2022 INTERVISTA di Rita Mascialino al Fotografo d’Arte FILIPPO CAIRA
Intervista di Rita Mascialino
allo scrittore e fotografo d’arte Dr. FILIPPO CAIRA (Cosenza-CS)
Riconoscimento conferito a Filippo Caira al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’:
–Premio Speciale della Giuria Franz Kafka Italia ® I Ed. 2011 – Sezione Racconti: Vintage Cafè.
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Immagini di Filippo Caira
Fotografie
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Domanda di Rita Mascialino:
1.‘Il tema principale dell’Intervista riguarda la sua passione per la Fotografia d’Arte, prima però vorrei porLe una domanda relativamente al Suo straordinario racconto lungo Vintage Café (Cosenza CS: Pellegrini Editore 2011) che Lei presentò alla prima Edizione 2011 del Premio Franz Kafka Italia ® e che vinse il Premio Speciale della Giuria. Il racconto è incentrato nel profondo attorno alla conservazione dell’identità di usi e costumi del popolo come può avvenire anche attraverso un luogo di ritrovo cittadino come può esserlo un Caffè, il Caffè Europa di Cosenza, umanità richiamata colà dalla cura del padrone nel preparare il caffè – pare andasse in montagna di primissimo mattino a prendere i necessari litri di acqua sorgiva ritenuta imprescindibile per un buon caffè. Lei è riuscito a fare di questo argomento un libro che descrive tratti caratteristici dei cosentini in uno stile che rende viva la popolazione davanti agli occhi dei lettori. Il titolo parla di qualcosa di antico o di vecchio da conservare in quanto preziosa testimonianza di un passato che non va dimenticato o spazzato via da una fraintesa globalizzazione. Le chiedo: che cosa in particolare di questo locale della Sua città e di questa bevanda tipica italiana e molto importante in particolare nel meridione L’ha ispirata al punto di costruirci attorno uno spaccato di vita che si è dimostrato assolutamente interessante e per nulla così leggero come può apparire dal titolo e dall’argomento?’
Risposta di Filippo Caira:
‘Il caffè è la bevanda di cui davvero non riesco a fare a meno al mattino per la carica energetica e per il gusto piacevolissimo che è in grado di offrire. Detto questo, il caffè – per me che ero alle prese con la mia opera prima – è stato anche un pretesto per esplicitare le intuizioni imprenditoriali di Santino (tutt’altro che scontate, per come poi ho cercato di dimostrare) e per misurarmi con una sfida narrativa c he avevo fatto con me stesso fin dal principio: il racconto doveva essere saldamente ancorato alla realtà (senza facili divagazioni) e ai luoghi assai circoscritti in cui quel rito magnifico del sabato mattina veniva celebrato, ossia il modesto magazzino di 25 metri quadri che ospitava il Caffè Europa a Cosenza, all’angolo tra via Montesano e via Isonzo. Naturalmente la sosta nei locali, l’interlocuzione con il barman e la degustazione del caffè inducevano a ricordi e suggestioni che battevano le strade della mia città, affondando le loro radici nostalgiche nella storia dei suoi quartieri e nei ricordi a volte struggenti della mia adolescenza.’
Domanda di Rita Mascialino:
2.‘Passiamo all’Arte Fotografica che Lei dedica alla Sua terra, la splendida antichissima Calabria, madre, se così si può dire, dell’Italia secondo il mitico o semi mitico re Italo. Esistono oggi tante fotografie di qualsiasi Regione, se non altro per motivi commerciali, pubblicitari. Che cosa La spinge in particolare a fotografare Lei stesso i paesaggi naturali e gli scorci di città e villaggi calabresi?’
Cerchiara di Calabria, Borgo.
