2025 RASSEGNA PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® XXI ED. per la PITTURA
COMITATO DEL ‘SECONDO UMANESIMO ITALIANO ®’
‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XXI Edizione 2025 online
per la PITTURA
Immagini di Kafka – Dettagli di opere di Kafka – Scorci di Praga
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Rassegna XXI Edizione 2025 online ‘Premio Franz Kafka Italia ®’
www.franzkafkaitalia.it
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In continuità con la prassi adottata in seno al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ a partire dall’anno della Sua fondazione nel febbraio 2011 non vengono pubblicati dal Comitato sul sito www.franzkafkaitalia.it, né altrove, i Diplomi e le Motivazioni, lasciando così ai singoli Vincitori la decisione in merito.
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Per riferimenti al Centenario Kafkiano (2024) a cura di Rita Mascialino, con pregiate Illustrazioni di Vincenzo Piazza relative a opere di Kafka e analisi semantiche comparative delle immagini e delle opere di Kafka rappresentate, digitare o la dicitura o l’url YouTube come seguono:
PRIMO CENTENARIO DELLA MORTE DI FRANZ KAKFA (2024)
Youtube.com/watch?v=yAuSOkXqFB4
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Documentazione cartacea e digitale edita da
CLEUP EDITRICE UNIVERSITÀ DI PADOVA
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Studio Fotografico ValentinaVenier – Udine Via Grazzno 38 | Franz Kafka 1906 (Alamy Photo Stock)
Studio di Rita Mascialino relativo a uno scritto di Franz Kafka
“Da una lettera di Franz Kafka a Felice Bauer: il doppio volto dell’amore negato in Kafka”
di Rita Mascialino
(Dalla Lettera del 13.V.13 di Franz Kafka a Felice Bauer (Frankfurt am Main: S. Fischer Verlag GmbH: Franz Kafka – Briefe an Felice: 1970: 381:. Ortografia originale in vigore all’epoca kafkiana.)
“(…) Ach Gott, ich wollte, daß Du nicht auf der Welt wärest, sondern ganz in mir, oder noch besser, daß ich nicht auf der Welt wäre und ganz in Dir, einer von uns is zu viel hier meinem Gefühl nach, die Trennung in zwei Menschen ist unerträglich. Nun, Felice, warum nehme ich Dich nicht gleich an mich, wenigstens so nahe, als es im Raume möglichst ist, warum krümme ich mich statt dessen auf dem Waldboden wie die Tiere, vor denen Du Dich fürchtest. Es wird doch nicht grundlos sein, wie? Aber andererseits bin ich doch kein verzauberter Prinz, wenn auch verzauberte Prinzen in solche Scheußlichkeiten verborgen zu werden pflegen, es wäre schon gut und wunderbar, wenn ich bloß ein verzauberter erträglicher Mensch wäre. Du wärst zufrieden, nicht? (…)”
“(…) Ah Dio, vorrei che tu non fossi al mondo, bensì tutta in me, o ancora meglio, che io non fossi al mondo e tutto in te, uno di noi è di troppo qui secondo la mia sensazione, la separazione in due persone è insopportabile. Allora, Felice, perché non ti prendo direttamente vicino a me, almeno così vicino quanto è più possibile nello spazio, perché mi contorco invece al suolo in un bosco come le bestie delle quali hai paura. Non sarà senza motivo, ti pare? Ma d’altra parte io non sono neanche un principe stregato da un incantesimo e, anche se è consueto che i principi stregati vengano celati in tali brutture, sarebbe buona cosa e addirittura meravigliosa se io fossi semplicemente un sopportabile uomo a essere stregato. Tu ne saresti contenta, no? (…)” (Traduzione di Rita Mascialino)
Kafka inizia il suo pezzo citato dalla lettera piuttosto lunga e consistente in una serie di attacchi continuati espressi nel doppio stile kafkiano – nel quale viene detta una cosa per significarne un’altra –, con una esclamazione di uso comune in cui c’è un appello a Dio e cui segue una dichiarazione non proprio favorevole a Felice Bauer, la sua fidanzata: vorrebbe che essa non fosse al mondo, una frase che di per sé è come se dicesse che vorrebbe che fosse morta o che non esistesse e simili, aggiungendo subito dopo che vorrebbe che essa fosse tutta in lui – in ogni caso: di nuovo sparisse fisicamente per essere introiettata fisicamente in lui, quasi mangiata per così dire con un chiarimento sul piano dell’analogia –, anzi, vorrebbe lui stesso non esistere ed essere solo in lei, per poi, straordinariamente, affermare che uno di loro sia di troppo secondo lui, ciò con cui di nuovo ripete come ci sia uno di troppo, ossia che uno dei due debba sparire. Bellissimo veramente questo gioco di immagini che si susseguono per terminare sempre con la sparizione di uno dei due o di tutti e due, molto kafkianamente. Frasi double face, tipiche del modo di esprimersi di Kafka, sempre polisemico nei vari contesti. Uno dei due dovrebbe sparire quindi, non dovrebbe esserci, sia che lui fosse solo dentro di lei, sia che essa fosse solo dentro lui, quasi mangiandola o che il femminile fosse in lui così da non doversene preoccupare e aggiunge ancora pensando di salvare capra e cavoli con qualcosa che sembrerebbe positivo, che la separazione in due persone sia cosa insopportabile, quasi