2023 RASSEGNA ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ DISEGNO ARTISTICO

Con il Patrocinio del

Comune di Udine

 

 

 

 

 

 

 

 

COMITATO DEL ‘SECONDO UMANESIMO ITALIANO ®’

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® 

per il DISEGNO ARTISTICO

XVI Edizione  2023 online

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Rassegna XVI Edizione 2023 online ‘Premio Franz Kafka Italia ®’

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In continuità con la prassi adottata in seno al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ a partire dall’anno della Sua fondazione 2011 non vengono pubblicati dal Comitato sul sito www.franzkafkaitalia.it, né altrove, i Diplomi e le Motivazioni, lasciando così ai singoli Vincitori la decisione in merito.

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Immagine di Franz Kafka: studenti.it/franz-kafka

 

Fotografia del 1906, quando Franz Kafka aveva ventitré anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fotografia: 22 settembre 2022

STUDIO FOTOGRAFICO VALENTINA VENIER

Via Grazzano 38 – 33100 Udine UD   –   345 346 3650

 

 

 

 

 

 

In onore e memoria di

FRANZ KAFKA

(Praga 1883 – Kierling Vienna 1924)

Il più grande scrittore di tutti i tempi

Uomo di straordinaria intelligenza

Uomo di rara nobiltà d’animo e bontà

 

Dai Tagebücher (2. Januar 1914), Diari (2 gennaio 1914):

“Wie ich jetzt die Mutter fast beschimpft habe, weil sie die ‘Böse Unschuld’ der Elli geborgt hat, der ich sie noch gestern selbst anbieten wollte. ‘Laß mir meine Bücher! Ich hab doch sonst nichts.’ Solche Reden in wirklicher Wut.”

“In che modo ho quasi insultato la madre adesso, perché ha prestato la ‘Cattiva Innocenza’ alla Elli, cui io stesso volevo offrirla ancora ieri. ‘Lasciami i miei libri! Non ho nient’altro.’ Tali discorsi in vero furore.” (Traduzione di Rita Mascialino)

“Anche Kafka si arrabbiava, ogni tanto, furiosamente con moderazione, per così dire. La madre aveva interferito nell’unica cosa di cui disponesse il figlio così straordinario e questo figlio straordinario si era infuriato: la madre gli aveva tolto la padronanza sui suoi libri per disporne per la sorella, come se in una rozza prevaricazione ne fosse stata padrona essa stessa e non il figlio. A Elli il fratello voleva offrire il libro in questione già il giorno prima, una cosa sua che avrebbe offerto lui come suo diritto, non la madre che non aveva dominio legittimo sui suoi. Kafka era geloso delle cose sue, dei suoi libri, non aveva altro, neanche uno spazio completamente proprio a casa – la sua stanza costituiva un passaggio per andare in altre stanze, come si legge nella Metamorfosi. In aggiunta: del tutto lecito riferirsi alla madre con l’articolo determinativo, la madre, in ogni caso avrebbe potuto dire nostra madre, se non  mia madre, pare quasi – nel contesto in cui Kafka afferma di non avere altro che i suoi libri – che neanche la madre sia sua, ciò da cui risulterebbe che non si sentisse inserito nel gruppo familiare. Nell’uso dell’imperativo con l’ordine di lasciargli i libri che erano suoi e nei toni secchi espressi nel dare l’ordine linguisticamente molto asciutto, inoltre nell’implicito rinfacciamento di non avere nient’altro – si suppone – in quella casa, danno un’idea di come Kafka, sebbene nell’ira, rispettasse comunque la madre, la famiglia, pur sapendo perfettamente con chi avesse a che fare, ossia pur avendone un giudizio negativo.”

                                                                                                                                 Rita Mascialino

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ARTISTA ESCLUSIVO DEL ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVI ED. 2023

PIETRO MALAVOLTA

(Ascoli Piceno 1958 – Santiago de Compostela-E 2019)

(Immagine di Pietro Malavolta)

L’Artista Pietro Malavolta viveva a Villa Pigna di Folignano (AP), quando durante un pellegrinaggio intrapreso a Santiago de Compostela è improvvisamente deceduto. È stato docente nell’ambito del Laboratorio di Fisica presso l’Istituto Tecnico di Istruzione Superiore di Ascoli Piceno ‘Ceci-Fermi-Sacconi’, dove ha creato parallelamente un Museo di attrezzi d’epoca elettronici e telefonici. Da sempre ha nutrito la sua passione per l’arte come pittura e soprattutto scultura, realizzando numerosissime Mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra cui la famosa Mostra Itinerante dedicata ‘Michelangelo Antonioni-Architetture della visione’. È stato insignito di numerosi importanti Premi e riconoscimenti, tra i quali nel 2013 il Primo Premio e la Medaglia d’Oro per la Scultura conferitogli dall’Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma, nonché il Premio alla Scultura ricevuto a Montecitorio. Sue opere si trovano in collezioni private e importanti Istituzioni pubbliche. Particolarmente significative sono le sue sculture, che si avvalgono di tecniche e materiali diversi. Sono sia rilievi o sbalzi in vari metalli quali rame e ottone, argento, sia statue a tutto tondo in legno, ottone, bronzo, ferro, pietra. Il bassorilievo, soprattutto nella forma dello stiacciato tipica di Malavolta, rende la scultura a prima vista quasi simile a una pittura, ciò che è un contrassegno distinguente dell’opera di Pietro Malavolta che si pone entro i poli rappresentati da un realismo simbolico e da un surrealismo realistico. Entro un realismo simbolico va interpretata la magnifica statua a tutto tondo di Pietro Malavolta dal titolo Dedicato alla maternità di Melania Rea, di circa tre metri di altezza compreso il basamento inciso fatto di travertino rosa di una settantina di centimetri. Si tratta di un vero capolavoro dello scultore che ha voluto innalzare attraverso la figura drammatica di Melania Rea mentre cade sotto i colpi dell’assassino anche un monumento alla donna e alla maternità come generoso dono all’umanità – per l’analisi completa dell’opera vedi il saggio in Postfazione riguardante venti importanti sculture in tondo e bassorilievi di Pietro Malavolta (Rita Mascialino in Minetti-Malavolta: Cleup 2013: 49-94).

