2024 RASSEGNA PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® CULTURA CARRIERA IMMAGINAZIONE XVII ED.

Con il Patrocinio del

Comune di Udine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COMITATO DEL SECONDO UMANESIMO ITALIANO ®

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’

alla CULTURA alla CARRIERA alla IMMAGINAZIONE

XVII Edizione 2024 online

‘PRIMO CENTENARIO DI VITA ETERNA DI FRANZ KAFKA’

(Praga 3 luglio 1883-Kierling Vienna 3 giugno 1924)

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RASSEGNA XVII Ed. 2024 online ‘Premio Franz Kafka Italia ®’

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In continuità con la prassi adottata in seno al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ a partire dall’anno della Sua fondazione 2011 non vengono pubblicati dal Comitato sul sito www.franzkafkaitalia.it, né altrove, i Diplomi e le Motivazioni, lasciando così ai singoli Vincitori la decisione in merito.

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Documentazione cartacea e digitale edita da

CLEUP EDITRICE UNIVERSITÀ DI PADOVA

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Immagine:  Fotografia 10 febbraio 2024

STUDIO FOTOGRAFICO VALENTINA VENIER

Via Grazzano 38 – 33100 Udine UD   

 

 

 

 

 

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PRIMO CENTENARIO DI VITA ETERNA DI FRANZ KAFKA 

In onore e memoria di

FRANZ KAFKA

(Praga 3 luglio 1883 – Kierling Vienna 3 giugno 1924)

Uomo di straordinaria eccellenza letteraria

Uomo di straordinaria intelligenza

Uomo di straordinaria bontà

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Omaggio di Rita Mascialino a FRANZ KAFKA

Rita Mascialino, Un sogno di Franz Kafka. Dalla Lettera a Felice Bauer del 17 novembre 1912. (S. Fischer Verlag D 1970: FRANZ KAFKA GESAMMELTE WERKE:  Herausgegeben von Max Brod: Briefe an Felice, 101)

“(…) Vorgestern in der Nacht träumte ich zum zweiten Mal von Dir. Ein Briefträger brachte mir zwei Einschreibebriefe von Dir (…) Gott, es waren Zauberbriefe: Ich konnte soviel beschriebene Bogen aus den Umschlägen ziehn, sie wurden nicht leer. Ich stand mitten auf einer Treppe und mußte die gelesenen Bogen, nimm es mir nicht übel, auf die Stufen werfen, wollte ich die weiteren Briefe aus den Umschlägen herausnehmen. Die ganze Treppe nach oben und nach unten war von diesen gelesenen Briefen hoch bedeckt und das lose aufeinandergelegte, elastische Papier rauschte mächtig. Es war ein richtiger Wunschtraum (…)”

“(…) L’altro ieri notte ho sognato di Te per la seconda volta. Un postino mi portava due Raccomandate da parte Tua (…) Dio, se erano lettere magiche: per quanti fogli scritti potevo tirare fuori dalle buste, esse non si svuotavano. Stavo in piedi in mezzo a una scala e dovevo, non prendertela con me, buttare sui gradini i fogli già letti se volevo togliere le altre lettere dalle buste. Tutta la scala veniva  completamente ricoperta  in alto e in basso da queste lettere lette e la carta ammassata  in disordine sobbalzava avanti e indietro  stormendo potentemente. Era un vero sogno di desideri impossibili (…)” (Traduzione di Rita Mascialino)

Nel sogno notturno Kafka stava in mezzo a una scala per scendere o salire – scala che nel contesto ha evidentemente valenza solo sul piano simbolico-metaforico –, sulla quale buttava i fogli già letti delle lettere di Felice, ciò che doveva fare per poter proseguire nell’estrazione dell’inesauribile quantità di fogli dalle buste i quali ricoprivano ormai completamente la scala andando a finire sopra e sotto in base ai lanci di Kafka, che chiede dunque a Felice di non prendersela se è stato costretto, nel sogno, a buttare i fogli sugli scalini, in quanto questo era una necessità per poter cercare di estrarre e leggere gli ulteriori infiniti fogli. Dobbiamo dire che Kafka, con la sua ricchissima padronanza del tedesco, sua lingua materna, nonché con la straripante e irrefrenabile immaginazione creativa di qualità più unica che rara, avrebbe – con estrema facilità – potuto scegliere non un’altra forma, ma molte altre forme linguistiche più rispettose verso le missive dell’amata pur dovendosene liberare nella speciale circostanza, questo se solo avesse voluto. Evidentemente come dall’uso del verbo werfen, buttare, e appunto dalle quasi scuse di Kafka per la sua azione non elegante e non benevola. Quasi scuse perché, nel contesto, esse servono a sottolineare ironicamente il contrario, ossia il volontario senso negativo dato all’azione. Dalla spazialità generale dello scenario onirico e dalla sottile ironia kafkiana deriva che le lettere non solo non fossero così numerose e non soddisfacessero le attese affettive di Kafka, ma anche, soprattutto e comunque, che impedissero il suo movimento libero sulla scala, bloccandolo a metà strada, in pieno stallo, incapace sul piano concreto e psicologico di salire o scendere andandosene. In altri termini: stallo a causa delle lettere – più o meno banali e più banali ancora perché inviate come Raccomandate, come qualcosa di prezioso dunque nel sogno, a detta di Kafka che a fronte della preziosità le butta via –, dunque a causa delle lettere di Felice che le scriveva tenendo in piedi un legame non proprio soddisfacente per Kafka. Una piccola lancia spezzata a parziale discolpa di Felice: certo non era facile in generale per nessuno soddisfare le attese di un tale uomo straordinario, che anche oggi conserva la sua personalità così complessa da apparire indecifrabile, apparire, non essere. Tornando all’analisi, chiude il pezzo il sintagma ein richtiger Wunschtraum, tradotto qui con un vero sogno di desideri impossibili, sintagma riferibile a una doppia irrealtà: quella del vero sogno, come se un sogno, in un gioiellino di kafkiana ironia, fosse vero come sogno e quindi, in quanto tale, non fosse vero, ossia non avesse nessuna realtà o verità nella vita concreta; inoltre quella dei desideri impossibili o irrealizzabili, i quali in quanto tali non possono avere alcuna realtà se non quella del desiderio o sogno appunto.  Sogno e desiderio irrealizzabile di Kafka relativo alle lettere di Felice magari non così lunghe e frequenti come Kafka avrebbe desiderato nella sua totale solitudine interiore, nonché a lettere di sentimenti appassionati dei quali Felice verosimilmente non era capace, ma anche relativamente  al proprio desiderio irrealizzato, all’epoca, di togliersi la opprimente impasse rappresentata da Felice nella sua vita e dal sentimento modesto, sebbene sincero da essa rappresentato e comunque non consono alle aspettative kafkiane – solo lo scatenamento della più spaventosa tisi diede a Kafka la forza di scendere la scala e lasciare così per sempre la fidanzata e i sogni di semplice quanto borghese vita affettiva che essa poteva offrirgli, irrealizzati e ormai irrealizzabili in ogni caso.