Kafka non potesse stare lontano da Felice. Ma le cose non stanno proprio così, come si può già vedere nell’andirivieni di frasi a doppio senso finora citate. Ad un certo punto Kafka si rivolge alla fidanzata con un Nun, Felice, Allora, Felice, dal tono quasi aggressivo, kafkianamente aggressivo, comunque piuttosto maschile, come detta dal gatto al topo per intenderci, significando che si fa? e segue la domanda che riguarda il perché lui stesso non prenda la donna vicino a sé e perché invece si butti a terra come un animale – allusione a una sessualità di stampo non femminile almeno all’epoca e piuttosto maschile, senza sentimenti, per così dire. Si tratta di una dichiarazione istintualmente molto forte relativa all’eros kafkiano che sembrerebbe – e potrebbe anche essere –, sebbene indirettamente, spaventare Felice, similmente all’amore tra le bestie nella foresta, che hanno rapporti rotolandosi a terra selvaggiamente – come Frieda e K. ad esempio nel romanzo Il Castello sotto il bancone dell’osteria, al suolo, a terra, di nascosto, tra pozzanghere di birra e sporcizia varia. Un eros che sta nello sporco in tutti i sensi, concreti e metaforici, sempre secondo il giudizio e le fantasie erotiche di Kafka, secondo il suo sentire. In ogni caso nella domanda sibillina che Kafka pone alla donna, viene ascritta implicitamente la colpa del perché egli stesso non prenda vicino a sé Felice, subito, alla fidanzata stessa, anche questo molto maschilmente. Ma poi giunge l’altra domanda, di nuovo colpevolizzando, molto implicitamente, Felice delle mancanze di Kafka negli affetti, nell’eros in sé: non sarà senza motivo il fatto che non la avvicini a sé etc., come più sopra. Dopo di ciò Kafka cambia registro e si presenta come un semplice uomo stregato, da intendersi non solo dotato di qualche magia, ma anche e soprattutto, nel contesto puntuale, sfortunato per così dire, quasi a farsi piccolo quale non era., in un magnifico depistaggio della povera Felice. E Felice era cascata nei depistaggi kafkiani sentendo tenerezza per il suo fidanzato, come anche molti lettori, così cadendo nell’ennesima trappola kafkiana della sua tanto complessa, polisemica, poliedrica maschera fornita dalla sua personalità disorientante. Nella sua metamorfosi in cavallo nero (Rita Mascialino 1996 e segg.) Kafka si mostra in un momento di profonda verità con se stesso, tutt’altro che piccolo e timido come molti lo considerano. Ma appunto, nel racconto La passeggiata improvvisa (gennaio 1912), stesso anno di composizione della nota ed esplicita Metamorfosi, scritta comunque in dicembre, per così dire: dal cavallo dovuto alla trasformazione venuta da se stesso, dalla proiezione del suo Io, alla trasformazione dovuta alla considerazione in cui era tenuto in famiglia, una trasformazione operata dagli altri, appunto dai familiari, non coincidente con la sua enorme – e veritiera – autostima come nello speciale, magico e creativo, anche alquanto sinistro cavallo nero che sorge dal profondo nella notte tenebrosa. Tornando alla lettera a Felice, si tratta di Kafka di fronte a una donna del tutto e femminilmente normale, in parte inadatta a stare con un uomo fuori dai canoni borghesi e non solo, che pure rispettava e forse amava o credeva di amare, dal quale si aspettava, come tra l’altro in questa lettera, un comportamento altrettanto borghese malgrado Kafka fosse tutt’altro che borghese nel senso riduttivo del termine, con tutta la sua osservanza apparente per i canoni borghesi. Qui Kafka si presenta in modo tale che Felice ne abbia quasi paura come di fronte alle bestie nel bosco. Una presentazione del proprio eros da parte di Kafka davvero forte, si potrebbe dire molto maschile, senza offesa di nessuno. Per poi deviare il percorso e nascondersi nelle vesti di un quasi normale uomo sfortunato, diciamo così. Da notare il gioco semantico speciale tipico dello stile espressivo di Kafka: nelle brutture sarebbe come celato e nella verità sarebbe invece un uomo normale, mentre in verità nell’eros che spaventa Felice – che ne doveva avere avuto un’intuizione vaga e remota, ma comunque un’intuizione – sarebbe proprio lui stesso e sarebbero i travestimenti borghesi a mascherarlo, a nasconderne la più nella domanda retorica: meglio non sapere ciò che inquieterebbe, togliendo la più inerte e borghese tranquillità.
Rita Mascialino
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ARTISTA ESCLUSIVO DEL ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’
Fabrizio Nicoletti (Tivoli RM-I)
STAMPA FIRMATA DA DISEGNO ACQUARELLATO
Il cavallo nero*
conferita ai Vincitori del ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ (2025)
*Opera di Fabrizio Nicoletti dedicata dall’artista alla identificazione di Rita Mascialino sul piano esegetico relativamente alla criptica metamorfosi in cavallo nero (1996 e segg.) insita nel racconto di Franz Kafka Der plötzliche Spaziergang (1912), La passeggiata improvvisa.
Fabrizio Nicoletti:
-Premio Franz Kafka Italia ®’ all’Immaginazione XVII Ed. 2024.
