno manuale fotogrammetrico: Recensione.

“L’Incisione intitolata alla Basilica della Santissima Trinità di Saccargia di Constantino Luis Marino (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico) presenta un’opera realizzata nella complessa tecnica fotogrammetrica, di cui Marino è tra i massimi esponenti in campo nazionale e internazionale con le sue preziose incisioni artistiche, architettoniche, principalmente di soggetto storico, inseribili nel filone delle celebri incisioni settecentesche di Giovanni Battista Piranesi. Differenzia l’anima d’artista dei due incisori la delicatezza anche intimistica che caratterizza in generale le opere di Constantino Luis Marino rispetto a quelle di Piranesi che mostrano spesso chiaroscuri molto accesi e sempre cieli movimentati da nuvole trasportate dal vento più bizzarro, ciò che costituisce un contrassegno inconfondibile della sua arte. Le Incisioni di Marino si mostrano ferme e senza tempo, con pochi chiaroscuri delimitati nettamente e senza movimento, ciò che è il contrassegno precipuo della sua arte. Marino ricostruisce sì la realtà concreta, ma dà ad essa il tocco di un mondo incorruttibile, che non si piega alle ingiurie degli elementi, sempre uguale a se stesso, immobile e immutabile nel suo aspetto estetico perfetto. Nell’Incisione relativa alla Basilica della Santissima Trinità di Saccargia non ci sono cieli con nuvole strapazzate dagli zefiri, la natura stessa sta come un ornamento oscuro, nella fattispecie indifferenziato, dietro l’edificio, un simbolo che parla anch’esso di incorruttibilità in un effetto di inamovibilità. La rappresentazione di Marino offre un’immagine sottratta all’alterazione provocata dagli eventi, dall’uomo stesso, nessuna luce esterna rende l’aspetto del rappresentato con ombre e chiaroscuri che ne mutino l’aspetto per come si riflettano sugli oggetti nel reale: tutto è come in un mondo che non segue le leggi della fisica. Le varie componenti della Basilica paiono non avere peso, ma solo essere immagini piane, senza materia. Significativa è la presenza della forma circolare quasi del tutto nera, c he sta in alto. Se si dovesse trattare di qualcosa di realistico, non potrebbe essere né il sole in quasi totale eclissi, che però, visto il cielo chiaro, dovrebbe oscurare il cielo, né come una luna che mostri la sua faccia oscura in una eclissi, tuttavia allora il cielo dovrebbe essere scuro, notturno. Ma in un’opera d’arte il riscontro con il reale è sempre molto particolare, talora anche trasformato fino a essere irriconoscibile ed è molto il caso di questa forma. Una luna, così mostra di essere nel profondo, che in questa Incisione, come in un paesaggio magico, è soprattutto in veste di metafora per l’occhio cieco o semi cieco, sornione, dell’inconscio da cui sorgono le fiabesche ricostruzioni immaginarie del reale secondo la creatività dell’artista Constantino Luis Marino.”

Rita Mascialino

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

A ALICIA MARIA MADDALENA PALUDET (Chions  PN-I) è stato conferito in memoriam il Premio Speciale della Giuria al

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ per il DISEGNO ARTISTICO XIV Edizione 2022

Opera: Una Rosa per Te.

(Immagini a venire)

Tecnica: Esecuzione a matite colorate e acquarellate su carta.

Rita Mascialino, (2022). Alicia Maria Maddalena Paludet: ‘Una Rosa per Te’. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico. Tecnica: Esecuzione a matite colorate e acquarellate su carta: Recensione.