Per concludere il cenno analitico, giunge adesso una delle tante condensazioni semantiche o polisemie tipiche del criptico e letterariamente meraviglioso linguaggio kafkiano capace di schiudere orizzonti psichici inusitati quanto stupendi. Vediamo soltanto uno dei preziosi di natura linguistica presenti nel complesso testo citato, non potendo appunto occuparci di tutti gli altri qui nel breve spazio. Improvvisamente dunque le lettere da Raccomandate diventano semplici fogli per poi tornare ad essere lettere e infine essere qualificate come Papier, carta, un singolare neutro, dove la posta ha perso del tutto lo status importante di lettera per divenire solo carta – associabile, implicitamente, a carta straccia, dissolta, in associazione con il contesto del buttare via.

Ma anche la perdita di status onorevole ha sempre o talora qualche vantaggio e nel caso kafkiano ne ha uno impagabile. Il cambio di vocabolo da lettera a carta permette – nel contesto di carta scritta –  la presenza anche di significati diversi da quello delle lettere di Felice e delle proprie, in una quanto mai criptica  polisemia.  Il cambio consente a Kafka di inserire in tale carta  non solo le proprie lettere a Felice inutili come quelle della fidanzata, bensì anche i propri scritti, buttati sulla scala anch’essi credendo di liberarsene,  i quali tornano sempre da lui come ammassandosi in un movimento elastico. Per chiarire: andando avanti e indietro come in una molla, elasticamente, così che sono essi stessi, dopo aver dato a Kafka l’illusione di essere stati buttati via come le inutili lettere, a sconfiggerlo nel suo quanto mai intenso desiderio di vita concreta contribuendo massicciamente a bloccarlo anche e forse soprattutto da parte loro sulla scala tenendolo, per motivi diversi dalla relazione con Felice, lontano da un esistere non solo mentale, bensì in carne e sangue. Vita concreta cui Kafka anelava profondamente venendo tuttavia sconfitto dalla sua stessa straordinaria immaginazione letteraria, più forte di qualsiasi richiamo vitale nel senso testé accennato. In ulteriori altri termini: scritti suoi buttati via per esserne libero e poter vivere una vita concreta , che per così dire restano sulla scala ad impedirgli di vivere concretamente, più forti del suo desiderio di vita. Un desiderio doppiamente irrealizzato e irrealizzabile in quello che è, polisemicamente, un vero sogno, come tale pertanto privo di verità, di realtà, in tal senso un vero sogno di desideri impossibili a realizzarsi.

Pezzo arduo a comprendersi – e di conseguenza a tradursi –, ma non impossibile a penetrarsi, la lingua tedesca è fatta per esprimere chiarezza e anche i labirintici ed elegantissimi giochi semantici di Kafka sono chiari o possono essere chiariti, si fa per dire.”

                                                                                                                         Rita Mascialino 

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Rita Mascialino, (2024) Vincenzo Piazza: ‘Un sogno’. Incisione (95×158), 2007. Recensione.