-Primo Premio al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVIII Ed. 2024.
Rita Mascialino, (2024) Fabrizio Nicoletti: ‘Il cavallo nero’ (2024). Tecnica: mista in carboncino, acquarello e tempera. Recensione.
“Il Disegno Artistico dell’Architetto Fabrizio Nicoletti intitolato Il cavallo nero, realizzato in stile surrealista con tecnica mista a carboncino, acquarello e tempera su cartoncino, evidenzia l’eccellente padronanza nelle due arti sia per la geometria dei tracciati, sia per la raffinata stesura delle sfumature cromatiche. L’opera si riferisce al celebre racconto di Franz Kafka Der plötzliche Spaziergang, La passeggiata improvvisa (1912) come omaggio dell’Artista a Kafka sulla base dell’esegesi innovativa del racconto da parte di Rita Mascialino (1996 e segg.) relativa all’identificazione della metamorfosi in cavallo nero implicita al testo kafkiano. La rappresentazione di tale metamorfosi nel passaggio dal testo di parole alla condensazione portata dall’immagine è interpretata con impatto artisticamente originale da Nicoletti: mentre in Kafka dominano le tenebre al punto che non si distinguono i contorni dell’animale che si sta ergendo nella sua vera forma dall’oscurità della notte attorno ad esso così che l’evento si verifica nel buio più totale – immagine kafkiana non riproducibile in un ambito visivo concreto e solo per così dire di casa nell’ambito delle immagini mentali dove tutto è possibile –, nell’opera di Fabrizio Nicoletti è presente uno sfondo bianco, riservando il nero alla imponente coda del morello e ai capelli di colui che si sta trasformando, quasi essi siano un gentile inizio di criniera. Di profonda risonanza semantico-emozionale risulta la scelta estetica di dare alla metamorfosi l’impronta della scomposizione angolata di eco cubista come essa avvenisse a pezzi da armonizzare in linee morbide successivamente, particolarmente adatta ad esprimere il divenire faticoso di una fusione stilizzata e simbolica tra umano e cavallino che allude con un tocco sinistro, seppure diversamente, all’atmosfera della metamorfosi che informa la tenebrosa ideazione dell’inconscio kafkiano che appare quasi come un buco nero dalla creatività che tutto ingoi per poi ricreare la vita nell’arte. Tale kafkiana creatività si ripropone elegantemente modificata in Nicoletti, ma non in modo da non poter essere riconosciuta nella sua matrice di riferimento, nella dinamica della metamorfosi nella parte centrale e posteriore del corpo tra l’umano e l’equino, nonché anche negli arti anteriori umani e già quasi cavallini, così che il simbolico animale pare essere in procinto di introiettare ormai quanto di umano resti. A dare respiro a tale inquietante quanto emozionalmente molto suggestivo effetto estetico insito nel disegno di Fabrizio Nicoletti stanno le cromie degli azzurri e dei rosa portate dagli acquarelli in alto nello sfondo che si riferiscono a un’oscurità non totale, segno di ancoraggio ancora presente ai colori della vita non assorbiti o non assorbibili totalmente per l’Artista Nicoletti dall’oscurità per quanto foriera di estrema potenza creativa come nel completo titanismo kafkiano della metamorfosi in cavallo nero, la quale appunto in Nicoletti non abbandona del tutto sentimenti più umani.
Così nel complesso Disegno Artistico, dalla profonda semantica espressa in un’estetica finissima, di Fabrizio Nicoletti Il cavallo nero, di cui si sono esplicitati i poli più significativi riferiti comparativamente alla medesima metamorfosi in Kafka.”
Rita Mascialino
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Cenni biografici relativi a FABRIZIO NICOLETTI Artista Esclusivo del Premio, su gentile Autorizzazione dell’artista alla pubblicazione:
“Fabrizio Nicoletti (Tivoli RM-I), di grande creatività e sensibilità artistica, è architetto su conseguimento di Laurea Triennale in ‘Tecnica di progettazione del Paesaggio e dei Giardini’ e Laurea Specialistica Magistrale in ‘Architettura del Paesaggio’ presso l’Università degli Studi ‘La Sapienza’ di Roma. Sulla base della conoscenza delle più varie tecniche come gli sono note dai suoi studi accademici specifici, è rinomato Illustratore artistico di diverse opere letterarie, nonché del Manuale ufficiale per la dispensa didattica del Corso di Formazione per ‘Soccorritore Aeroportuale Vigili del Fuoco’, ambito in seno al quale espleta anche la sua professione di Vigile del Fuoco prestando servizio in via operativa diretta presso numerosi Distaccamenti, già con intervento straordinario di supporto alle vittime del terremoto dell’Aquila nel 2009. Ha al suo attivo diverse Mostre d’Arte personali presso importanti Gallerie nazionali ed è risultato Finalista nel Concorso Mondiale della NASA per l’ideazione di un Logo. Partecipa annualmente alla ‘Mostra Integrazione’ con i ragazzi psichiatrici e diversamente abili di vari Istituti, tra cui l’Istituto Don Orione di Roma. Collabora con interventi grafici alla Rivista online remusic.it. Accanto all’impegno lavorativo e nelle arti visive, segue Corsi per l’ammissione al Biennio Superiore del Conservatorio in chitarra classica, che suona in vari Istituti e Teatri. Accompagna musicalmente le presentazioni di scrittori e poeti, con repertorio dai chitarristi classici a Fryderyk Chopin tra gli altri. Compone improvvisazioni musicali di ideazione personale. Dal curriculum di Fabrizio Nicoletti si evince come la sua esistenza si esplichi tra i due poli principali rappresentati dalla tensione al volontariato – come la sua stessa professione di Vigile del Fuoco lascia indirettamente intuire per l’immancabile sostegno dato dalla volontà di aiutare il prossimo quando in situazioni estreme di rischio della vita – e all’arte visiva e musicale, una vita dunque che Fabrizio Nicoletti spende precipuamente per il bene del prossimo e per il polo più fine della personalità umana: l’Arte.”