                                                                                                                            Rita Mascialino

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Opere conferite dall’Artista PIETRO MALAVOLTA

al Premio Franz Kafka Italia ® XVI Ed. 2023

alla Cultura Carriera Immaginazione

Dilogia Kafkiana: Cavallo – L’altra metamorfosi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mascialino, R., (2023) Pietro Malavolta, ‘Dilogia Kafkiana. Cavallo L’altra metamorfosi’: Analisi e interpretazione. Tecnica: Stiacciato in materiali diversi. Assegnazione al Premio Franz Kafka Italia ® XV e XVI Ed. 2023 rispettivamente alla Cultura Carriera Immaginazione e per il Disegno Artistico.

“I bassorilievi Cavallo (40×60 cm, 48×78) e L’altra metamorfosi (38×48 cm, 48×68) dello scultore Pietro Malavolta fanno parte della Dilogia Kafkiana (2013) incentrata sul tema della creatività artistica. Le due sculture sono eseguite secondo la tecnica dello sbalzo e saldatura di metalli quali rame, bronzo, inoltre con finitura in argento e intervento pittorico su cornice lignea. L’opera fa parte del genere dei bassorilievi, nello specifico è del tipo dello stiacciato così denominato da Donatello (Firenze 1386-1466), che ne fu l’ideatore e massimo esponente, ossia un bassorilievo ‘schiacciato’, il più basso di tutte le altre distinzioni di rilievi come bassorilievo, mezzorilievo e altorilievo. Nello stiacciato le sporgenze sono minime, così che la profondità prospettica viene data da quasi impercettibili chiaroscuri generati tra i livelli dei vari rilievi, tra i primi piani e lo sfondo, ciò che assieme alle diverse cromie dà più immediatamente l’apparenza di un disegno o di un’opera pittorica – anche la cornice lignea, che integra la scultura come nell’altra componente della Dilogia, contribuisce, tra l’altro e di  primo acchito a evocare l’impressione di trovarsi di fronte a un dipinto, salvo poi a riconoscere nel rilievo per quanto bassissimo una presenza per così dire più concreta relativa al rappresentato.

Entro questa prospettiva concettuale il soggetto comprensivo della cornice esprime la visione del mondo dell’Artista fornendo una rappresentazione del rapporto tra la vita materiale raffigurata nell’immagine e quella immateriale implicita alla rarefazione del concreto fino all’incorporeità totale propria del cielo raffigurata nella cornice. In altri termini: nelle forme che si espandono nelle cornici perdendo la riconoscibilità intrinseca alla loro immagine è espressa una dinamica di evanescenza nell’impalpabile, ciò che nel contesto dà simbolicamente alla vita la dimensione spirituale, religiosa in senso più specificamente mistico vista la prospettiva cosmica. Chiarendo ancora: l’esistenza non finisce per Malavolta all’interno del rilievo sebbene perda nella cornice la sua identità materiale e individuale in un surrealismo simbolico, ma si continua nel cielo fondendosi con esso e acquisendo in tal senso valore di spiritualità. Così l’esistenza ha nella Dilogia come finalità al termine della materialità dei corpi una spiritualizzazione sul piano mistico, il tutto in uno stile surrealistico.

Dopo il cenno alla visione generale dell’esistere in Pietro Malavolta espressa soprattutto relativamente al rapporto contenuto-cornice nella Dilogia, passiamo al soggetto equino-umano che si ispira all’interpretazione relativa al celebre racconto kafkiano Der plötzliche Spaziergang come è interpretato in vari studi e precipuamente nel saggio Il cavallo nero o l’altra metamorfosi di Franz Kafka (Mascialino 2011: Cleup Editrice Università di Padova), in cui è stata individuata esclusivamente sul piano dell’esegesi linguistica una straordinaria metamorfosi in cavallo nero mai identificata prima in più di un secolo di critica nazionale e internazionale, esegesi linguistica che si richiama teoricamente al principio base intrinseco all’Umanesimo Italiano e ripreso con il ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ (Mascialino 2011 e segg.) come necessità di indagare il significato che l’arte ha in sé oggettivamente, al di là di libere quanto inutili interpretazioni non consone al livello di una ricerca del significato. Dall’esegesi contenuta nel saggio Pietro Malavolta ha derivato due interpretazioni scultoree diverse, assolutamente originali come secondo la sua acuta sensibilità artistica espressa con formidabile abilità tecnica e visione del mondo, ciò che ne ha fatto due capolavori nell’arte del bassorilievo.

In questa analisi di tali sculture malavoltiane vengono forniti inevitabilmente brevi rimandi alla metamorfosi kafkiana in cavallo nero onde evidenziare sia le differenze fra le visioni del mondo dei due artisti, sia il fondamento concettuale condiviso da essi ciascuno nel proprio filone culturale e artistico, il quale a sua volta si inserisce, come anticipato, nella scia del surrealismo sulla base di una figurazione realistica che nei due artisti non abbandona gli schemi realistici che solo vengono trattati liberamente, appunto come in immagini oniriche, ma sempre in modo ancora riconoscibile rispetto al reale cui si riferiscono: un surrealismo letterario in Kafka, appartenente direttamente all’ambito visivo in Malavolta.

Vediamo preliminarmente dunque alcune coordinate dell’ideazione kafkiana. In Kafka il cavallo è un nerissimo morello che sorge nella tenebra della notte quale trasformazione del protagonista umano, proiezione di Kafka, da profondità sotterranee altrettanto tenebrose, cavallo nero simbolo principe dell’inconscio più creativo, con tonalità anche erotica. Questo secondo la personalità di Kafka che nel racconto, sul filo di una serie cospicua di periodi ipotetici riferiti al suo desiderio e all’emersione di una sua potente autoconsapevolezza, lascia la casa e la famiglia per un’improvvisa passeggiata notturna, e in questa si proietta e trasforma in piena libertà da qualsiasi obbligo e costrizione borghese e familiare nel poderoso e magico animale della sua fantasia.

