Franz Kafka e le sue metamorfosi
Tutti conoscono Die Verwandlung, La Metamorfosi risalente al 1915, dove il protagonista si ritrova trasformato nello scarafaggio divenuto celebre nel mondo culturale degli umani, come la metamorfosi più connotativa dell’opera di Franz Kafka, scarafaggio che rappresenta lo stato di frattura del protagonista con il mondo ad esso esterno che non lo comprende e lo rifiuta fino a lasciarlo decadere in solitudine e morire nell’abbandono totale. Si tratta di una metamorfosi che rappresenta una ribellione per quanto passiva, pur sempre tale, verso quanto la vita porta con sé di ingiusto, di inaccettabile sul piano della dignità umana.
Ma c’è anche un’altra metamorfosi dello stesso grande calibro, forse anche maggiore e comunque senz’altro ancora più sorprendente dell’altra nonché antecedente cronologicamente a quella relativa allo scarafaggio, una metamorfosi molto diversa nella prospettiva psicologica. Questa metamorfosi è stata identificata nell’ambito culturale italiano dall’autrice (Mascialino 1996, 2008, 2010). Si tratta della metamorfosi del protagonista del racconto Der plötzliche Spaziergang, La passeggiata improvvisa. In questa metamorfosi Kafka ci appare consapevole del suo valore e soprattutto della potenza della sua immaginazione artistica come non accade di frequente o non accade mai nel resto delle sue opere.
Se dunque di giorno l’autore si trova trasformato in un repellente scarafaggio nero, di notte, quando la realtà esterna viene cancellata dall’oscurità e sembra perdere di consistenza materiale nella negazione di ogni colore che è appunto il nero che nasconde tutte le forme, l’autore si trasforma in un cavallo pure nero di sconvolgente bellezza e presenza il quale ha una straordinaria capacità, quella di vedere nell’oscurità, un cavallo simbolico del mondo dell’immaginazione inconscia relativa alla fantasia artistica, immaginazione diversa da quella che funge da supporto alla razionalità simboleggiata dalla luce del sole, dove ogni forma è chiaramente identificabile. Il cavallo è anche simbolo per la razionalità, ma allora sarà un cavallo di colore bianco che vede nella luce chiara del giorno concetti consci aventi riscontro concreto con il reale e che non ha accesso al cieco mondo della notte dove vengono prodotte le immagini della fantasia inconscia alla base del fenomeno dell’arte, là dove è signore il kafkiano cavallo nero.
Così lo scarafaggio corrisponde per Kafka alla triste e squallida routine della razionalità quotidiana nella quale egli si percepisce con quell’aspetto che parallelamente corrisponde a sua volta alla stessa situazione squallida in cui il protagonista della passeggiata improvvisa vive all’interno della sua famiglia. Diversamente, il cavallo nero corrisponde alla libera vita della più potente fantasia artistica dell’autore, dell’immaginazione quando questa non è imbrigliata dalle necessità del reale concreto, dai limiti che pone il reale alla progettazione umana, dai limiti posti dal pensiero razionale, scientifico che deve avere riscontro con la realtà, dai limiti posti dal conformismo della vita familiare borghese. Ed il cavallo nero si muove a suo perfetto agio nel buio dell’inconscio, dove le esigenze della più stretta ragione sembrano essere messe sullo sfondo, non in primo piano, dove si pongono invece le immagini che formano i mondi psichici di cui consta eminentemente la fantasia e che sono visti kafkianamente appunto dal più possente cavallo nero che è signore nell’inconscio più oscuro. Dice il protagonista nel racconto “nero di contornità” come nell’interpretazione e traduzione della Mascialino, ossia nero in quanto il cavallo è nero e nero in quanto ciò che lo circonda, la notte, è pure nero. Kafka ha creato con il termine Umrissenheit un neologismo e lo ha fatto per un motivo preciso e profondo, non per il piacere superficiale di essere originale. Lo ha prodotto per esprimere un concetto altrimenti inesprimibile usando i termini a disposizione nella lingua tedesca, concetto che gli interpreti e traduttori hanno cercato di riprodurre con varie parafrasi le quali tuttavia non ridanno la superba sintesi intrinseca al concetto kafkiano espresso da Umrissenheit e neppure ridanno il complesso e sintetico significato kafkiano per esprimere il quale Kafka ha ritenuto necessario appunto creare il neologismo in questione. La Mascialino ha riprodotto il neologismo in italiano, ossia ha creato anche in italiano un neologismo esattamente corrispondente a quello tedesco e lo ha interpretato: contornità, suffisso tedesco –heit nell’italiano –ità. Tale termine non esiste in italiano altro che nell’interpretazione della Mascialino del pezzo kafkiano così come non esiste Umrissenheit in tedesco altro che nel neologismo prodotto da Kafka appositamente per il suo racconto, neologismo il quale non è diventato di dominio comune né in italiano né in tedesco. Come mai non si trovi in usuale circolazione in italiano e in tedesco dipende dal fatto che si tratta di un termine che esprime un concetto complesso, non comune. Si tratta di un termine che esprime un significato molto sofisticato di cui l’umanità in linea generale non si è mai servita per i suoi scopi espressivi in quanto non avente a disposizione un ambito concettuale ed emozionale di una tale complessa semantica: come già accennato, il nero esterno al protagonista trasformato, la contornità esterna ad esso riguardano il luogo in cui si muove il protagonista trasformato, ossia la notte come simbolo dell’inconscio più tenebroso; il nero del cavallo riguarda il protagonista trasformato in essere capace nel simbolismo che gli è proprio di vedere immagini in tale sinistra ed eccitante oscurità; il cavallo pure nero riguarda l’inconscio da cui ha origine l’arte ed in cui il protagonista proiezione di Franz Kafka si trova trasformato in quanto artista, il tutto in una immagine di superba sintesi concettuale ed emozionale, di potenza nonché eleganza con la quale Kafka ha espresso la sua concezione dell’arte. Il termine non è dunque diventato di uso comune nella lingua tedesca, perché nessuno ha mai prodotto nella propria mente una tale complessa semantica, ossia nessuno ha mai avuto la necessità di servirsene, e per altro non è stata colta la sua polisemia straordinaria presente nel testo di Kafka. Un concetto che è stato invece colto nel suo significato di superficie dove deve essere apparso alla critica tedesca – e per altro mondiale – come una bizzarria più o meno assurda, non utilizzabile ai fini di un’espressione concettuale.
Maggiori particolari al proposito nel volume di Rita Mascialino (2008) Il cavallo nero o l’altra metamorfosi di Franz Kafka (La passeggiata improvvisa), basato sullo sviluppo dello studio della Mascialino risalente al 1996; una breve sintesi si trova anche, in questo stesso Sito, nel Power Point riferito alla presentazione di Rita Mascialino How Pragmatism distorts the Meaning of Literary Texts (Der plötzliche Spaziergang, The Sudden Walk), Come il Pragmatismo distorce il significato dei testi letterari (La passeggiata improvvisa), ESSCS XXVIIth International Congress, University of Groningen (The Netherlands), President Gerhard J. Dalenoort, London, 5-7-July 2010, di cui nella Sezione Congressi e Conferenze, inoltre nella Sezione di questo sito Analisi e interpretazioni delle opere di Franz Kafka, Analisi e interpretazione N. 1 .