2020 RECENSIONE di Rita Mascialino: ‘MARINO SALVADOR E METROPOLIS’

MARINO SALVADOR  E METROPOLIS *

 di RITA MASCIALINO

 *(Studio pubblicato con precedenza in Lunigiana Dantesca CLSD, Bollettino N. 167 novembre 2020, 78)

Marino Salvador (Udine) è pittore, scultore e fotografo d’arte, nonché artista esclusivo del Premio Franz Kafka Italia®.

È noto tra l’altro per le sue serigrafie fotografiche e postproduzioni fotografiche che riprendono la pop art di Andy Warhol innovandola profondamente, pur restando la matrice estetica riconoscibile, e rendendola capace di significare in uno sviluppo che esprime la nuova realtà culturale e sociale tipica dell’epoca attuale, che non è più quella immortalata da Warhol con le sue celebri serigrafie relative a Marilyn Monroe e ad altri personaggi famosi .

Per le immagini e la critica relativa alla pop art di Marino Salvador si rimanda al Catalogo di Marino Salvador La vita a colori, ‘Ritratti in frammentazione’ di Rita Mascialino, pp. 72-77, Edizione Amazon Poland Wroclaw, 2020, nonché a Stefano Mineo Video Art – Andy Warhol-Marino Salvador – Pop Art tra storia ed avanguardia, Centro Accademico Maison d’Art di Padova, 2020.

La postproduzione fotografica dal titolo Invincible, Invincibile, riguarda un tema importante e complesso nel film muto di Fritz Lang Metropolis (1927). Un breve cenno alla sequenza cinematografica di riferimento. Nel film vi è l’immagine del mago e scienziato pazzo dal simbolico nome Rotwang, anche e soprattutto proiezione del regista a livello profondo – vedi lo studio ‘Metropolis’ di Fritz Lang a firma della scrivente su «Lunigiana Dantesca», n. 141, 2018) –, mentre con il suo obiettivo inquadra Maria, figura mariana interpretata da Brigitte Helm, come con un più potente terzo occhio luminosissimo dopo averle spento il lume che essa teneva in mano negli spaventosi sotterranei dell’abitazione dello scienziato. Nella postproduzione di Marino Salvador l’obiettivo non è più un occhio che guarda e vede, ma è diventato una fauce non più luminosa che ha ingoiato nelle proprie oscurità la donna che tiene ancora la candela accesa nella sua mano. Se nel film la luce del proiettore di Rotwang è tale da accecare Maria che è ormai senza luce propria, nell’interpretazione di Marino Salvador la donna viene inglobata dalla fauce di Rotwang, così da apparire divorata da essa come da un mago cattivo, ma assieme all’attrice sta anche la sua luce per quanto debole, ossia l’inglobamento non riesce a spegnere la candela che continua a dare luce al suo interno dove stanno le ombre dell’inconscio di Rotwang, lo scienziato, mago e regista.

L’immagine di Marino Salvador, elegante esteticamente nella gamma del bianco e nero e dei grigi, sviluppa il tema segnato da Lang in direzione di un approfondimento diverso come già per le sue innovative icone pop, dove ad esempio il volto di Marilyn Monroe, che nella celebre e per qualche aspetto spietata versione di Warhol assume tratti clowneschi, subisce significative alterazioni chiaroscurali e prospettiche che ne mettono in rilievo la parte interiore più vera della personalità, quella che sta sotto l’aspetto esteriore, come pretende lo sguardo più recente dell’Arte a consumismo ormai tramontato. Marino Salvador toglie a Rotwang, come già anticipato proiezione del regista oltre che scienziato impazzito per il dolore relativo alla morte di Hel, la sua amata, la facoltà di spegnere la luce di cui vivono i suoi personaggi nell’interpretazione degli attori, i quali in Salvador hanno e conservano una propria luce con la quale scrutano essi stessi le oscure ombre dei sotterranei del metaforico regista. Un’interpretazione che recupera la personalità degli attori, di cui Maria è un esempio emblematico, personalità che permane anche sotto l’indispensabile manipolazione da parte del regista che deve sì piegare tale personalità alle proprie finalità, ma appunto non ha il potere di cancellarla. Certo la luce della candela è debole, ma non tanto da lasciarsi spegnere nella fauce del regista, mentre in Fritz Lang, genio a tutt’oggi incontrastato del cinema, Rotwang dagli occhi cattivi brucia per così dire la personalità degli attori con il suo proiettore accecante, questo affinché essi divengano plasmabili personaggi del suo film, maschere in suo possesso. Un dettaglio importante: in questa postproduzione di Marino Salvador non viene salvata solo la personalità degli attori, ma con essa, su di un piano metaforico più esteso, anche in particolare quella della donna – Rotwang spegne la candela solo nelle mani di Maria, Lang non inventa nulla di parallelo o affine per i personaggi maschili nel contesto del suo film muto, pietra miliare del cinema di tutti i tempi.

Splendida quest’opera di Marino Salvador, oltre che per la bellezza della creazione artistica anche perché apre ad approfondimenti nell’ambito culturale interdisciplinare, nello specifico tra arte visiva e arte cinematografica, a riflessioni sulle idee e sulla personalità umana, la quale nella visione dell’Artista regge a tutto, appunto Invincible.

                                                                                                                  Rita Mascialino

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