L’importante Incisione di Vincenzo Piazza intitolata Un sogno (95×158, 2007) illustra il sogno di cui Kafka narra nella lettera del 17 novembre 1912 alla fidanzata Felice e di cui è stata realizzata una breve analisi e interpretazione (Mascialino 2024) più sopra. L’Incisione di Piazza, straordinaria nella precisione dell’esecuzione tecnica e artistica, mostra due immagini collegate da una lettera: da un lato sta la scala con i fogli che si ammassano e dall’altro stanno i fogli ormai sempre più ammassati sui quali domina l’ombra di Franz Kafka, ombra quale presenza Leitmotiv dell’arte di Piazza relativamente a Kafka come evidenziato nell’Introduzione e  Presentazione della Mostra Virtuale Personale ‘La narrativa di Kafka in immagini’ concernente nove opere di Kafka, di cui nel Video YouTube del Centenario 2024 (Mascialino), ombra come metafora della presenza eminentemente psichica, impalpabile quindi, non fisica in carne ed ossa, dell’essenza di Kafka scrittore nella quale consisteva soprattutto la sua personalità. Non uomo concreto dunque, ma ombra, la quale sovrasta le lettere alle quali Kafka volge le spalle  dopo la lettura, in quanto  disinteressato propriamente ad esse, per lui non soddisfacenti. Le lettere della fidanzata scendono e si ammucchiano sulla scala partendo da una sorta di porta o apertura che lascia entrare un fascio di luce bianchissima e con essa le lettere. Alle spalle e intorno sta una notte oscura, dove l’unica luce appare quella emanata dalla speranza di felicità che esse recano con sé e vorrebbero suscitare nella mente di Kafka. Alla loro partenza, al loro invio, sono chiare e paiono quasi fiori bianchi nell’Incisione di Piazza, per trasformarsi in fondo alla scala in fogli scritti dispersi inutilmente. Il fatto che esse non blocchino l’ombra di Kafka sulla scala nell’Incisione rafforza ancora di più il non interesse di Kafka per la relazione con Felice.

Vincenzo Piazza evidenzia nella sua Illustrazione, semanticamente molto efficace e accuratissima nella realizzazione di insieme e dettagli, la totale solitudine di Kafka e il suo rifiuto per le lettere della donna, per la relazione stessa. Si tratta di un Kafka-ombra rivolto in ogni caso, come appare dalle immagini, solo a una esistenza spesa nella scrittura, nella lettura, non negli affetti, dato che,  alla luce che portano o potrebbero portare, alla fine il Kafka di Vincenzo Piazza volta  significativamente le spalle egli stesso, in pieno accordo con il sogno in questione.”

Rita Mascialino

 

 

 

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Stampa da Disegno Artistico (2024) Il cavallo nero*dell’Artista Esclusivo del ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®

FABRIZIO NICOLETTI

(Tivoli RM-I)

 

conferita ai Vincitori del ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ 

 

 

 

 

*Opera dal titolo Il cavallo nero a firma dell’Artista Fabrizio Nicoletti come omaggio a Franz Kafka su ispirazione riferita all’esegesi innovativa di Rita Mascialino (1996 e segg.) relativa alla metamorfosi in cavallo nero identificata nel racconto di Franz Kafka Der plötzliche Spaziergang (2012), La passeggiata improvvisa. 

                                                                                                                            

Fabrizio Nicoletti:

-Premio Franz Kafka Italia ®’ all’Immaginazione XVII Ed. 2024.  

-Primo Premio al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVIII Ed. 2024.

 

Mascialino, R., (2024) Fabrizio Nicoletti, ‘Il cavallo nero. Tecnica: mista in carboncino, acquarello e tempera. Recensione.

Il Disegno Artistico dell’Architetto Fabrizio Nicoletti intitolato Il cavallo nero, realizzato in stile surrealista con tecnica mista a carboncino, acquarello e tempera su cartoncino, evidenzia l’eccellente padronanza nelle due arti sia per la geometria dei tracciati, sia per la raffinata stesura delle sfumature cromatiche. L’opera si riferisce al celebre racconto di Franz Kafka Der plötzliche Spaziergang, La passeggiata improvvisa (1912) come omaggio dell’Artista a Kafka sulla base dell’esegesi innovativa del racconto da parte di Rita Mascialino (1996 e segg.) relativa all’identificazione della metamorfosi in cavallo nero implicita al testo kafkiano. La rappresentazione di tale metamorfosi nel passaggio dal testo di parole alla condensazione portata dall’immagine è interpretata con impatto artisticamente originale da Nicoletti: mentre in Kafka dominano le tenebre al punto che non si distinguono i contorni dell’animale che si sta ergendo nella sua vera forma dall’oscurità della notte attorno ad esso così che l’evento si verifica nel buio più totale – immagine kafkiana non riproducibile in un ambito visivo concreto e solo  per così dire di casa nell’ambito delle immagini mentali dove tutto è possibile –, nell’opera di Fabrizio Nicoletti è presente  uno sfondo bianco, riservando il nero alla imponente coda del morello e ai capelli di colui che si sta trasformando, quasi essi siano un gentile inizio di criniera. Di profonda risonanza semantico-emozionale risulta la scelta estetica di dare alla metamorfosi l’impronta della scomposizione angolata di eco cubista come essa avvenisse a pezzi  da armonizzare in linee morbide successivamente, particolarmente adatta ad esprimere il divenire faticoso di una fusione stilizzata  e simbolica tra umano e cavallino che allude con un tocco sinistro, seppure diversamente, all’atmosfera della metamorfosi che informa la tenebrosa ideazione dell’inconscio kafkiano che appare quasi come un buco nero dalla creatività che tutto ingoi  per poi ricreare la vita nell’arte. Tale kafkiana creatività si ripropone  elegantemente modificata in Nicoletti, ma non in modo da non poter essere riconosciuta nella sua matrice di riferimento, nella dinamica della metamorfosi nella parte centrale e posteriore del corpo tra l’umano e l’equino, nonché anche negli arti anteriori umani e già quasi cavallini, così che il simbolico animale pare essere in procinto di introiettare ormai quanto di umano resti.  A dare respiro a tale inquietante quanto emozionalmente molto suggestivo effetto estetico insito nel disegno di Fabrizio Nicoletti stanno le cromie degli azzurri e dei rosa portate dagli acquarelli in alto nello sfondo che si riferiscono a un’oscurità non totale, segno di ancoraggio ancora presente ai colori della vita non assorbiti o non assorbibili totalmente per l’Artista Nicoletti dall’oscurità per quanto foriera di estrema potenza creativa come nel completo titanismo kafkiano della metamorfosi in cavallo nero, la quale appunto in Nicoletti non abbandona del tutto sentimenti più umani.