Diversamente, la testa di Cavallo scolpita da Malavolta abbandona la tenebrosità e offre un magnifico sauro dall’intensa cromia propria dell’oro rosso e con fitti bagliori dell’oro fino nella sua criniera, sauro che sorge da uno sfondo fatto di velatura di nebbie a chiaroscuri movimentati dalla dinamica dell’animale, come mostrano la criniera non statica e la forma ramata in diagonale evocante la spazialità di arti surrealisticamente staccati dal corpo equino e posti in slancio ed elevazione. Nebbie che sfumano l’oscurità che si intuisce alle loro spalle come origine inconscia della creatività artistica, un po’ come a simboleggiare il viaggio creativo dall’inconscio più profondo e in definito nella formazione del messaggio. Lo scultore Malavolta ha colto in pieno la speciale preziosità del simbolico morello kafkiano, trasferendola originalmente nel suo mondo interiore e così modificandone l’apparenza e in parte conseguentemente la sostanza in dettagli rilevanti. Anche il bassorilievo malavoltiano presenta l’ispirazione come qualcosa che porti traccia del mondo oscuro, dal quale possono emergere i tesori dell’arte, tuttavia l’uomo, in questa prima parte della Dilogia, non si trasforma in cavallo, come andiamo a vedere. Il sinistro e lo spaventoso presenti nel morello kafkiano appaiono, sebbene in una forma meno direttamente impattante e più in secondo piano, anche nell’opera di Malavolta. Parallelamente alla testa equina, che ha perso il collegamento con la tenebra kafkiana, alla sua destra e unita strettamente ad essa sta inserita una testa umana, un profilo umano privo di qualsiasi tratto della vita corporea, concreta, quasi un fantasma con orbite vuote e qui sta il tratto del tutto inquietante, più ancora della tenebrosità kafkiana. Tale volto dai tratti fatti di chiaroscuri tra il grigiastro e il grigio scuro, è assicurato strettamente al cavallo con un legamento rosaceo all’apparenza solido, così che i due volti per così dire appaiono come le due facce della creatività artistica unite, ma non fuse: una preziosa testa cavallina e un volto umano sofferente, legate assieme, ma non trasformate una nell’altra. Il volto umano, dall’espressione parzialmente alterata, guarda dall’altra parte quasi intimorito dalla presenza animalesca con cui stenta a identificarsi, ma il legame tra le due effigi, rosaceo e beneaugurante anche se coercitivo, mostra come l’unione sia cosa inevitabile per quanto inquietante per l’uomo. In quest’opera di Malavolta non vi è dunque la fusione di uomo e cavallo di cui consta la figura immaginaria di Kafka relativa a sé quale artista – il morello-Kafka si erge in tutta la sua più vera e imponente statura, ci dice il suo autore. In Malavolta viene data un’immagine doppia dei due aspetti della creatività non fusi insieme – che guardino in direzioni opposte sottolinea come non vi sia al momento la fusione uomo-cavallo e come l’uomo non voglia accettare tale istintualità animale. Qui, accanto all’aurea testa equina simboleggiante la preziosità della creatività, Malavolta tratteggia la fase propriamente oscura e profonda della creatività nel profilo umano, che esprime sofferenza e rifiuto dell’aspetto più estetico se questo debba avere fattezze animali per quanto necessarie. Anche la cornice si inserisce in questa elaborazione portando sia in alto che in basso, ovunque attorno all’immagine la presenza del cielo più sereno, dell’infinito, simbolo tradizionale del trascendente, dello spirituale che sta oltre la vicenda materiale, infinito in cui i contrasti si sfumano e svaniscono componendosi nel più definitivo equilibrio, in una pace eterna e immutabile. In tale luogo si tratta non più della vita chiusa all’interno dell’opera, ma di ciò che sta fuori di essa e cui tende l’esistere, di ciò che funge da protezione rassicurante come espresso nell’azzurro dei cieli. I due ambiti, esistenziale e trascendente, sono separati, ma li collega la rarefazione della vita stessa quale, in un ossimoro, forma informale della trasformazione finale, di una ulteriore metamorfosi che nella visione di Pietro Malavolta assume, come accennato, la connotazione mistica, religiosa. Luce del trascendente che supera qualsiasi animalità istintuale e creativa in Malavolta e che manca completamente nella metamorfosi kafkiana che si risolve nella più completa – e terrena – per quanto significativa tenebrosità dell’inconscio più profondo.

Per concludere questa analisi della prima opera della possente Dilogia troviamo due magnifiche interpretazioni di un diverso cavallo simboleggiante la creatività dell’arte: potente quello kafkiano fatto di tenebra e rappresentante un solipsismo o individualismo radicale dell’artista; preziosamente estetico quello malavoltiano sfociante in un equilibrante ritorno al trascendente da cui pare avere origine la vita con tutti suoi pregi, le sue qualità positive o negative che siano, la creatività artistica stessa, un trascendente dove non vi è più traccia di animalità qualsiasi connotante la vita dell’uomo.

Dopo aver analizzato lo stiacciato Cavallo di cui sopra, il significato del secondo stiacciato L’altra metamorfosi componente la Dilogia Kafkiana di Pietro Malavolta risulta più agevole alla comprensione – non dimentichiamo che si tratta di due opere artistiche complesse non solo come tecnica scultorea, ma anche come semantica data la condivisione della base kafkiana e l’elaborazione personale malavoltiana.