Rita Mascialino
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VINCITORI
‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XXI Edizione 2025 per la PITTURA
Immagini di Kafka – Dettagli di opere di Kafka – Scorci di Praga
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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD
‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA’ ® PITTURA-Immagini di Kafka
PRIMO PREMIO
-A ALEKSA ĐUKANOVIĆ (Belgrado-Repubblica di Serbia) è stato conferito il ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XXI Ed. 2025 PITTURA-Immagini di Franz Kafka: Primo Premio.
Rita Mascialino, (2025) Aleksa Đukanović: ‘Ritratto di Franz Kafka mentre pensa’ (2025). Tecnica: dipinto a olio su tela. PRIMO PREMIO al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ PITTURA-Immagini di Kafka: 2025 Ed. XXI: Recensione.
Il dipinto a olio su tela Ritratto di Franz Kafka mentre pensa (Primo Premio al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ Pittura 2025 Ed. XXI-Immagini di Kafka) creato dall’artista e scrittore Aleksa Đukanović (Belgrado-Repubblica di Serbia) mostra una originale – sul piano emozionale ed estetico molto intensa – elaborazione pittorica di una delle poche immagini note di Kafka.
L’artista, sulla base di un’acuta sensibilità e intuitiva penetrazione nei recessi dell’umana personalità, si è posto la meta ambiziosa di rappresentare Kafka mentre pensa e per questo bisogna conoscere il pensiero di Kafka e Aleksa Đukanović mostra di conoscerlo.
In tale Ritratto imperniato su un’attività che può essere anche molto dinamica per quanto astratta, quella del pensare, si notano molto evidenti le numerose rughe orizzontali sulla fronte riconducenti alla presenza di un’abitudine costante a una riflessione concettuale finalizzata a risolvere temi ardui alla comprensione, alla soluzione – le rughe sono numerose, coinvolgono tutta la fronte e appaiono profondamente incise. Il tipo di riflessione così enfatizzata nell’immagine, non evidenzia la presenza di soluzione ai problemi – le rughe sono una costante di tale pensiero altrimenti non potrebbero avere quella spazialità. È anche autoevidente come non sia una riflessione di ambito lieto, ma solo abbia il contrassegno della perplessità e del negativo, come emerge anche dall’atteggiamento della bocca, di rifiuto appena accennato secondo gli angoli impercettibilmente rivolti verso il basso: un giudizio a livello definitivo, globale, universale, coinvolgente l’esistere, ossia sulle cose dell’umano e dell’oltreumano, il tema bifronte su cui si concentra il pensiero di Kafka e come nella sua forma nel contesto dell’immagine. Per chiarire da che cosa si evinca nel dipinto la natura di tale pensiero, segue qualche giustificazione di quanto asserito. Al proposito risultano decisivi i colpi di spatola a sinistra guardando il dipinto e indirizzati da destra verso sinistra relativamente alla testa e al volto da cui prendono l’avvio, energici, sempre più sottili, non confusi, manifestano come questo arduo pensiero razionale, logico, sorga dall’introspezione più profonda relativa al passato ontologico del pensante: i segni che partono dalla testa sono espressi in un nero intenso, mentre nel loro percorso all’indietro, in maggiore distanza dalla testa, si sfumano e si fanno molto più sottili, quasi invisibili. Ciò, ribadendo, denota un’introspezione profonda che dall’ambito del passato esistenziale strettamente personale sfocia in un passato molto più remoto, nel passato del senso originario della vita in generale, comprensivo delle proprie radici più lontane, un passato che finisce nel nulla, come i segni che cessano nell’impossibilità di comprendere il senso di tali radici della vita. In un percorso che dal passato ontologico prosegue verso il passato più lontano fino a penetrare nelle questioni metafisiche che si rivelano inaccessibili. Per un ulteriore chiarimento: i colpi di spatola non stanno a destra dell’immagine in un avanzamento verso l’ambiente esterno, verso la vita per così dire attiva, dove mancano completamente, bensì si rivolgono all’indietro, appunto introspettivamente al proprio passato esistenziale, divenendo sempre più sottili, perdendosi in un passato non più solo personale, ma anche più antico, quello che riguarda il passato della storia dei popoli, specificamente della propria cultura di appartenenza più antica, e ancora più antica: l’origine della vita. Per altro anche le cromie hanno sfumature per così dire anticate, evanescenti e un po’sbiadite, come si conviene ad antiche immagini, ad antiche vestigia di un antico passato.