 “Il Disegno Una Rosa per Te di Alicia Maria Maddalena Paludet (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico) rappresenta un bocciolo di rosa eseguito a matite colorate e acquarellate su carta. Il disegno è dedicato a una persona amata dall’artista e si evidenzia come un fiore che pare la proiezione di una personalità femminile delicata, dolce. Le tinte del fiore sono tenui, della tonalità del rosa, non si tratta di una passione, ma di un tenero affetto che sta sbocciando, tuttavia non in piena vitalità, come andiamo a vedere. Di fatto tale bocciolo mostra un petalo aperto e discostato dal corpo del bocciolo, ma l’apertura non è quella tipica dello sbocciare, bensì è quella del petalo che non riesce a stare eretto e in compattezza con gli altri petali e si abbandona debolmente verso l’esterno, verso il basso, come in possibile discesa, ciò quale segno di una vigoria che viene meno, questo secondo il disegno dell’artista Alicia Maria Maddalena Paludet. Nulla vi è di materiale in questo amore simboleggiato dal bocciolo di rosa, vi è invece una presenza non proprio lieta nel petalo che sta per cadere senza forze, come presentisse già nello sbocciare la parabola discendente della fine come qualcosa di intrinseco alla vita. Una Rosa per Te molto simbolica, contenente implicitamente il lontano carpe diem di Orazio e la più vicina riedizione di Angelo Poliziano con il suo cogliàn la bella rosa, come invito a godere degli affetti e degli amori gentili finché sia possibile, prima che la gioventù svanisca, come ricorda e insegna il petalo cadente del bocciolo.”

                                                                                                                                      Rita Mascialino

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

A ILARIA SALVETTI (Pisa PI-I) è stato conferito il Premio Speciale della Giuria al

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV Edizione 2022 per il DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

Opera: Parigi.

Tecnica: Esecuzione digitale.

Rita Mascialino, (2022). Ilaria Salvetti: ‘Parigi’. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico. Tecnica: Esecuzione Digitale: Recensione.

“Il disegno Parigi di Ilaria Salvetti (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico) è realizzato in esecuzione digitale nello stile fumettistico. La bella figurina della donna in elegante abito nero che si staglia sul ponte e sullo sfondo della Tour Eiffel, emblema di Parigi, mostra contorni molto netti, che le conferiscono compattezza e un’accesa pregnanza. Molto interessante è la struttura del disegno. La collocazione del braccio destro tenuto stretto lungo il corpo quasi a coprirne la forma e il sinistro sollevato a mezzo busto con una bevanda in mano ricordano nello schema generale la struttura cilindrica della celeberrima statua conservata al Museo del Louvre a Parigi nota come Hera di Samo, del VI secolo a.C.: il braccio sinistro, che sorreggeva verosimilmente un dono a metà del busto manca in quanto distrutto dal tempo, il destro scorre stretto lungo il corpo, una statua maestosa con piena dignità della dea che verosimilmente raffigura. In altri termini: un’impostazione altrettanto cilindrica o quasi e compatta si riscontra nella donna della Salvetti che, nelle sue vesti diverse da quelle di tempi remoti, è posta dall’artista a simbolo di Parigi, della società moderna, attuale, anch’essa con compostezza che si collega per qualche aspetto alla statua pur nelle epoche mutate e per quanto non maestosa come si conveniva a una dea. Tale compostezza non è presentata come segno di sottomissione a pregiudizi qualsiasi – l’abito è scollato, ma moderatamente –, bensì come segno di dignità rispetto a quanto sia scomposto. La donna ideata da Ilaria Salvetti mostra poco del suo corpo, le braccia sono celate o quasi, anche l’abito appare lungo a coprire forse del tutto o quasi gli arti inferiori. Al collo sta in aggiunta un fiocchetto rosso, cromia simbolica a sua volta, a mo’ di cravattino, non una cravatta maschile, ma appunto in ogni caso un cravattino al femminile quale segno di potere della donna, non totale come quello di un uomo o in competizione o in opposizione con questo, comunque collocato in bella vista. Una donna che, secondo i tempi nuovi, può ben fungere da emblema della città di Parigi, dell’avanzato livello culturale, dove le donne non appaiono segregate in qualche modo, né hanno coperta la loro identità, ma sono libere di mostrare il loro esplicito contributo al progresso della società – non dimentichiamo il titolo del bellissimo e simbolico disegno, in cui la donna per così dire si presenta, non più come dea, ma comunque come padrona di casa della città, come rappresentante di una cultura avanzata come lo è quella parigina per tradizione. Una donna in postura e abito dignitosi, che non espone se stessa oltre il limite perché ha altro da mostrare al mondo, non solo un corpo. Ha da mostrare, accanto alla sua graziosità femminile che comunque cura non rinunciando ad essa, il suo sguardo attento sulle cose come si evince dagli occhi che si vedono dietro gli occhiali scuri, occhi che non hanno lo sguardo pronto ad ammaliare, ma pronto a capire, a porsi domande sulla realtà delle cose. Parigi, un disegno di Ilaria Salvetti che si pone come un modello per la dignità della donna moderna nell’evoluzione delle epoche.”