Malavolta trae ispirazione, come già accennato, dal saggio citato più sopra, derivandone una propria interpretazione profonda, molto diversa dalla metamorfosi kafkiana cui allude nel titolo – non per niente si tratta appunto di un’altra o dell’altra metamorfosi. In quest’opera grandiosa l’Artista realizza la trasformazione dell’uomo in cavallo creativo, dapprima rifuggita per il possibile, ponendo al contrario qui in primo e unico piano il momento in cui avviene la metamorfosi, del tutto spaventosa in sé, relativa al connubio uomo-animale, in senso simbolico uomo-creatività artistica, mentre è scomparsa ogni preziosità del magnifico Cavallo. Nella fattispecie, è presente solo lo sgomento e anche l’orrore di tale metamorfosi dell’uomo in un animale che non ha nulla della maestosità, per quanto sinistra, del cavallo kafkiano, né la bellezza del precedente aureo sauro malavoltiano. Il risultato, come emerge dall’immagine, è un volto umano in preda all’orrore e un muto grido, per così dire espressionisticamente raffigurato, per il proprio cambiamento di stato che si sta verificando ed è un cavallo il cui muso, assottigliato fino quasi a essere irriconoscibile come tale, è rivolto all’indietro per vedere che cosa stia accadendo del suo corpo e volto non più umani. Qui la creatività, pur protagonista come nel cavallo nero di Kafka e nella prima parte della Dilogia, è considerata mentre si fa e nel suo lato di sorpresa e di stupore, anche di acuta angoscia – già anticipata nell’inquietante volto umano presente in Cavallo –, come se la trasformazione dell’uomo in cavallo creativo avvenisse senza un consapevole benestare, senza una consapevole regia, quasi la creatività avesse preso – e prenda – la mano all’uomo come si dice, ossia come se questo fosse stato assalito e destabilizzato da un tale emergere cui comunque in qualità di artista non si sia potuto né si possa sottrarre – vedi solido legame rosaceo che tiene uomo e cavallo indissolubilmente uniti già in Cavallo. Ribadendo, in quest’opera viene espressa in pieno la fase angosciante della creatività, il lato che sta nel profondo di ogni artista, secondo Malavolta il lato oscuro intrinseco alla creatività vera e propria: cavallo e uomo mescolati insieme in spaventosa e orrida fusione nel tormento e nel travaglio della creazione. Esteticamente prevalgono le tonalità cromatiche del verdastro e del bruno, del ramato, come in una astratta decomposizione della sbalorditiva metamorfosi in questione per come è raffigurata nello stiacciato. La presenza della cornice quale ripresa della visione del mondo dell’Artista mostra toni diversi da quella nel precedente bassorilievo: in alto dominano sempre le cromie dell’azzurro di un cielo infinito, ma la trasformazione che avviene nell’inconscio più creativo dà lateralmente molti dei suoi toni che si mostrano come turbini che si dirigono verso l’alto sfiorando – se così di può definire metaforicamente –  il luogo della trascendenza, anche un sole che condivide lo stesso colore dei turbini tormentosi che si elevano fino al cielo infinito per trovarvi pace. Una creatività che, nell’istintualità tanto speciale, sfiora e sfuma il divino stesso. Questo, tanto grande era in Pietro Malavolta il suo riconoscimento della preziosità dell’arte, dono del divino all’uomo, ciò nella sua visione del mondo di taglio mistico. Non si tratta di un’arte, quella cui allude Malavolta nella sua opera, dovuta a un’impostazione allegorica, progettata arbitrariamente e artificiosamente a tavolino secondo schemi razionali predeterminati, non ché per questo priva di ogni fase angosciante, ma di un’arte che esprime simboli in parte sconosciuti anche all’artista nella loro oggettiva semantica come lo sono i significati che si creano nel profondo, plurivalenti e misteriosi secondo la loro natura preminentemente inconscia.

L’arte dunque come metamorfosi prodotta dalla più intensa creatività umana raffigurata sia nel cavallo tenebroso e potente di Franz Kafka che coinvolge tutto l’uomo rivelandone la più vera e alta natura di artista, sia nel preziosissimo cavallo aureo e nell’affanno dell’emergere nella complessa e possente Dilogia Kafkiana: Cavallo – L’altra metamorfosi dello scultore Pietro Malavolta, Dilogia che trova coerente composizione nelle diverse gradazioni cromatiche del trascendente, come evidenziato molto significativamente  anche dalla diversa tecnica con cui è stata compiuta l’opera: più vicino all’afferrabile concreto per sua natura il bassorilievo,  inafferrabile la pittura nella semanticamente molto speciale cornice.

Così termina l’analisi della straordinaria, artistica metamorfosi malavoltiana, capace di evidenziare creativamente con il solo mezzo dell’immagine un’intera e più che mai complessa visione del mondo.

 

                                                                                                                       Rita Mascialino

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VINCITORI

‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’

XVI Edizione 2023

per il DISEGNO ARTISTICO

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® per il DISEGNO ARTISTICO

PRIMO PREMIO

-A VINCENZO PIAZZA (Catania CT-I) è stato conferito il PRIMO PREMIO al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVI  Edizione 2023 per il  DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mascialino, R., Vincenzo Piazza: Treehouse. Tecnica: Grafite e acquarello su cartone Schoeller: Primo Premio al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVI Ed. 2023: Recensione.