Si aggiunge in questa interpretazione anche una speciale e molto interessante forma assunta dai capelli di Kafka nel Ritratto. Le immagini disponibili di Kafka mostrano in genere capelli con sagoma più o meno arrotondata, comunque mai appuntiti.così in alto. Nel caso specifico tale acconciatura ha un’ottima possibilità di associarsi al berretto tradizionale del popolo serbo, cui appartiene l’artista: la subara. Ciò porrebbe o pone Kafka, straordinariamente, come non solo apprezzato nella cultura serba, ma con un contrassegno più specifico della tradizione culturale, questo in un omaggio, discreto ma di sommo onore, che va al di là di ogni conformismo culturale, bensì che parla di vera e profonda condivisione sul piano culturale, detto con un termine attuale: integrazione, profonda e veritiera.
Magnifico e complesso Ritratto di Franz Kafka mentre pensa di Aleksa Đukanović, giovane studioso e artista serbo dalla profonda creatività, opera in cui Kafka ha l’eleganza a sé intrinseca e un ulteriore arricchimento: l’accoglienza d’onore – e d’amicizia – nella cultura serba.
Così nell’interpretazione del Kafka pensante di Aleksa Đukanović, che isola mettendola in evidenza la costante presenza della riflessione nel pensiero kafkiano, un pensiero che, nel contesto, ha i contorni del giudizio finale negativo e, nello sguardo specificamente, la preoccupazione dovuta a tali esisti della riflessione, la preoccupazione per come le cose stanno e, implicitamente, staranno, nonché un contenuto speciale relativo al proprio passato e a quello della sua cultura originaria, nonché il tocco dell’accoglienza amichevole nella cultura serba.
Rita Mascialino
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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD
PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® PITTURA-Dettagli di opere di Kafka
PRIMO PREMIO
-A ANNA TONELLI (Roma-I) è stato conferito il ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XXI Ed. 2025 PITTURA-Dettagli di opere di Kafka: Primo Premio.
Rita Mascialino, (2025) Anna Tonelli: ‘L’amore secondo Kafka’ (2025). Tecnica: dipinto a olio su tela. PRIMO PREMIO al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ PITTURA-Dettagli di opere di Kafka: 2025 Ed. XXI. Recensione.
Il dipinto a olio su tela L’amore secondo Kafka (Primo Premio al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ Pittura 2025 Ed. XXI: Dettagli di opere di Kafka) dell’architetto e artista, disegnatrice e pittrice, Anna Tonelli (Roma-I) presenta l’interpretazione di Kafka relativamente alla considerazione dell’amore, a quanto ne pensava egli stesso per come si evince dalla sua esistenza e dalle sue opere, ciò da cui risulta, anche nel contesto del dipinto, la rinuncia di Kafka all’amore di una donna.
Molto coinvolgente dal punto di vista estetico-emozionale è la bellezza del dipinto, che presenta, prima ancora del significato altamente simbolico e interiore di cui fra poco, un’ammaliante immagine fatta di sfumature del blu, dal turchino scuro all’azzurro fiordaliso di un cielo illuminato da uno scoppio di luce bianca non del sole, bensì come luce propria di un immenso fiore, nel contesto il simbolico fiore bianco dell’amore collegato in tutte le culture, sin dalla più remota antichità, a purezza e innocenza, comunque non materialità, ma spiritualità, fiore che sta illuminando, seppure in modo diverso, i due personaggi – splende ormai alle spalle di Kafka, inattinto, così nel contesto pittorico, in cui inebrianti tonalità dei blu, cromie della pacatezza, dell’equilibrio e dell’interiorità dominano rese visibili dalla forza del sentimento del metaforico e potente fiore dell’amore spirituale, comunque non materiale. Una cromia, quella della gamma dei blu, che stimola o favorisce il distacco dal reale concreto e l’avvicinamento interiore al metafisico, al trascendente, all’infinito come luogo di pace e compiutezza dell’esistere – il protagonista procede, sempre secondo il contesto offerto dall’immagine, abbandonando o scegliendo di abbandonare il reale materiale e incamminandosi verso l’azzurro infinito come testé accennato. Voluto consapevolmente dall’artista Anna Tonelli o forse per così dire sfuggito al suo inconscio – sempre maggiormente sapiente del conscio –, sta sul percorso davanti a Kafka un fiore bianco, un giglio, un simbolo di amore puro del personaggio, un fiore che gli segna la via, a dimostrazione di come l’uomo non abbandoni la donna perché insensibile all’amore che essa gli può dare, ma perché preferisca un amore al di là di quanto la donna possa dargli, secondo quanto ne pensi appunto Kafka. E davvero, commentando soggettivamente fuori analisi, sembra difficile poter corrispondere al desiderio assoluto di affetto e amore insieme come, pare dalle opere di Kafka e dal dipinto di Anna Tonelli in piena sintonia con esse nel profondo della loro semantica, sarebbe stato adatto a un tale uomo.
Segue adesso un riferimento al titolo del dipinto. Esso associa nell’eco Il vangelo secondo Matteo di Pasolini, opera nella quale manca la donna di Magdala, la Maddalena, come pure mancano le altre donne in generale a parte la figura della madre di Cristo, diversamente che in Kafka e nella tela, dove non compare nessuna figura materna. Vi è quindi un’associazione al film per l’assenza di amore fisico nella vita del Cristo pasoliniano, così come in Kafka, come impossibilità di una relazione convinta, capace di tenere Kafka unito all’amore di una donna. Per altro Kafka ebbe a dire che il suono del nome tedesco, a lui sgradevole, Mutter per madre, aveva contribuito a impedire il suo amore per la madr,e per rivolgersi alla quale avrebbe preferito il più dolce suono proprio del termine ebraico ,אמא , אם traslitterato da destra verso sinistra em, imma, per madre e mamma, ciò con tutte le profonde implicazioni del caso che non interessano specificamente questa analisi.