Fotografia d’Arte di Filippo Caira
Risposta di Filippo Caira:
‘Amo la fotografia dello stesso amore della scrittura (non a caso la copertina di Vintage Cafè l’ho realizzata direttamente); due relazioni che si nutrono essenzialmente di passione e che perciò pratico senza sapere bene il perché: scrivo e fotografo perché forse non saprei farne a meno. Così come nella scrittura prediligo il racconto lungo, nella fotografia mi esprimo più compiutamente nel paesaggio. Facendo le cose per passione, assecondo ciò che prediligo senza aspirare a un ideale di completezza che, nel caso della fotografia, dovrebbe forse spingermi a cimentarmi con altre tecniche (come il ritratto o la foto sportiva o lo still life). Nel mio “paesaggio” c’è la foto di strada, quella di architettura, un po’ di quella naturalistica, quella notturna… ma soprattutto la Calabria! Amo pure la foto ravvicinata, sempre con illuminazione naturale, soprattutto per raccontare i cibi tradizionali, che sono una componente importante della mia Terra. È vero, esistono molte fotografie della Calabria con la finalità di pubblicizzare siti turistici, ma si tratta quasi sempre di immagini che, a mio sommesso parere, non riescono ad esprimere la bellezza, quasi primitiva, dei nostri paesaggi naturali, e quella, a volte commovente, dei nostri borghi. Ci sono inquadrature che riescono invece a concentrare potentemente in una sola immagine la natura straordinaria di certi luoghi e la loro storia, una storia che devi tuttavia conoscere per poterne ricercare le tracce. Una bellezza che ha bisogno di una luce particolare per poter essere accuratamente catturata senza farla disperdere: significa aspettare la stagione, la giornata, l’ora adatta… “perdite di tempo” che non sempre un fotografo professionista che lavora su commissione è disposto ad affrontare perché, si sa, il tempo è denaro. E invece ci vuole pazienza, tenacia, cura, fantasia; oltre, naturalmente, alle cognizioni tecniche necessarie che qui do per scontate.’
Domanda di Rita Mascialino:
3.‘Le Sue inquadrature pare vogliano penetrare dentro le cose quasi a carpirne segreti tenuti nascosti nei secoli. Che cosa cerca in particolare nella realtà esterna quando inquadra la natura?’
San Lorenzo Bellizzi, Borgo.
Fotografia d’Arte di Filippo Caira
Risposta di Filippo Caira:
‘Per realizzare foto della mia Terra diverse da quelle che promuovono i network pubblicitari, cerco di tirare fuori il “carattere” dei nostri paesaggi naturali, dei nostri paesi, incastonati tra timpe e fiumane, coperti da cieli di cobalto e lambiti da mari cristallini: legami con le culture che li hanno attraversati, tracce di storia antica e di contaminazioni recenti, storie di gente comune. Penso alla cultura portata qui dai coloni greci nell’VIII sec. a.C., a quella poi diffusa capillarmente dai monaci basiliani di rito bizantino dal 1500, a quella arbëreshë degli albanesi d’Italia qui stanziati già a partire dal secolo successivo – culture tutte magicamente fuse in un coacervo sedimentato con quella indigena e quasi indistinguibile. Lontano dalle mete turistiche ci sono luoghi dell’anima spazzati dl vento, ricoperti di neve, arroventati dal sole, splendide solitudini che resistono alla desertificazione demografica e da cui si è costretti a partire anche quando la nostalgia ti mangia vivo. Per fermare tutto questo in uno scatto, devo cristallizzare le i formazioni contenute nel paesaggio in una composizione rigorosa ed equilibrata, cromaticamente gradevole. Non m’importa se il soggetto è vetusto, diruto, ammalorato, abbandonato, perché anche le mura di antichi stabilimenti o di vecchi monasteri, quando la natura se ne riappropria, aggiungono un tratto distintivo a quel paesaggio, rendendolo inconfondibile, uguale a nessun altro.’
Domanda di Rita Mascialino:
4.‘Con quale componente della Sua anima, della Sua visione del mondo, con quale filtro della Sua mente o personalità incornicia le Sue inquadrature?’
Belmonte Calabro, Borgo.
Fotografia d’Arte di Filippo Caira
Risposta di Filippo Caira:
‘Sono ben conscio dei miei limiti, ma anch’io, nel mio piccolo, aspiro alla perfezione: un percorso di progressivo accrescimento, cognitivo e spirituale, verso la bellezza. Per esprimerla, tecnicamente, nella fotografia, sento il bisogno di avere a disposizione una tavolozza di colori saturi, intensi, quelli che la luce naturale, quando piove dall’alto e ha la giusta tonalità, può regalare: da noi sono così puri e variegati che diventa difficile per me cedere alle lusinghe del bianco e nero in questo genere fotografico. E poi il nitore, il contrasto, la nitidezza dei dettagli sulla sfocatura dello sfondo. Ma la perfezione è molte volte proprio nel soggetto, nella contorsione spettacolare di un tronco d’ulivo secolare, nel disegno architettonico di un antico manufatto, nell’uso sapiente di un materiale, nella profondità nera e spaventevole di un anfratto… la bellezza è ovunque e io cerco di coglierla, a volte isolandola da un contesto che gli uomini e le vicende contemporaneamente hanno reso squallido e ordinario.’
Domanda di Rita Mascialino:
5.‘Si riferisce a un Fotografo paesaggistico in particolare nelle Sue fotografie?’
Roseto Capo Spulico, Castello.