 “Il Disegno Artistico Treehouse di Vincenzo Piazza è realizzato con raffinata abilità tecnica a grafite e acquarello su cartone Schoeller. Rappresenta non una casa sull’albero, bensì una casa albero come da una possibile traduzione del termine Treehouse, Casa Albero, un albero esso stesso casa. Tale casa, dunque non sull’albero o dentro l’albero, ma albero, è dotata di finestra a vetri illuminata al suo  interno da luce calda e in basso di porta lignea aperta in luogo del tronco, dalla quale esce senza ostacoli frammezzo un fascio di luce bianchissima promanante dal fulcro dell’albero irradiante la medesima luce bianca, più filtrata, anche dalla parte esterna della chioma arborea, finestra e porta che rendono la casa albero nelle strutture di superficie originale e concreta abitazione esteticamente suggestiva nella natura. Un albero tuttavia, la cui forma sferica, proprio tenendo conto del contesto del cielo trapunto di stelle, si trasforma in uno speciale astro fatto di verde natura e di frutti appesi alle fronde, l’aspetto dei quali si rivela uguale a quello degli astri di cui è fitta la volta del cielo notturno. La stretta unione  dello speciale albero al cosmo viene sottolineata in aggiunta dai simbolici riflessi verdi che, facendosi circolari non nella spazialità di un orizzonte convesso che segua la linea terrestre, si uniscano spazialmente in una prospettiva concava a un Universo percepito come sferico. La casa albero o microcosmo della vita è anche spazio che accoglie in sé ulteriori microcosmi quali umane monadi solitarie nel solitario macrocosmo. In questa prospettiva, da cui può oggettivamente essere vista nel profondo la casa albero, è particolarmente significativo il duplice tipo di luce. Restando nell’ambito della semantica intrinseca allo scenario cosmico, la luce bianca che dal nucleo irradia all’esterno evoca la presenza della luce fredda di quelle stelle nane che – in tempi cosmici – stiano raffreddandosi, luce che è segno di metaforico spegnimento o cosiddetta morte futura dell’astro, una morte non ancora subentrata, ma che si stia avvicinando seppure a passi molto lenti. La luce dorata dietro la finestra parla invece di vita umana, una luce che pare proteggersi per il possibile dalla luce bianca – la finestra è chiusa anche se impotente a trattenere l’inesorabile fuoriuscita della luce bianca, che al di là della primissima e gradevolissima percezione di bellezza si rivela sinistra nei suoi agganci al cosmo. La luce dorata nella casa albero simboleggia, nel contesto, un umano e precario esistere che non voglia cessare di essere e si protegga chiudendo la finestra per non lasciare uscire la luce della vita – mentre non è in grado di chiudere la porta da cui esce a fascio la luce bianca come immagine di un futuro fantasma. L’albero metaforico della vita, tale secondo antichi miti, è dunque destinato anch’esso a subire il ciclo stellare, per quanto appare da quest’opera di Vincenzo Piazza.

Un Disegno Artistico dalla complessa semantica come nell’ottica testé descritta secondo le coordinate spaziali consce e inconsce in esso rinvenute, che mostrano i sentimenti umani più intimi e lieti delle piccole grandi cose che il metaforico focolare serba gelosamente. Treehouse, un’opera meravigliosa che si estende su vari livelli semantici, da quelli di superficie a quelli man mano più profondi e ampi in un’intera Weltanschauung fatta di immagini cui la sapiente e finissima arte di Vincenzo Piazza ha dato vita.”

                                                                                                                           Rita Mascialino

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® per il DISEGNO ARTISTICO

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

-A LORENZO JOONG-KEE CAVERNI (Seul Corea del Sud) è stato conferito il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVI  Edizione 2023 per il  DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mascialino, R., Lorenzo Joong-Kee Caverni: ‘Fondo del mare’. Tecnica a inchiostro di china nera, pastello matita. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVI Ed. 2023: Recensione.

“Il Disegno Artistico di Lorenzo Joong-Kee Caverni dal titolo Fondo del mare è realizzato con inchiostro di china nera e pastello matita, utilizzati magistralmente così da non mostrare la minima indecisione. Il tratto preciso e netto suscita l’impressione della calma e dell’ordine in piena sintonia con le ondine del mare disegnate anch’esse molto precisamente, tanto da sembrare ferme, in ogni caso non in burrasca. Il pesce più grosso si avvicina a tre pesciolini più piccoli, ma senza intenzione di divorarli a quanto sembra, cattiva intenzione che, se esistente, i pesciolini avrebbero intuito fuggendo il nemico, ciò che non è. Inoltre le fauci chiuse e quasi atteggiate in un sorriso suggeriscono un incontro di pace e i tre pesciolini come altri animaletti marini non mostrano alcun timore per la sua presenza e anzi gli sono lietamente attorno. In aggiunta i graziosi pesciolini visti da una diversa prospettiva sembrano formare un unico essere femminile o più esseri femminili o non adulti, che non temono il maschile e hanno un buon rapporto con esso. Insieme ad essi stanno le stelle marine come romantici testimoni di un cielo marino di pace e amore.  Sul piano metaforico: in profondità, sul fondo oltre il quale non si può scendere, i contrasti si appianano in base alla maggiore comprensione delle cose che subentra e allora può regnare l’armonia più perfetta, l’amicizia – è in superficie che i contrasti si accendono per incomprensione appunto, ciò che la discesa nel profondo evita portando essa non di rado alla saggezza.”

                                                                                                                             Rita Mascialino

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® per il DISEGNO ARTISTICO

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

-A ANGELA FESTA (Matera MT-I) è stato conferito il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVI  Edizione 2023 per il  DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

Mascialino, R., Angela Festa: ‘Donna’. Tecnica: Grafite e pastelli su carta: Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVI Ed. 2023: Recensione.

Il Disegno Artistico Donna di Angela Festa è realizzato con tecnica a grafite e pastelli. Si tratta di una figura di donna che non segue i consueti canoni imposti culturalmente dalla società attuale a proposito della bellezza femminile: non è filiforme, ma non è neanche una super maggiorata, né, soprattutto, è donna dall’aspetto sguaiato. I capelli, rossi e molto appariscenti, ne simboleggiano la creatività e il suo eros femminile, l’abito è confezionato in un tessuto a fiori sullo sfondo azzurro che introduce un’atmosfera di dolcezza e di letizia di un prato fiorito e di un cielo sereno, simboli  che esprimono a loro volta un amore erotico sì, ma senza incubi di nessun genere. I corti calzoncini potrebbero essere segno di disponibilità all’approccio sessuale – la messa in mostra quasi per intero delle gambe lo suggerirebbe e il braccio destro posizionato sul fianco come per mostrare il corpo e l’abito quasi in una ostentazione o in una sfilata di moda –, ma la postura estremamente pudica, come alluso dagli arti che si chiudono completamente stretti, senza alcun a apertura, allontana il tipo di segnale citato e non si addice propriamente neppure a una mostra di sé come in una esibizione, ma comunica gentilezza di sentimenti pur intensi. Certo la parte del corpo relativa a fianchi e a ventre è enfatizzata, prende molto più spazio del piccolo e, in confronto, verginale busto vestito di celeste o di spiritualità sul piano simbolico delle cromie, ma, nel contesto testé accennato, tale parte viene posta in evidenza non come zona destinata in primis a un eros che ispiri magari comportamenti di brutale sessualità, bensì come zona deputata a una gioiosa e generosa accoglienza della vita. Ecco ciò che offre questa donna a prescindere da ogni facile quanto superficiale fraintendimento del suo aspetto come può essere solo nella proiezione delle intenzioni altrui, nel caso maschili: amore femminile nel senso più bello e più completo, comprensivo di affetti e sentimenti, anche nel senso più tenero del termine – la donna mostra le forme del proprio corpo senza voler essere una elegantissima modella pelle e ossa e mostra un nastrino quasi da bambina a ornamento carino dei capelli e a contrassegno del candore della sua anima –, un amore in cui l’estetica dell’aspetto va a evidenziare i sentimenti della vita nella gioia, come è connotazione significativa della visione profonda del mondo della donna, di questa donna ed esclude qualsiasi provocazione della più brutale sessualità nella fattispecie maschile.