                                                                                                                                         Rita Mascialino

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

A ORESTE TOMA (Nociglia LE-I) è stato conferito il Premio Speciale della Giuria al

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIV Edizione 2022 per il DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Opera: Autoritratto.

Tecnica: Esecuzione a inchiostri e grattage

Rita Mascialino, (2022). Oreste Toma: ‘Autoritratto.’. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico. Tecnica: Esecuzione a inchiostri e grattage. Recensione.

 “L’Autoritratto di Oreste Toma (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ XIV Edizione 2022 per il Disegno Artistico) è realizzato nello stile del puntinismo con inchiostri e grattage o raschiamento eseguito dall’artista con lametta da barba. Il volto mostra un contrasto molto intenso tra la zona chiara e quella in ombra, la quale inizia dal collo nel lato destro guardando il disegno e si estende fino a fondersi con quella che sembra essere una striscia di possibili capelli che si assottiglia da destra a sinistra nella medesima cromia dell’ombra stessa, solo meno cupa. Tale parte in ombra rivela tuttavia di avere una ulteriore valenza, quella di una struttura inquietante in collocazione verticale che stia lentamente prendendo possesso del volto, quasi aggredendolo come forma che lo stia afferrando. Il ritratto, stante la frontalità dell’immagine, sembra ricevere luce soprattutto dal lato sinistro guardando il disegno, ma, se si tiene conto della speciale sagomatura che l’artista ha dato alla zona d’ombra, l’illuminazione si rivela per una luce completamente al servizio dei simboli, dove i capelli non sono più tali, ma vengono a fare parte di un mondo diverso, quello, come accennato, di una figura fatta di ombra nell’atto di prendere possesso della testa: l’ombra pare essere provvista di due arti che tengano prigioniero il volto. Si tratta di un Autoritratto molto interessante che evidenzia la fase pericolosa della vita attraverso la particolare dicotomia qui individuata. Se si guarda la fotografia di primo piano frontale di Oreste Toma, sulla quale è più o meno costruita la struttura del disegno, si nota che la zona illuminata, sempre da sinistra soprattutto, e la metà del volto in mezza ombra emerge la trasformazione che Toma ha dato al suo ritratto: ciò che appare come possibile capigliatura nell’Autoritratto, non c’è nella fotografia e vi è nell’emivolto a destra guardando la foto una leggerissima ombra del tutto naturale e per nulla inquietante. La doppia semantica dei possibili capelli e della zona d’ombra si conferma ancora più esplicitamente come presenza si simbologie del profondo al di là della raffigurazione in apparenza puramente realistica a opera dell’artista  Oreste Toma, che ha proiettato a livello iconico una componente inquietante dell’esistenza umana, quella che vede l’umanità, estendendo l’immagine in senso universale, possibile preda di forze oscure.”

                                                                                                                            Rita Mascialino

 

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Si chiude così la XIV Edizione 2022 online del 

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’
per il DISEGNO ARTISTICO

Il sentito ringraziamento del Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ a tutti i Partecipanti e ai Vincitori.
Il nostro caloroso saluto e arrivederci!
La Presidente Rita Mascialino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fotografia: 22 settembre 2022

STUDIO FOTOGRAFICO VALENTINA VENIER

Via Grazzano 38 – 33100 Udine UD   –   345 346 3650

 

 

 

 

 

 

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