Di fatto, ovviamente pittorico, la tela mostra in alto a destra dell’immagine un uomo, piccolo nella prospettiva della lontananza – ma non solo, secondo l’implicito intrinseco all’immagine come vedremo subito –, il quale ha girato le spalle alla donna e se ne distacca in quello che pare un allontanamento e un’ascesa verso l’alto, tra lembi di nubi – o anche riverberi di petali del fiore –, illuminati in sedicesimo dalla forte luce dello speciale fiore dell’amore, fiore che tuttavia sta di lato, non splende su di lui che, nel contesto, non lo vede o non lo vede più, ciò diversamente che per la donna che, pure di lato, lo può vedere, ossia non è visibile a lui che lo sorpassa e guarda dritto davanti a sé, ad esso rinunciando tranne che per qualche chiarore in sedicesimo nel riverbero, nell’alone.
La donna lasciata alle spalle e rappresentata pure di spalle, dal retro, è grande rispetto all’uomo nella prospettiva dell’allontanamento, ma non solo. Ferma ed eretta, saldamente poggiante al suolo, alla terra, lo sta guardando mentre abbandona quanto può offrire il reale simboleggiato, nella tela, dalla donna. Pertanto è lui che rinuncia a fermarsi per l’amore femminile svanendo nei lembi di nubi floreali, in cielo. In alto dunque, breve riferimento: Kafka riteneva, nelle sue opere, l’amore coinvolgente il sesso come qualcosa di degradante, di basso, qualcosa da svolgersi a terra come da parte degli altri animali non umani, luogo dove sta la donna, che, nel contesto con i piedi per terra, non teme per così dire di avere le mani in pasta nell’amore, di sporcarsele a terra, questo con la sua figura che resta comunque grande ed eretta, potente, Per altro il vestito della donna ripropone la medesima trama della struttura sulla quale l’uomo è salito e che sta superando, non più poggiato saldamente al suolo, bensì muovendosi nell’aria, confuso in parte con le citate nubi, ossia abbandona ormai la terra, apparentemente quasi una metaforica Torre di Babele relativa all’impossibilità, nel contesto, per l’uomo e la donna, di capirsi reciprocamente. E in vetta a questa speciale Torre simbolica e solcata da una scala o sentiero che conduce in alto sta appunto solitario Kafka che non è compreso dalla donna e che da parte sua non affronta la difficile relazione non volendo qualcosa di non del tutto accettabile per lui, rinunciando così a comprendere più umanamente il sentimento dell’amore, alla base della vita nel bene e nel male. La donna del dipinto, come è evidente, non segue l’uomo nel suo aereo cammino verso l’alto, ossia lo segue con lo sguardo lasciandolo nelle sue credenze o illusioni e restando essa trattenuta dalla forza di gravità che la ancora saldamente al suolo. Essa dunque non pare avere illusioni e pare accettare la vita per quello che offre senza problematizzare alcunché – esattamente come sono le donne nelle opere di Kafka.
Un dipinto straordinario, L’amore secondo Kafka di Anna Tonelli, che esprime in un’immagine densa di simbologie molto coinvolgenti dal punto estetico, profondo, intuitivo, quanto emerge dalle opere di Kafka sul tema.
Rita Mascialino
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PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® PITTURA-Dettagli di opere di Kafka
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
-A MATTIA DE LUCA (Vittorio Veneto TV-I) è stato conferito il ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XXI Ed. 2025 PITTURA-Dettagli di opere di Kafka: Premio Speciale della Giuria.
Rita Mascialino, (2025) Mattia De Luca: ‘L’amore secondo Kafka’ (2025). Tecnica: dipinto a olio su tela. PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ PITTURA-Dettagli di opere di Kafka: 2025 Ed. XXI. Recensione.