Un Disegno Artistico, quello di Angela Festa, che in una sola immagine della Donna sintetizza il nucleo centrale del mondo  femminile, finalizzato a realizzare la più bella e lieta, nonché  libera fioritura della vita a livello psicofisico.”

                                                                                                                        Rita Mascialino

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Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’ | Udine UD

PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® per il DISEGNO ARTISTICO

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

-A  ANTONIA GIUSEPPINA NICOLETTA GALLO (Triggiano BA-I) stato conferito il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVI  Edizione 2023 per il  DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mascialino, R., (2023) Antonia Giuseppina Nicoletta Gallo: ‘…diventerò un principe…’. Tecnica mista su carta: Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVI Ed. 2023: Recensione.

Il Disegno Artistico di Antonia Nicoletta Giuseppina Gallo ‘… diventerò un principe’ è realizzato in tecnica mista, i colori sono nelle tonalità tonalità del nero, del rosso, del giallo paglierino, dell’aranciato appena accennati, spesso quasi solo a livello di sfumature, inoltre del verde intenso. Il bambino è un essere umano bionico fatto con parti viventi e parti tecnologiche, un cyborg con trapianti sintetici su carne ed ossa. I colori dello sfondo danno l’impressione di un’illuminazione fredda, in nessun modo naturale, non del sole, né di un caldo interno umano. La testa del bimbo mostra innesti tecnologici, quasi sia stata parzialmente sostituita la calotta ossea con apparecchiature metalliche, programmate elettronicamente. L’unica componente interamente naturale dell’immagine pare essere il ranocchio verde prato che sta nella mano del bimbo che lo osserva razionalmente interessato, bimbo che, sottolineando ancora, è un essere del futuro, trasformato in semi robot, che ha abbandonato lo stato integralmente umano e vaglia l’animale con le sue dita artificiali, che paiono non del tutto vive nel senso normale del termine. Il cyborg, come dalla espressione del suo volto, non sa che cosa fare propriamente di un essere che non è misto di carne e tecnologia come al contrario egli stesso è. In questo contesto è molto interessante la mano bionica con le dita scheletriche, una mano della morte come potrebbe essere in una tradizionale fantasia degli umani. Il bimbo utilizza la propria mano metallica senza accorgersi della sinistra somiglianza – metaforica – tra il bionico e la morte stessa, la morte dell’umano fatto di cuore e sangue il quale, nel disegno di Antonia Gallo, sembra vada gradualmente scomparendo. Altrettanto interessante è il ranocchio vivo, verde come la natura vivente, privo di parti tecnologiche, scampato al pericolo di perdere i suoi sogni di trasformazione in una umanità sempre più alta, più nobile, dall’animalità all’umanità più nobile. Particolarmente simboliche sono le zampine del ranocchio che assomigliano a matite colorate, come se la trasformazione ambita dal ranocchio in uomo sempre più perfetto potesse essere attuata grazie all’arte, un’arte viva, non bionica. Lui, il ranocchio, potrà trasformarsi e diventare un principe capace di creare arte, non così il bimbo bionico. In altri termini: il ranocchio offre la sua immaginazione per l’uomo artistico che nessuna intelligenza artificiale dal corto passato rispetto alle immense potenzialità dell’umano cervello potrà mai sostituire né tantomeno superare, questo è il suggerimento del fiabesco ranocchio vivente nella bella interpretazione attualizzata e innovativa della fiaba Der Froschkönig dei Fratelli Grimm nella nuova forma creata da Antonia Giuseppina Nicoletta Gallo nel suo Disegno Artistico … diventerò un principe…”.

                                                                                                                           Rita Mascialino

 

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PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® per il DISEGNO ARTISTICO

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

-A NORMA GIUMELLI (Traona SO-I) è stato conferito il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVI  Edizione 2023 per il  DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mascialino, R., Norma Giumelli: ‘Ricordi d’infanzia’. Tecnica: Carboncino su carta e reticolo su parte della vegetazione. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVI Ed. 2023: Recensione.

“Il Disegno Artistico di Norma Giumelli dal titolo Ricordi d’infanzia è realizzato a carboncino variamente sfumato su carta. Apparentemente non si tratta di un cavallo adulto, ma di un cavallino. giovane. Tale molto simbolico cavallo ha il manto scuro e la criniera chiara, bionda e molto simile ad una capigliatura femminile, mentre la coda si confonde con la rigogliosa e fitta vegetazione e assume anch’essa qualche rimando a una chioma femminile. Da queste possibili associazioni al femminile deriva anche il titolo del Disegno che si riferisce sia all’infanzia della Giumelli, sia all’infanzia del cavallo, quando entrambi correvano e giocavano liberi, lieti e forti nella natura rigogliosa. Dall’immagine si evince più profondamente in aggiunta che il cavallino potrebbe tuttavia essere anche un pony, ossia non un cavallo in crescita, ma destinato a conservare una stazza piccola, tale da richiamare l’immagine di un’eterna infanzia, come se l’infanzia, per l’Autrice proiettata nel cavallino, fosse stagione esistenziale che dovesse rimanere tale per sempre, per tutta la vita, e non solo nei ricordi che parlano di tempi ormai trascorsi per sempre. In questa prospettiva la protagonista dei ricordi infantili vorrebbe essersi potuta fermare a quell’età dove essa era felice come poi, verosimilmente, non sarebbe più stata nella stessa misura nella sua età adulta.