Così nel complesso Disegno Artistico, dalla profonda semantica espressa in un’estetica finissima, di Fabrizio Nicoletti Il cavallo nero, di cui si sono esplicitati i poli più significativi riferiti comparativamente alla medesima metamorfosi in Kafka.

                                                                                                               Rita Mascialino

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Cenni biografici relativi a FABRIZIO NICOLETTI  Artista Esclusivo del Premio, su gentile Autorizzazione dell’Artista stesso alla pubblicazione:

“Fabrizio Nicoletti (Tivoli RM-I), di grande creatività e sensibilità artistica, è Architetto su conseguimento di Laurea Triennale in ‘Tecnica di progettazione del Paesaggio e dei Giardini’ e Laurea Specialistica Magistrale in ‘Architettura del Paesaggio’ presso l’Università degli Studi ‘La Sapienza’ di Roma. Sulla base della conoscenza delle più varie tecniche come gli sono note dai suoi studi accademici  specifici, è rinomato Illustratore artistico di diverse opere letterarie, nonché del Manuale ufficiale per la dispensa didattica del Corso di Formazione per ‘Soccorritore Aeroportuale Vigili del Fuoco’, ambito in seno al quale espleta anche la sua professione di Vigile del Fuoco prestando servizio in via operativa diretta presso numerosi Distaccamenti, già con intervento straordinario di supporto alle vittime del terremoto dell’Aquila nel 2009. Ha al suo attivo diverse Mostre d’Arte personali presso importanti Gallerie nazionali ed è risultato Finalista nel Concorso Mondiale della NASA per l’ideazione di un Logo. Partecipa annualmente alla ‘Mostra Integrazione’ con i ragazzi psichiatrici e diversamente abili di vari Istituti, tra cui l’Istituto Don Orione di Roma. Collabora con interventi grafici alla Rivista online remusic.it. Accanto all’impegno lavorativo e nelle arti visive, segue Corsi per l’ammissione al Biennio Superiore del Conservatorio in chitarra classica, che suona in vari Istituti e Teatri. Accompagna musicalmente le presentazioni di scrittori e poeti, con repertorio dai chitarristi classici a Fryderyk Chopin tra gli altri. Compone improvvisazioni musicali di ideazione personale. Dal curriculum di Fabrizio Nicoletti si evince come la sua esistenza si esplichi tra i due poli principali rappresentati dalla tensione al volontariato – come la sua stessa professione di Vigile del Fuoco lascia indirettamente intuire per l’immancabile sostegno dato dalla volontà di aiutare il prossimo quando in situazioni estreme di rischio della vita – e all’arte visiva e musicale, una vita dunque che Fabrizio Nicoletti spende precipuamente per il bene del prossimo e per il polo più fine della personalità umana: l’Arte.”

Rita Mascialino

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VINCITORI

XVII ED. 2024 online

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‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII Edizione 2024 alla CULTURA

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A  STEFANO CONTI (ANCONA AN-I) è stato conferito il

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CULTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stefano Conti, (2021) L’Apostata tra realtà e leggenda. Il Medioevo cristiano contro Giuliano il pagano. Ancona AN: affinità elettive Edizioni ae: saggio: 197.

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“(…) La costituzione Magistros studiorum del 17 giugno 36298 riguardava la nomina dei professori delle scuole pubbliche. Il candidato doveva essere dichiarato idoneo dalla curia del municipio dove intendeva svolgere l’insegnamento; il decreto curiale doveva essere poi approvato dall’imperatore. Così posta, la questione non sembrava volgersi contro i cristiani, ma mirare solo a selezionare i maestri più esperti e di migliori costumi. Quello che Giuliano intendesse veramente con questa legge si evince però da una lettera esplicativa (Ep. 61): partendo dal presupposto che non è onesto che retori, grammatici, giuristi e soprattutto sofisti insegnino cose diverse e spesso contrarie alla loro fede, invitava i professori cristiani a non trattare dottrine per loro empie. Quella che forniva era quindi una motivazione morale: non deve esserci discrepanza tra quello che si insegna e quello in cui si crede; di conseguenza invitava i cristiani a non spiegare gli scritti dei poeti epici, degli storiografi e dei filosofi greci, ma a limitarsi agli evangelisti. Nonostante già in precedenza alcuni scrittori cristiani avessero parlato di inconciliabilità dell’insegnamento con la fede cristiana, la disposizione imperiale suscitò enorme scalpore negli ambienti cristiani, ma anche in quelli pagani: molti insegnanti furono costretti a scegliere tra rinnegare la propria
fede o abbandonare il posto di lavoro. Nonostante le fonti coeve non lo riportino, storici sostennero in seguito che il divieto fosse stato esteso anche agli studenti cristiani100, cosa alquanto improbabile perché in contrasto con le finalità stesse che si poneva Giuliano. Nell’epistola 61 infatti egli chiariva che i giovani non sarebbero stati esclusi dalle scuole pagane, nella speranza che, con adeguati insegnamenti, scegliessero di seguire la religione tradizionale (…)”

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A  CHEIKH TIDIANE GAYE (Thièss SENEGAL AFRICA) è stato conferito il

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CULTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cheikh Tidiane Gaye, (2022) Voglia di meticciato. Dialogo tra le culture ed etica. Arcore (MB): Kanaga Edizioni: Introduzione di Marco Aime: Introduzione di Roberto Celada Ballanti: Nota dell’Autore: saggio, 113.