Il dipinto realizzato in tecnica mista di acquarello, acrilico, tempera e inchiostro su carta Il processo di Kafka (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ Pittura 2025 Ed. XXI: Dettagli di opere di Kafka) di Mattia De Luca (Vittorio Veneto TV), artista, critico d’arte, ricercatore nell’ambito delle arti visive, rappresenta sul piano dell’astrattismo simbolico la vicenda narrata da Kafka nel suo romanzo Il processo cui l’artista si è riferito. L’opera mostra tinte accese. Il rosso cremisi con qualche tocco di magenta, per connotare mostri in agguato come tra l’altro nella figurazione in alto a sinistra del supporto cartaceo, dove si distingue una sagoma evocante un simil-pinocchio con un simbolico naso lungo che ha di fronte un pesce a fauci aperte pericolosamente indirizzato verso di lui – non il polisemico pescecane della fiaba di Collodi, ma comunque un simbolo di rischio di inghiottimento nell’inconscio da cui non più uscire come nei peggiori incubi. Anche il nero è sparso un po’ ovunque nell’immagine, a connotazione soprattutto di figure umane – secondo il colore precipuo delle toghe dei magistrati – che afferrano uomini che apparentemente tentano la fuga senza successo, ormai imprigionati nelle loro maglie. Sono nere anche forme di mostri acquatici a fauci dentate e spalancate, pronte ad azzannare piccoli umani ormai terrorizzati e in preda al totale disorientamento, attaccati da ogni parte senza sapere dove e come potersi salvare, il tutto in uno dei peggiori incubi ossessivi, come Mattia De Luca nel suo interessante ed esteticamente bel dipinto ritiene li dovesse avere il protagonista del romanzo. Particolarmente suggestiva e misteriosa è in alto centralmente all’immagine una nera figura composita di donna: una vecchia strega e una giovinetta, quasi avessero un unico corpo e un doppio volto, un incubo che si adatta molto efficacemente al kafkiano femminile relativo alla madre come e alla donna più giovane, quasi un riverbero della fiaba di Biancaneve – sappiamo che le fiabe, nel loro inconscio collettivo per così dire, spesso offrono incubi altrimenti sepolti nei percorsi più profondamente rimossi e sappiamo anche che il rapporto di Kafka con le donne, con la madre, non era dei più felici.
In quest’opera complessa, densa di simbologie del profondo, Mattia De Luca ha isolato un dettaglio importante che sta nel romanzo Il processo, ossia quello relativo all’insensatezza nel rapporto tra Giustizia e individuo che vuole sapere di che cosa sia accusato – ciò che sfocia nel metafisico – e ne ha riprodotto l’immagine secondo la sua sensibilità. Si tratta della confusione generale che domina nelle vicende narrate, che tutte confluiscono, nel romanzo kafkiano e nel dipinto Il processo di Kafka di Mattia de Luca, nell’assurdità dell’esistenza, in tutti i livelli culturali e umani ed è questo che l’artista ha espresso in un paesaggio mentale degno del più drammatico incubo.
Rita Mascialino
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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD
PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® PITTURA-Dettagli di opere di Kafka
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
-A SVETLANA SANJA STAMBOLIĆ (Topola-Repubblica di Serbia) è stato conferito il ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XXI Ed. 2025 PITTURA-Dettagli di opere di Kafka: Premio Speciale della Giuria.
Rita Mascialino, (2025) Svetlana Sanja Stambolić: ‘Il silenzio delle sirene ’ (2025). Tecnica: dipinto in acrilico su tela. PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ PITTURA-Dettagli di opere di Kafka: 2025 Ed. XXI. Recensione.
Il dipinto in acrilico su tela Il silenzio delle sirene (Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ® Pittura 2025 Ed. XXI-Dettagli di opere di Kafka) dell’artista, pittrice e disegnatrice, Svetlana Sanja Stambolić (Topola-Repubblica di Serbia) appartiene allo stile astratto, con qualche appena accennato e quasi nascosto tocco di surrealismo simbolico, di cui fra poco.
L’artista ha elaborato, come dal titolo dell’opera, il dettaglio kafkiano del silenzio delle sirene e della loro invisibilità: in Kafka si tratta di sirene che non cantano per ammaliare gli incauti naviganti, nello specifico Odisseo, ma stanno in silenzio e nell’immagine di Svetlana Sanja Stambolić nulla fa ritenere che vi sia un canto, non vi sono segni di possibili canti, mentre dominano le più belle cromie: il più femminile rosa fucsia, in alto a destra della tela e in parte come richiamo anche verso il basso a sinistra, e il rosa tenue dedicato a mimetizzare niente meno che gli artigli delle silenti e invisibili arpie-sirene, nonché il baratro che si apre sotto di esse a inghiottire i malcapitati, artigli presenti anche nel racconto di Kafka. Il silenzio delle sirene dello specialissimo e magnifico racconto kafkiano viene rappresentato in Stambolić nel dettaglio della quasi totale invisibilità delle arpie, di cui si intravedono solo i rosei artigli, e del gorgo o rocce o scogli che conducono negli abissi. Anche l’abbaglio dovuto agli stupendi colori sparsi come a nuvole funge da depistaggio del male sotto l’aspetto estetico del bello – l’azzurro è beneaugurante per cielo e mare, l’oro parla della luce del sole riflessa nelle acque, non ci sono pericoli immediatamente percepibili tra tanta bellezza. Anche il verde delle acque non si riferisce a onde in tempesta, ma – come la bellezza delle sirene kafkiane che mostrano poi gli artigli come arpie – nella Stambolić la verde acqua marina sottende sorniona fauci marine pronte a sommergere gli incauti con l’aiuto dei rosei artigli delle arpie-sirene.
Così, la pittrice Svetlana Sanja Stambolić ha interpretato magistralmente il difficile racconto Il silenzio delle sirene di Franz Kafka isolando il dettaglio dell’invisibilità e dell’ingannevole innocenza dei richiami dell’inconscio più profondo, quali l’attrazione seducente di metaforiche acque.
Rita Mascialino
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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD
PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® PITTURA-Scorci di Praga
PRIMO PREMIO
-A EUGENIU TIBIRNAC (Petreni-Repubblica di Moldova) è stato conferito il ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XXI Ed. 2025 PITTURA-Scorci di Praga: Primo Premio.
ita Mascialino, (2025) Eugeniu Tibirnac: ‘Il Castello della fantasia’ (2025). Tecnica: dipinto a olio su tela. PRIMO PREMIO al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ PITTURA-Scorci di Praga: 2025 Ed. XXI. Recensione.