L’infanzia come età dorata perché piena di vitalità, energia e spensieratezza, un’età cui Norma Giumelli guarda con profonda nostalgia nel suo Disegno Artistico Ricordi d’infanzia.”

                                                                                                                                 Rita Mascialino

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PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® per il DISEGNO ARTISTICO

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA 

-A MARIO MANFIO  (Trieste TS-I) è stato conferito il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVI  Edizione 2023 per il  DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mascialino, R., (2023) Mario Manfio: ‘Santa Croce (TS)’. Tecnica: Penna a feltro Flo-Master su carta. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVI Ed. 2023: Recensione.

“Il Disegno Artistico di Mario Manfio dal titolo Santa Croce (TS) è realizzato con la famosa penna a feltro Flo-Master, con la quale l’Artista ha potuto conferire al meglio all’opera il tratto leggero e quasi evanescente dovuto alla speciale punta abilmente utilizzata. Mario Manfio ritrae qui un casolare nella sua semplicità poeticamente crepuscolare, riferibile a uno stile di vita ritirato, non chiassoso, perfettamente inseritonlla quiete e serenità di un paesaggio campestre, a portata d’uomo, dell’umanità forse ormai in parte già appartenente al passato, comunque in via di trasformazione verso una diversa e più tecnologica abitabilità. In questa immagine manca la figura esplicita e concreta dell’uomo che si può conoscere tuttavia implicitamente attraverso la casa stessa che parla della personalità dei suoi abitanti. Non ci sono finestre, un contrassegno di molta umanità campestre di una volta, quasi la casa protegga dagli elementi, dal freddo, dal rumore dei centri urbani più affollati. I camini in evidenza alludono a stufe a legna, quasi ormai un ricordo, un bel ricordo di ciò che, verosimilmente, fa quasi già parte delle antichità o ne farà presto parte, spazzato via dal passo con i tempi che pretendono altro. Manfio già ha espresso in numerosi ulteriori disegni la precarietà delle costruzioni umane che paiono ormai appartenere a un passato che diviene sempre più lontano e pare essere sul punto di scomparire come ad esempio nel disegno Trieste – Fontana di P.zza Ponterosso (“El Giovanin”), fontana che, pur di pesante pietra, sembra essere trasportata via dal vento, leggera e caduca come una foglia. Un Artista, Mario Manfio, che ha un suo rilevante Leitmotiv, tra gli altri, nel fermare nostalgicamente in molte sue opere d’arte, scorci del passato dell’esistenza umana interpretato attraverso i luoghi, soprattutto della Venezia Giulia, che, inevitabilmente, mutano nel tempo portandosi via anche l’umanità che li aveva fatti vivere perché fossero immutabili in una sperata eternità.

Così si inserisce in quest’ottica profonda e importante di memoria rappresentata da Mario Manfio il Disegno Artistico Santa Croce (TS).”

                                                                                                                             Rita Mascialino

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PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® per il DISEGNO ARTISTICO

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

-A  MICHELE L. D. (pseudonimo) (Velletri RM-I) è stato conferito il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVI  Edizione 2023 per il  DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mascialino, R., (2023) Michele L. D. (pseudonimo): ‘Le Mat’. Tecnica: Matita, pastelli su carta. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVI Ed. 2023:: Recensione.

“Il Disegno Artistico di Michele L. D. (pseudonimo) dal titolo Le Mat è realizzato a matita e pastelli su carta. Presenta alcune varianti significative dell’Arcano Maggiore dei Tarocchi, le Carte utilizzate per predire il futuro. Un breve quanto necessario rimando al significato di detta Carta: il Matto dei Tarocchi è un vagabondo che vive per molti aspetti fuori dalla società e rappresenta soprattutto la spinta verso la libertà da obblighi e legami, inoltre verso nuovi inizi ed è un simbolo principe di anticonformismo ad oltranza, fino ad essere ritenuto folle, da cui il nome stesso. Queste caratteristiche sono tutte presenti anche nel Disegno di Michele L. D., ma appunto con innovazioni interessanti. Il bastone del viandante ad esempio è diventato un bastone munito di straccio per pulire l’immondizia a terra, nel mondo, dato che lo scenario su cui si muove il Matto non è una particolare regione o zona, ma appunto tutto il globo, come si evince dalla collocazione di questa figura che sovrasta prati e colline come fosse la Terra intera il suo campo d’azione. Chi pulisce il mondo dall’implicita sozzura, è dunque questo speciale Matto, sozzura intesa metaforicamente come insieme dei pregiudizi sparsi ovunque nella civiltà degli umani c he arranca a fatica verso una più libera mentalità pur rispettosa di tutti. Proseguendo, accanto all’anticonformismo con cui il misterioso Matto di Michele L. D. fa piazza pulita dei pregiudizi, c’è un’altra presenza, un altro bastone fissato al suolo che funge da appoggio a una struttura che nella parte superiore mostra una fiamma portatrice di animali aggressivi e mostruosi. Nel significato spaziale dell’immagine, questo Matto lascia sì alle spalle tali esseri spaventosi, che tuttavia, radicati nel terreno come dal fissaggio del bastone, possono tuttavia ritornare e ancora nuocere. Il Matto libera il suolo su cui cammina, ossia spazza via quanto di essi può rimanere, ma la minaccia rappresentata dai pregiudizi nel ruolo di mostri, pur se tenuta a bada dal vagabondo che ne è libero per sua natura, incombe sempre nel mondo che, appena liberato da essi, li rivede spuntare alle spalle. Una ulteriore differenza fondamentale dall’Arcano dei Tarocchi: il sole splende sul viaggio dell’Arcano che è figura assolutamente solare, diurna e parallelamente lieta e anche scherzosa, mentre il viaggio del Matto in questo simbolicamente profondo Disegno di Michele L. D. è figura notturna, come dalle stelle accese nel suo cielo, dunque figura non solare e non propriamente lieta. Centrale al suo volto è il grande occhio dall’espressione sinistra capace di vedere la realtà del mondo concreto, ma anche capace di essere in contatto con la più misteriosa e oscura realtà inconscia, come l’occhio di un potente mago. Ricapitolando: questo Matto, figura notturna, si muove dunque a suo agio nel mondo inconscio e come tale poco conosciuto all’umanità in generale, pieno di rischi – vedi i mostri –, come a evidenziare che l’opera di cancellazione dei pregiudizi non è fatta una volta per tutte, bensì ha bisogno di una costante attenzione per non lasciarsene sorprendere. Figura misteriosa e molto interessante, capace di ripulire il mondo dai pregiudizi e dalle ingiustizie a questi conseguenti e consapevole a livello profondo del pericolo onnipresente di ritorno del negativo. Questo ha effigiato Michele L. D nel suo Disegno Artistico Le Mat.”