39-40

“(…) La parola autoctono è riferita al popolo o alla cultura originaria del proprio luogo. La figura dell’autoctono può essere considerata come quella del custode dell’identità che abbiamo appena descritto. In alcune forme di società viene a volte incarnata dall’anziano, come nella società post figurativa. Nella società africana, ad esempio, molte figure incarnano questo ruolo, oltre all’anziano, anche se quest’ultimo fu sempre considerato il vero possessore della tradizione orale, come insegna il grande storico Amadou Hampathè: “In Africa, un vegliardo che muore è una biblioteca che brucia”. Tutto è nelle mani dell’anziano, barometro infallibile della società, chiamato a creare e custodire gli equilibri, per cui ne diventa il riferimento. Vi è anche un’altra figura: il griot (in alcuni paesi africani), considerato custode dell’oralità, diventa lo storico, detentore della saggezza del passato che dovrà comunicare e tramandare alle future generazioni. Ed è anche il musicista, il giudice, il braccio destro del re ecc. La conservazione dell’identità nelle società post figurative è di importanza capitale: la cultura non si deve perdere, è da valorizzare, da conservare, da rilasciare alle generazioni che si succedono. L’anziano detta le regole, gli adolescenti devono seguirle. Molte civiltà, come dice Margaret Mead27, vivono “nel modo in cui gli arapesh credevano di aver sempre vissuto, avendo come unico passato un’età favolosa, in un tempo senza tempo, in un luogo in cui ogni pietra serviva a rafforzare e riaffermare questo passato immutabile.” Sappiamo che tra generazioni, nelle società post figurative, i rapporti non sono sempre omogenei e possono anche cambiare. Come sappiamo anche che oggi il cambiamento avvenuto è radicale nella società multiculturale. L’autoctono, che accoglie altre persone di orizzonti culturali diversi, di lingue differenti, di modi di fare e di pensare diversi, vuole fissare le regole dell’ospitalità e dell’alterità. L’identità dell’autoctono – che alcuni hanno sempre il desiderio di conservare – diventa in una società multiculturale il riferimento assoluto. Riassumendo: per esser accettato devi sposare senza riserve i miei usi e costumi (…)”

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A  MASSIMILIANO LEPERA (Catanzaro CZ-I)  è stato conferito il

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CULTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

Massimiliano Lepera, (2023) Il cuore e il pugnale. Clemenza di Catanzaro e il Medioevo normanno. Rubbettino Editore Iride: romanzo storico, 182.

1

“La misteriosa figura incappucciata si aggirava furtiva tra gli angusti vicoli della città-fortezza, in cerca di qualcosa, o di qualcuno. Procedeva con passi leggeri e spediti, come se certuni, da lontano, la stessero pedinando e spiando in tutte le sue mosse. La sua sagoma si intravedeva a stento, mentre si destreggiava nell’oscurità della notte. Era quasi mezzanotte e la luna splendeva nel cielo autunnale, offrendo una fioca luce alla desolazione e al silenzio del luogo. A tratti arrestava il suo rapido incedere, voltandosi a destra e a sinistra, sempre guardinga e attenta ad ogni minimo movimento o soffio di vento. Quest’ultimo non mancava mai in quel posto, accompagnando costantemente i giorni e le notti dei suoi abitanti. E talvolta diveniva un compagno molesto, specialmente quando con i suoi sibili improvvisi pareva sussurrare, col buio, inquieti pensieri agli avventori delle tenebre. Dopo aver percorso un’altra lunga e tortuosa serie di piccole stradine, che si diramavano numerose nella città alla stregua delle radici di un albero, si fermò nuovamente. Ma stavolta pareva aver terminato la sua fuga silenziosa e si era bloccata dinnanzi ad una porticina in legno massiccio, bassa e stretta, tanto che a stento ci sarebbe potuta entrare una persona umana di normali dimensioni. Senza esitazione la aprì e fece per abbassarsi leggermente, in modo da entrarvi evitando di urtare col capo alle sue estremità superiori. Scese due bassi gradini e si ritrovò all’interno di una vera e propria taverna (…)”

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A  ANGIOLETTA MASIERO (Polesella RO-I) è stato conferito il

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CULTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angioletta Masiero, (2024) Insieme falceremo il vento. Storie in versi di auto, piloti e pilotesse. Independently published: Prefazione di Gian Domenico Mazzocato: Nota Introduttiva di Maria Braga: silloge poetica, 148.