L’acquarello Il Castello della fantasia (Primo Premio al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ Pittura 2025 Ed. XXI-Scorci di Praga) dell’artista e docente di storia dell’arte Eugeniu Tibirnac (Petreni-Repubblica di Moldova), relativo a uno scorcio della città natale di Kafka, trasfigura il concreto in immagine dell’interiorità più profonda, come Praga fosse sradicata dal reale, divenuta puro segno estetico, opera d’arte creata in seno alla mente dell’artista che mostra una sensibilità fuori dall’ordinario, come in generale nei suoi acquarelli di aerea levità che inducono gli umani a penetrare con l’artista nella realtà misteriosa, ossia più segreta, dell’immaginazione ricca delle meraviglie donate dall’arte. Il citato acquarello è una delle opere che verranno esposte nella Mostra Virtuale online Praga Kafkiana nel prossimo dicembre 2025, in memoriam.
Lo sfondo, frutto di una cromia mista di blu e giallo in varia proporzione e schiarita con il bianco fino ad ottenere un delicatissimo verde menta, trasporta immediatamente nell’impalpabile realtà della fantasia, in cui l’artista, secondo il proprio filtro psicologico, colloca la sinistra immagine del castello di Praga, reso celebre in seno alla narrativa kafkiana. In questo mondo staccato dal reale concreto si inseriscono forme che conducono nell’ambito delle più profonde simbologie, con cui l’arte, in base agli artisti, ha contatti privilegiati. Così si vedono sopra al castello forme oppressive che rivelano il significato profondo di tale castello non lieto. Non si tratta di nuvole vere e proprie: il loro colore è marrone con qualche quasi impercettibile tonalità di verde marcio, un’oscura cromia condivisa dalla parte più alta del castello, la sua testa per così dire, che si continua, più tenue e non oppressiva, i parti del corpo del castello fino a divenire biancastra, anche nelle casette ai piedi del castello, , mentre i tetti degli aggetti e delle casette riprendono il colore marrone chiaro. Se si considera la struttura del castello paragonandola in senso analogico ad un corpo umano, si evidenzia come la metaforica testa, situata più in alto, oscura, condivida la spazialità delle metaforiche nubi sovrastanti, come una visualizzazione di pensieri oppressivi e malefici, quasi fossero il segno proiettato all’esterno della mente di un tale corpo simbolico. Emerge così un castello che al suo interno non ha alcuna presenza di illuminazioni festose, alcun segno di gioia dei suoi abitanti, ma solo presenza di chiusure e oscurità, cupezza. Centralmente in bassi si apre un ingresso apparentemente custodito da una guardia – il famoso portinaio della Legge kafkiana. A sinistra dell’immagine, alla base dell’edificio, sale un altro percorso, che porta nella più fitta oscurità, suscitando l’infausta sensazione come se chi entrasse per quella porta oscura lasciasse la luce al di fuori o chi ne uscisse recasse con sé quella oscurità. E questa è l’impressione che, secondo l’immaginazione dell’artista Eugeniu Tibirnac radicata nel profondo della sua sensibilità così acuta, dovette ricevere Kafka dalla città di Praga, dal suo così celebre castello ombroso, sinistro, diversamente dalle casette ai suoi piedi che appaiono abitazioni distanti dalle ombre aleggianti in testa al castello e in esso, casette abitate da un’umanità semplice, non di potere, sottomesse comunque al castello come dalla loro collocazione, in basso, sottomissione che testimonia dell’accettazione da parte dei loro abitanti alla natura del castello e del potere in esso rappresentato.
Termina qui la breve analisi del magnifico e semanticamente profondo acquarello – anche segreto nel senso di cui sopra – di un celebre scorcio di Praga Il Castello della fantasia creato dall’artista moldavo Eugeniu Tibirnac.
Ancora un’osservazione. Un castello della fantasia, quello della città kafkiana di Praga, a evidenziare come qualsiasi opera d’arte, per quanto anche realistica si possa presentare, è opera dell’immaginazione creativa come suggerisce il grande artista Eugeniu Tibirnac.
Rita Mascialino
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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD
Premio fuori oncorso
PREMIO ONORARIO ‘FRANZ KAFKA ITALIA ®’ per speciali meriti
-A ALEKSA ĐUKANOVIĆ (Belgrado-Repubblica di Serbia) è stato conferito il
‘PREMIO ONORARIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ per speciali meriti (2025).
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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD
Premi fuori concorso
PREMIO ONORARIO ‘FRANZ KAFKA ITALIA ®’ per speciali meriti
-A EUGENIU TIBIRNAC (Petreni-Repubblica di Moldova) è stato conferito il
‘PREMIO ONORARIO ‘FRANZ KAFKA ITALIA ®’ per speciali meriti (2025).
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Al termine di questa Rassegna, il mio riconoscente saluto va a tutti i Partecipanti, Vincitori e non, che hanno onorato il ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ offrendo la loro pregiata attività culturale e le loro opere al festeggiamento di FRANZ KAFKA come scrittore e come uomo, come persona, ed esprimo loro il mio più sentito ringraziamento!
Rita Mascialino (detta Maddalena)
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