                                                                                                                       Rita Mascialino

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PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® per il DISEGNO ARTISTICO

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

-A  PAOLA EVANGELISTA SILANO (Villanova del Battista AV-I) è stato conferito il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’  XVI Edizione 2023 per il  DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mascialino, R., (2023) Paola Evangelista Silano: ‘Alberi’. Tecnica: Pennarello nero a punta sottile su carta. Premio Speciale della Giuria al ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVI Ed. 2023: Recensione.

“Il Disegno Artistico di Paola Evangelista Silano dal titolo Alberi è realizzato con pennarello nero a punta sottile su carta. Il tratto è molto delicato e nel contempo netto e preciso, senza incertezze, privo di qualsiasi sfumatura. La presenza arborea così disegnata evoca un mondo cristallizzato, immutabile, incorruttibile o che si desidera tale. Il prezioso ricamo, tessuto dalla natura tra la fine dell’inverno e qualche timido indizio di preparazione alla primavera, mostra inevitabili segni di vita in movimento, in cambiamento, ossia piccole gemme in uscita dai rami che testimoniano la rinascita nei cicli naturali di vita e di conseguente morte, nulla di incorruttibile e immutabile dunque. Un paesaggio campestre, schermato dalle strutture arboree, si intravede o si intuisce in lontananza, mentre a valle, separate dagli alberi e dalla campagna, si scorgono casette per così dire protette dal metaforico abbraccio dell’albero identificabile nei più grandi rami aperti lateralmente che non solo sostengono quelli che si alzano su di essi, bensì paiono accogliere il paesaggio umano annunciandogli la rinascita a nuova vita e il proprio perdurare immutati. Domina nel Disegno la più quieta staticità, a significare una visione dell’esistere dai ritmi lenti, tranquilli, capaci di dare sicurezza agli umani, come quelli che verosimilmente sono amati dall’Artista. Alberi, un Disegno Artistico di Paola E. Silano che offre un auspicio di sintonia tra la natura che sta per rivivere con le sue leggi cicliche e l’umanità che, pur esclusa da rinascite cicliche, vive tali cicli nella tranquillizzante immutabilità di una natura in tal senso amica.”

                                                                                                                        Rita Mascialino

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PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® per il DISEGNO ARTISTICO

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

-A  MARIA IRENE VAIRO (Salerno SA-I) è stato conferito il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XVI  Edizione 2023 per il  DISEGNO ARTISTICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mascialino, R., (2023) Maria Irene Vairo: ‘Veduta Peschici’. Tecnica: Penna nera su carta. ‘Premio Franz Kafka Italia ®’ per il Disegno Artistico XVI Ed. 2023: Premio Speciale della Giuria: Recensione.

“Il Disegno Artistico di Maria Irene Vairo dal titolo Veduta Peschici è realizzato con penna nera su carta. Tale veduta si presenta raffigurata in una interiorizzazione che ha come centro propulsore la movimentazione del paesaggio di case inerpicate sulla collina le quali perdono la loro pesantezza, solidità e staticità divenendo puro schema dinamico della percezione, prospettico e geometrico in senso cinetico dell’Artista. La veduta perde ogni staticità nella mente della Vario e si muove in base agli sguardi che la vanno a comporre in nuove coordinate, capaci di scomporne la quiete, la comunque obbligata immobilità della materia. Il paesaggio originato in seno alla personalità della Vairo parla di un desiderio di leggerezza e dinamizzazione dell’ambiente in cui si svolge l’esistenza, quindi dell’esistenza stessa. Tale movimento che ha trasformato la Veduta di Peschici in un mondo animato rende meno precisi i tratti identitari del paesaggio in questione, meno statici e pesanti, dando loro l’impalpabilità dei mondi psichici, dove l’Uomo – nella fattispecie l’Artista – si può muovere senza ostacoli, in totale libertà, ciò che non è possibile o è faticoso nel reale concreto.

Così nel Disegno Artistico Veduta di Peschici di Maria Irene Vairo.”

                                                                                                                                 Rita Mascialino

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Al termine di questa Rassegna 2023 XVI Ed., il mio riconoscente saluto va a tutti i Partecipanti, Vincitori e non, che hanno onorato il Premio Franz Kafka Italia ® offrendo la loro pregiata attività culturale e scientifica e le loro opere al festeggiamento di FRANZ KAFKA come scrittore e come uomo, come persona, ed esprimo loro il mio più sentito ringraziamento!

                                                                                                       Rita Mascialino

 

 

Fotografia 22 settembre 2022

 

‘Studio Fotografico Valentina Venier’

Via Grazzano 38 – 33100 Udine UD

Cell. 345 346 3650

 

 

 

 

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