100-102

LA RAGAZZA CHE CAVALCAVA IL VENTO
(In memoria di Lella Lombardi)

“Era cresciuta in un piccolo paese/tra casa e macelleria./Ma nel cuore aveva un sogno lucente,/una musica vibrante./Voleva volare sulle piste/e cavalcare il vento./Grintosa e tenace/già all’età di tredici anni/guidava i go kart./Quando metteva il/casco/e saliva sulla vettura/nessuno la poteva fermare./Lei lo sentiva nel cuore,/lo viveva come un grande amore/quel pulsare greve del motore./Aveva tutti contro./Erano gli anni Quaranta./Le brave ragazze dovevano/stare a casa./Ma lei si chiamava Lella Lombardi,/aveva grinta e carattere forte./Sapeva che poteva farcela,/bastava non mollare./Nel 1968 passò in Formula 3/e stupì tutti arrivando seconda/dietro solo a Bernabei./Due anni dopo su una Biraghi/in Formula 850/compì un’impresa straordinaria./Su dieci gare ne vinse ben quattro./Diventò così il campione italiano/dell’anno./Fu poi chiamata a Londra/per correre in Formula Ford Mexico./Ancora una volta/fu la più veloce/e la migliore di tutti./L’Italia la scelse/ come portabandiera del Tricolore/nel Gran Premio di Brands Hatch./Lella Lombardi dimostrò/di che pasta era fatta./Volò sulle piste/quasi fosse un aquilone d’aria,/un fruscìo su gomme nere./Si nutriva di vibrazioni/e le sue mani si avvolgevano/
al volante come ali./Lei era Lella Lombardi,/la “Tigre di Torino”./Fu la prima e unica donna/a smuovere la classifica/ generale/in Formula 1./Un mezzo punto le valse/l’ingresso nella storia.”

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A  MARCO PALONE (Roma RM-I)  è stato conferito il

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CULTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marco Palone, (2022) Progetto Ganimede. Elison publishing: romanzo di fantascienza, –.

“(…) «Gli uomini hanno venerato Dio in tanti modi.» Forse stemperando il discorso, riesco a farlo smettere. «Sì, ma per noi è un po’ diverso. Siamo sempre stati aperti al mondo, alla contemplazione al di fuori di noi, mentre il senso del peccato vi costringeva a recedere nella solitudine della mistica, nella trepidazione per il destino dell’anima nell’aldilà, quando torti e ragioni saranno valutati. Molti pensatori cristiani credono a una dualità tra corpo e anima e a un Dio persecutore del peccato. In realtà, più che essere interessati alla valutazione delle colpe, gli dèi ci hanno amato con l’atto meraviglioso della creazione del mondo e continuano ad amarci, nonostante il modo in cui abbiamo accolto i loro doni. E per questo gli dobbiamo la nostra più profonda venerazione, celebrando i nostri riti.» Che gli abitanti delle stazioni orbitanti, come quelli ancora sulla Terra, si dedichino alla celebrazione di feste indù, shivaitiche o altro, mi è sempre sembrato una variopinta e dispendiosa perdita di tempo e risorse, resa necessaria dal fatto che i coloni dovevano pure svagarsi in qualche modo o credere in qualcosa, per starsene sospesi nello spazio in attesa di una colonizzazione che non veniva mai avviata. Ecco perché servono ancora i fantocci colorati e capricciosi delle divinità, le loro esigenze di venerazione, le loro feste con spreco di petali colorati, finti e costumi bizzarri. Tengo questi pensieri per me, chissà se anche questa volta riesce a captarli. Ma meglio cambiare discorso (…)”

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A  SIMONETTA RONCO (Genova GE-I)  è stato conferito il

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CULTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Simonetta Ronco, (2010) Giuditta Sidoli. Vita e amori. Genova GE: Liberodiscrivere Edizioni: biografia, 126.

98-99

“(…) Alla fine della perquisizione erano state sequestrate parecchie lettere, alcuni libri stampati e qualche giornale di carattere patriottico. Quasi nulla di compromettente, insomma, eppure gli ordini furono precisi, perché precisi erano i piani della polizia. Così Giuditta fu immediatamente arrestata e condotta nelle carceri di San Francesco. Quell’arresto destò viva impressione in tutta la città: a molti parve incredibile che una signora di classe agiata e di salute fragile fosse portata in pieno inverno in una cella, lontana dal calore della sua casa, strappata agli affetti familiari. Ma se le sue figlie, Achille, che in quei giorni si trovava a Reggio e gli amici più cari erano in grande apprensione per la sua sorte, lei non soffriva più di tanto e, ottenuto il permesso di scrivere a casa, il 2 gennaio mandò subito questa lettera: “Amatissime figlie. Per prima cosa vi mando il buongiorno, mia cara Elvira, mia cara Corinna, abbracciandovi con tutta la tenerezza del mio cuore. Questa mattina sto bene e mi sono alzata alle 8. Non so ancora nulla né del come né del perché io mi sia qui: l’unico pensiero che mi angoscia è quello dell’inquietudine e della agitazione in cui sicuramente vi troverete voialtre. Mandatemi a dire che state bene e sarò contenta. Ora ho avuto la visita del signor comandante Basetti; non mi ha comunicato nessuna decisione definitiva, ma lo farà appena sarà determinata dal Superiore Governo. Continuate vi prego nelle vostre occupazioni abituali, come se io mi fossi assentata per una visita all’Achille. In quei momenti in cui il mio buon Angelo mi fa vedervi confortate, rassegnate e fidenti, mi pare quasi d’essere nella mia camera. Fate per me una carezza al povero Trenmor e non scordate gli uccellini della mia finestra. Poi, domani, quando avrete occasione, mandatemi qualche foglia dei vostri gerani”. Giuditta non volle mai che le figlie andassero a trovarla: le sue disposizioni furono categoriche. Né Elvira né tantomeno Corinna avrebbero dovuto recarsi in quel carcere così triste, perché, disse, il vederle andar via sarebbe stato per lei troppo amaro. In quei giorni Giuditta trovò conforto nella fede: comprese che le sofferenze fisiche e morali sopportate con rassegnazione, la
rendevano più forte, e si raccomandò che anche le figlie stessero tranquille (…)”

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A  SILVANA SONNO (Perugia PG-I)  è stato conferito il

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CULTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Silvana Sonno, (2017) Tre donne nella rivoluzione. Marina Cvetaeva, Anna Achmàtova, Aleksandra Kollontaj. Perugia PG: Edizioni Era Nuova: Prefazione di Claudio Fracassi: Appendice: romanzo storico, 186.