Fotografia d’Arte di Filippo Caira
Risposta di Filippo Caira:
‘Mi piace ancora leggere di fotografia e, soprattutto da giovane, mi son o interessato all’opera di qualche grande fotografo, Henry Cartier Bresson in particolare; penso tuttavia di non avere avuto veri maestri cui mi sia ispirato nella foto di paesaggio. Del resto non avrebbe avuto molto senso guardare al passato perché la realtà socio-urbana cambia e con essa cambia pure l’approccio, il modo di fotografarla: le mie stesse immagini non sono più quelle che prendevo agli inizi, quando andavo per strada e fotografavo disinvoltamente i volti di persone sconosciute, gli stessi che ora, con la tutela della privacy, non è più possibile riprendere senza una preventiva liberatoria. C’è tuttavia un aspetto, particolarmente rilevante nelle mie fotografie di paesaggio, che ho osservato nelle foto realizzate e poi raccolte dai fratelli Alinari: la ricerca rigorosa della migliore prospettiva. In termini tecnici significa fotografare a una certa quota dal suolo, approssimativamente a metà dell’altezza del soggetto, una cosa non semplice quando si riprende ad esempio un palazzo o una chiesa. Eppure i vantaggi di una corretta prospettiva, anche per la correzione di talune distorsioni ottiche, sono spesso decisivi e fanno a volte la differenza tra una foto comune e un’altra spettacolare.’
Domanda di Rita Mascialino:
6.‘Che cosa pensa dei selfies fotografici che vorrebbero inquadrare il rischio personale anziché il reale commisto alla propria fantasia?’
Montegiordano, Castello.
Fotografia d’Arte di Filippo Caira
Risposta di Filippo Caira:
Ritengo, in generale, che quella fatta con il telefonino non sia vera fotografia, la quale, anche passando dall’analogico al digitale, abbisogna ancora per esprimersi dell’uso consapevole di taluni parametri difficilmente regolabili con lo smartphone: il tempo di otturazione, il diaframma dell’obbiettivo, la sensibilità. Perciò i selfies, anche per le distorsioni ottiche tipiche della ripresa ravvicinata, non possono essere assimilati al classico ritratto fotografico, che richiede oltretutto un uso sapiente delle luci. Al giovane che con i selfies intende immortalare le sue imprese – più o meno ardite – non credo interessi tanto la fotografia e quella ripresa, spesso è un semplice atto di esibizionismo, il frutto (in questo caso pericoloso) di una cultura del narcisismo ormai dilagante nel nostro tempio dominato dai social.
Domanda di Rita Mascialino:
7.‘Ultima domanda: che cosa ha in mente per le Sue prossime raccolte di Fotografia d’Arte riguardanti la Calabria?’
Cerchiara di Calabria, Santuario Madonna delle Armi
Fotografia d’Arte di Filippo Caira
Risposta di Filippo Caira:
‘Il mio progetto nel cassetto è un racconto fotografico della mia Terra. Mi piacerebbe ipotizzare dei percorsi – lontani da quelli turistici più noti – che, mettendo in sequenza alcuni siti, urbani e paesaggistici, legati tra loro dalla storia, dalla geografia e dalla cultura, possano garantire le emozioni e le meraviglie di un Grand Tour dei nostri tempi. Un racconto in formato digitale (e poi, magari, anche su carta) fatto d’immagini e di parole evocative di una storia lunga e sofferta, in grado di restituire le suggestioni di un’antica, memorabile bellezza, dove il passato sopravvive con i suoi miti arcaici, con la sua natura ancestrale, con le sue leggende, anche con i suoi piatti, descritti attraverso taluni ingredienti di assoluta eccellenza e non, banalmente, fornendone le ricette. Un progetto, insomma, dove fotografia e racconto, le mie grandi passioni, possano felicemente, orgogliosamente convivere nel segno di un a Terra e di una Gente a cui sento di appartenere e da cui non potrei vivere lontano a lungo.’
Rudere Città Vecchia, Cosenza
Fotografia d’Arte di Filippo Caira
Archi di epoca medioevale, Cosenza.
Fotografia d’Arte di Filippo Caira
Papasidero – Nella Grotta del Bos Primigenius (Paleolitico Superiore).
Fotografia d’Arte di Filippo Caira
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‘Termina qui l’Intervista di Rita Mascialino allo scrittore e fotografo d’arte Dr. Filippo Caira. Grazie sentite delle Risposte interessantissime e delle Fotografie eccellenti che ci portano più vicino il mistero connotante profondamente la Calabria, una delle Terre che io stessa prediligo e nelle cui preistoriche solitudini abiterei molto volentieri. Grazie ancora a Filippo Caira e alla sua Calabria!’
Rita Mascialino
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