26

“(…) Per Marina lo scoppio della rivoluzione significò lo scontro con la paura, l’ansia per la sopravvivenza, sua e dei suoi figli, per condizioni di vita sempre più inumane: la fame la sporcizia la diffidenza le umiliazioni la volgarità aggressiva di personaggi usciti dalle ultime file della società, che dall’azione politica vogliono anzitutto i privilegi che negano agli altri. Per Marina il rifiuto di tutto questo, che le si configura come la nuova realtà, sfocia in un’adesione ideale (la sua repulsione per ogni ideologia è più volte dichiarata) e etica alla controrivoluzione, che diviene paradossalmente il suo modo di ‘esistenza rivoluzionaria nella rivoluzione’. ‘Lo scoglio di questo libro: la controrivoluzione, l’odio per gli ebrei, l’amore per gli ebrei, la glorificazione dei ricchi, la vituperazione dei ricchi, e, nonostante un’indubbia simpatia per la guardia bianca, un pieno tributo di ammirazione nei confronti di alcuni irreprensibili comunisti vivi. Il feroce amore per la Germania, la derisione del patriottismo bovino (dei Russi!) nel primo anno di guerra. In poche parole: l’editore, come la mia gabbia toracica, deve poter contenere TUTTO. Qui tutti sono coinvolti, tutti incolpati e tutti giustificati. È il libro della VERITÀ. È così.’ ‘Ci sono affascinanti comunisti e impeccabili guardie bianche, i primi vedranno soltanto gli ultimi e gli ultimi soltanto i primi’. Il rifiuto della rivoluzione per Marina si situa in questa sfrontata polarità (…)”

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‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CARRIERA

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A  ANDREA ANTONIOLI (Cesena FC-I) è stato conferito il

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CARRIERA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andrea Antonioli, (2017) Il secolo d’oro del Rinascimento. Un viaggio affascinante nell’epoca che rivoluzionò l’arte, la filosofia, la storia. Roma RM: Newton Compton Editori: Prefazione di Giovanni Giorgini: Introduzione dell’Autore: saggio, 669.

517-518

“(…) Nondimeno, l’evento veramente rivoluzionario nella storia non solo della scienza ma anche della cultura europea del Cinquecento fu la formulazione dell’ipotesi eliocentrica del polacco Mikolaj Kopernik (1473-1543), italianizzato come Niccolò Copernico, canonico del capitolo di Frauenburg, che aveva studiato astronomia a Cracovia per poi prendere la strada dell’Italia. Le conseguenze della sua scoperta investirono non solo tutto l’universo del sapere scientifico, bensì la stessa posizione dell’uomo nella realtà, sovvertendo radicalmente il sistema di rapporti (e, in definitiva, di “valori”) entro il quale
era trascorsa per millenni la sua vicenda quotidiana. Opera che unisce a una proposta teorica matematica una visione del mondo chiaramente influenzata dai temi solari del platonismo ficiniano e della tradizione ermetica e dalle meditazioni del Cusano, il suo De revolutionibus orbium coelestium (1543) riprendeva – è vero – idee già avanzate da antichi filosofi greci, ma grazie allo spostamento del centro del sistema dalla terra al sole, sconvolgeva l’intera architettura del mondo imperniata sulla concezione astronomica aristotelico-tolemaica divenuta dogma per la Chiesa. In pratica Copernico negava l’immobilità della Terra al centro dell’universo e affermava all’opposto il mento di rotazione del nostro pianeta intorno al proprio asse e di rivoluzione intorno al sole. Con ciò si poneva fine alla distinzione tra “ordine celeste” e “ordine terrestre”, tra il mondo delle perfette e immutabili sfere e la natura delle cose e vicende terrene, dominate sempre dai processi di generazione e di
corruzione (…)”

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A  GAETANO IANNOTTA (Casagiove CE-I) è stato conferito il

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla CARRIERA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gaetano Iannotta, (2024) Dannata Libertà. Bozzetti, Quadretti e Dediche. Reggio Calabria RC: Casa  editrice Leonida: Nota Redazionale: silloge poetica: 70.

19

Dicono
Dicono:
ogni sofferenza
è sempre in previsione
di un bene superiore.
Io vi dico:
mentre la gioia
invade il vostro cuore,
il dolore
vi attende nella vostra mente.

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PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® alla IMMAGINAZIONE

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A MICHELE ANTONIO ORESTE GIANNI (Milano MI-I) è stato conferito il

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla IMMAGINAZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

Michele Gianni, (2023) Amoressia e altre patologie. –: Gimiano Editore: Nota introduttiva dell’Autore: romanzo diaristico, 187.

16

“(…) Kafka descrive con straordinaria sagacia come la sorella di Gregor Samsa, l’unica della famiglia che prova ancora affetto per quello scarafaggio in cui si è trasformato suo fratello, non riesca a capire l’esigenza di bellezza che ha chi si trova in situazione di disagio. Si accorge che a Gregor piace scorrazzare su per i muri ed un giorno libera le pareti per lasciarlo più libero nei movimenti. Quando si accinge a togliere un quadro, Gregor, a cui quel dipinto piace particolarmente, cerca di fermarla. Ne nasce un parapiglia durante il quale il padre tira una mela che si conficca nella corazza dell’insetto. Una menomazione che impedirà a Gregor di arrampicarsi sulle pareti. Alla ragazza non passa neanche per la testa che un insetto possa provare piacere ad osservare un quadro. L’inopinato desiderio di bellezza porterà Gregor alla morte, a violare il divieto di uscire dalla stanza in cui è rinchiuso per affacciarsi in salotto ad ascoltare la sorella che suona; sarà visto dagli inquilini che con la loro pigione compensano il mancato introito del suo stipendio, così che, inorriditi e spaventati, abbandoneranno la casa senza neanche pagare l’affitto. Gregor si lascerà morire d’inedia, liberando la famiglia dalla sua presenza (…)”

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A GABRIELE MARINO (Napoli NA-I) è stato conferito il

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla IMMAGINAZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gabriele Marino, (2024) Racconti mai girati. Viterbo VT: Augh! Edizioni: Dedica dell’Autore: racconti, 173.

17

“(…) Alfred si avvicinò, posò il vassoio e, come di consuetudine, versò l’acqua bollente nella tazza munita di filtro, accompagnata da tre biscotti. Ma stavolta portò qualcosa in più. Un chip.
«La prova che anche io posso capire cos’è l’amore, signore» rispose raccogliendo vassoio e teiera e dirigendosi verso la cucina.
«Aspetta Alfred, cosa intendi dire? Non capisco».
Con sorprendente tempo scenico, l’androide si fermò, aspettò qualche secondo, poi si voltò.
«Vede signore, ho compreso che tutto l’universo conosciuto è un’infinita dicotomia. Tutto ciò che esiste ed è vita si basa
sull’interazione tra due entità: cariche positive e cariche negative, caldo e freddo, azione e reazione, attrazione e repulsione.
E io stesso non trascendo da tale legge universale. Io non sono altro che il frutto di un sistema binario, sequenze di zero e uno che si relazionano e permettono la mia funzionalità. Lo zero, da solo, è nullo. È assenza di informazione. L’uno invece è sì presenza di informazione, ma di fatto solo. L’uno è solitudine. Gli umani sono come zeri e uno che si incontrano e si completano. Un uomo ha bisogno della sua donna per vivere e viceversa. Da soli sono informazione fine a se stessa, privi di senso. L’universo è stato concepito per la coppia. Il due come unità di misura. Quel che intendo dire, signore, è che l’universo è binario. La vita lo è. La mia vita lo è. E lo è anche l’amore. Ora credo di poter comprendere il dolore che da anni l’accompagna. So cosa può significare perdere la persona che si ama e sentirsi soli: è assenza di vita».
Alfred riprese lentamente il suo ritorno in cucina. Il signor Guarino rimase impietrito. Mai avrebbe immaginato che una macchina potesse concepire una definizione così sentimentale della vita e dell’amore (…)”

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A VITO MASSIMO MASSA (Bari BA-I) è stato conferito il

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla IMMAGINAZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

Vito Massimo Massa, (2024) La terza stagione. Bari BA: Oceano Edizioni: Premessa dell’Autore: Introduzione di Gianfranco Longo: Prefazione di Tina Ferreri: Prefazione di Francesca Misasi: Prefazione di Laura Pavia: Postfazione di Maria Teresa Infante La Marca: silloge poetica, 175.

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Cento passi ancora

Cento passi ancora/Ancora una stagione/vestita di silenzio/di giorni cosparsi di sembianze/racchiusi nei sentieri/delle albe di ogni tempo./Quel treno non si è più fermato/travolto dal destino/e dall’infida apparenza./Mi ritroverò al tramonto/tra cento giorni/e cento passi ancora/tra memoria e assenza/e come cerchio d’acqua/andranno ancora gli anni./Chiedo tempo all’esistenza/nella corsa per tornare ombra/tra le altre risonanze/fino a sciogliere catene/perché il conto torni al pari.

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A FABRIZIO NICOLETTI (Tivoli RM-I)  è stato conferito il

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla IMMAGINAZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fabrizio Nicoletti, opere: (2024) Il cavallo nero (vedi sopra la Recensione); (2016) Essere e Tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

-A EUGENIU TIBIRNAC (Repubblica di Moldova)  è stato conferito il

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVII  Edizione 2024 alla IMMAGINAZIONE

Eugeniu Tibirnac, opere: (2024) Geometrie o la mente kafkiana; (2024) Kafka in città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Al termine di questa Rassegna, il mio riconoscente saluto va a tutti i Partecipanti, Vincitori e non, che hanno onorato il ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ e il Centenario Kafkiano offrendo la loro pregiata attività culturale e le loro opere al festeggiamento di FRANZ KAFKA come scrittore e come uomo, come persona. Esprimo a tutti

il mio più sentito ringraziamento!

 La Presidente Rita Mascialino

 

 

 

Immagine di Franz Kafka:

Franz Kafka 1906- laciviltacattolica.it/

 

 

 

 

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Fotografia 10 febbraio 2024

‘Studio Fotografico Valentina Venier’

Via Grazzano 38 – 33100 Udine UD

Cell. 345 346 3650

 

 

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